La polizia vaglia le ipotesi dal terrorismo al gesto di un folle di Piero Cerati

La polizia vaglia le ipotesi dal terrorismo al gesto di un folle I primi elementi raccolti nelle indagini La polizia vaglia le ipotesi dal terrorismo al gesto di un folle (Dai nostro inviato speciale) Bologna, 4 agosto. Un ordigno al tritolo di trequattro chili, lasciato sulla reticella portabagagli del vagone, avrebbe provocato la tragedia di San Benedetto Val di Sambro. Sarebbe stato innescato alla stazione di Firenze, dove l'Express Italicusa è giunto alle ventiquattro ed è ripartito alle zero e dieci: aveva ventitré minuti di ritardo. Ne accumulerà altri nove prima di San Benedetto. Una corsa verso la morte sul filo dei secondi: il ritardo del treno, ha scongiurato che l'attentato avesse proporzioni maggiori. I terroristi avevano calcolato che l'ordigno dovesse scoppiare sotto la galleria ai piedi del paesino sull'Appennino tosco-emiliano o, in una seconda ipotesi, se la bomba è stata messa a Roma Tiburtina, nella stazione di Bologna. Nel primo caso nessuno dei quattrocento passeggeri si sarebbe salvato. Le fiamme e il fumo non avrebbero dato loro scampo. Un dirigente centrale delle Ferrovie, del Dipartimento di Bologna, ha dichiarato: «Vi erano molti convogli sulla linea, l'Italicus ha accumulato un ritardo notevole a causa dell'abbassarsi della tensione. I terroristi non potevano prevederlo». Sotto la galleria è stata trovata la parte posteriore d'una sveglia rossa. Il diametro è di dodici centimetri, la chiavetta per la carica oraria sarebbe stata adattata a funzionare come «timer». Gli inquirenti non confermano queste indiscrezioni e dicono: {{Evitiamo di fare dichiarazioni perché sono dannose alle indagini)). II sostituto procuratore, Romano Ricciotti, che ha diretto le prime indagini, non ha escluso alcuna ipotesi, nemmeno questa: l'esplosione potrebbe essere stata provocata da un fornello a gas o dalla bombola d'un campeggiatore. {{Certo avrebbe dovuto essere molto grossa — ha aggiunto — per poter provocare un simile disastro». Secondo alcune indiscrezioni sarebbe stato sequestrato sul convoglio un fornello da campo. Tre tedeschi che viaggiavano sul vagone saltato in aria, ma nello scompartimento di seconda classe, ritornavano da un camping. Avevano pesanti zaini sulle spalle: «Nulla però che potesse lasciar pensare ad un fornello o ad una bombola», ha detto Giovanni Villa, che ha parlato a lungo con loro ed è scampato all'esplosione. (Ora è ricoverato a Castiglion de' Pepoli). Vi sono anche due episodi da raccontare. Un soldato, Giuliano Carletti, ora ricoverato all'ospedale maggiore di Bologna, sostiene che, a Firenze, vide un giovane attraversare i binari, salire sul convoglio e ridiscenderne, tenendo sempre in mano una borsa di plastica. Si tratta dell'attentatore? E' impossibile dirlo. Altro fatto misterioso. Alcuni avrebbero scorto un furgoncino Volkswagen rosso e giallo alle tre del mattino nei pressi della stazione di San Benedetto subito dopo l'esplosione, mentre il vagone s'.ava ancora bruciando. Secondo indiscrezioni, non si esclude che gli attentatori siano ritornati sul luogo del disastro per constatare di persona i danni che avevano provocato. Ma sono tutte illazioni Le indagini da questa sera sono coordinate dal procuratore capo di Bologna, Lo Cigno. Vi partecipano il capo della polizia Zanda Loy, il questore Santillo, capo dell'ufficio antiterrorismo (ha con sé Belardino e Joele, responsabili dell'antiterrorismo in Emilia Romagna, Umbria e Marche); oltre agli agenti della Mobile e del nucleo investigativo dei carabinieri, parteciperebbero alle indagini anche uomini del Sid. E' certo che gli attentatori colevano compiere un massacro: dal treno in fiamme nella galleria non sarebbe fuggito nessuno; uno scoppio alla stazione di Bologna avrebbe falciato decine di persone. Il treno «Italicus» infatti, nel i capoluogo emiliano viene diviso in tre parti: una è diretta a Brennero per Monaco (il vagone esploso, costruito in ! Germania, era destinato ap-1 punto a quella città, un'altra ì a San Candido per Vienna, la terza a Calalzo per Cortina.1 L'esplosione è avvenuta. all'1,20: è stato trovato l'orologio di un passeggero fermo a quell'ora. I feriti non sono ancora ] stati interrogati dalla polizia; si ignora se l'alpino Stefano Pistelli, di La Spezia, abbia confermato agli inquirenti la dichiarazione fatta poche ore dopo l'attentato: «Ho sentito il caratteristico odore del tritolo». Sull'esplosivo gli artificieri non rilasciano dichiarazioni ufficiali. L'incarico delle perizie è stato affidato al colonnello Ignazio Spampinato, della direzione artiglieria di Firenze. Sono state trovate scarse tracce di «polvere», troppo poche forse per risalire con certezza al tipo di ordigno usato dai terroristi. L'alpino Pistelli sembra scomparso, come anche l'appuntato Carlo Burla, che era di servizio «presenziamento treni» (doveva sorvegliare che tutto si svolgesse in modo regolare durante il passagI gio dei convogli) alla stazione ' di San Benedetto: gli inquirenti li starebbero interrogando segretamente. L'appuntato ha visto lo scoppio sventrare il quinto vagone dell'«Italicus», sessanta metri dentro la galleria, poi la motrice per forza d'inerzia (la linea elettrica aerea era stata strappata) .gli ha portato dinanzi fiamme, urla di passeggeri, distruzione e morte. «Ho visto il treno che si gonfiava», ha detto Burla. Poi gli inquirenti gli hanno imposto il silenzio. Mistero anche sulla fotografia di un agente della Polfer ripreso con due fili in mano subito dopo l'attenta- I te: si tratta di parte del congegno esplosivo trovato sotto j la galleria? Questa sera ogni ipotesi resta aperta: gesto d'un folle? Sembra poco probabile, perché l'attentato è stato preparato alla perfezione; strage politica? Ritorna alla mente I il giovane neofascista Nico AzI zi, condannato dalle assise di Genova per la mancata strage (7 aprile 1973) sul RomaTorino. Il detonatore scoppiò in anticipo mentre il convoglio transitava a Sestri Levante e ferì Azzi che si era nascosto nella toilette per preparare un ordigno al plastico micidiale. Un giovane italo-americano, che viaggiava sull'«Italicus» diretto a Monaco, ha detto stamane di aver visto poco prima dell'esplosione tre giovani chiusi nella toilette del vagone cuccette, collegato con la carrozza devastata dallo scoppio. Inoltre sulla linea Firenze-Bologna c'erano già stati tre allarmi, sempre vicino alla galleria. A Vaiano, il 21 aprile scorso, era saltato in aria un tratto di binario lungo un metro e mezzo. L'attentato era stato rivendicato da «Ordine nuovo». Piero Cerati Bologna. Rumor al lettino di Mauro Russo: la sua famiglia è distrutta (Telefoto) La polizia vaglia le ipotesi dal terrorismo al gesto di un folle I primi elementi raccolti nelle indagini La polizia vaglia le ipotesi dal terrorismo al gesto di un folle (Dai nostro inviato speciale) Bologna, 4 agosto. Un ordigno al tritolo di trequattro chili, lasciato sulla reticella portabagagli del vagone, avrebbe provocato la tragedia di San Benedetto Val di Sambro. Sarebbe stato innescato alla stazione di Firenze, dove l'Express Italicusa è giunto alle ventiquattro ed è ripartito alle zero e dieci: aveva ventitré minuti di ritardo. Ne accumulerà altri nove prima di San Benedetto. Una corsa verso la morte sul filo dei secondi: il ritardo del treno, ha scongiurato che l'attentato avesse proporzioni maggiori. I terroristi avevano calcolato che l'ordigno dovesse scoppiare sotto la galleria ai piedi del paesino sull'Appennino tosco-emiliano o, in una seconda ipotesi, se la bomba è stata messa a Roma Tiburtina, nella stazione di Bologna. Nel primo caso nessuno dei quattrocento passeggeri si sarebbe salvato. Le fiamme e il fumo non avrebbero dato loro scampo. Un dirigente centrale delle Ferrovie, del Dipartimento di Bologna, ha dichiarato: «Vi erano molti convogli sulla linea, l'Italicus ha accumulato un ritardo notevole a causa dell'abbassarsi della tensione. I terroristi non potevano prevederlo». Sotto la galleria è stata trovata la parte posteriore d'una sveglia rossa. Il diametro è di dodici centimetri, la chiavetta per la carica oraria sarebbe stata adattata a funzionare come «timer». Gli inquirenti non confermano queste indiscrezioni e dicono: {{Evitiamo di fare dichiarazioni perché sono dannose alle indagini)). II sostituto procuratore, Romano Ricciotti, che ha diretto le prime indagini, non ha escluso alcuna ipotesi, nemmeno questa: l'esplosione potrebbe essere stata provocata da un fornello a gas o dalla bombola d'un campeggiatore. {{Certo avrebbe dovuto essere molto grossa — ha aggiunto — per poter provocare un simile disastro». Secondo alcune indiscrezioni sarebbe stato sequestrato sul convoglio un fornello da campo. Tre tedeschi che viaggiavano sul vagone saltato in aria, ma nello scompartimento di seconda classe, ritornavano da un camping. Avevano pesanti zaini sulle spalle: «Nulla però che potesse lasciar pensare ad un fornello o ad una bombola», ha detto Giovanni Villa, che ha parlato a lungo con loro ed è scampato all'esplosione. (Ora è ricoverato a Castiglion de' Pepoli). Vi sono anche due episodi da raccontare. Un soldato, Giuliano Carletti, ora ricoverato all'ospedale maggiore di Bologna, sostiene che, a Firenze, vide un giovane attraversare i binari, salire sul convoglio e ridiscenderne, tenendo sempre in mano una borsa di plastica. Si tratta dell'attentatore? E' impossibile dirlo. Altro fatto misterioso. Alcuni avrebbero scorto un furgoncino Volkswagen rosso e giallo alle tre del mattino nei pressi della stazione di San Benedetto subito dopo l'esplosione, mentre il vagone s'.ava ancora bruciando. Secondo indiscrezioni, non si esclude che gli attentatori siano ritornati sul luogo del disastro per constatare di persona i danni che avevano provocato. Ma sono tutte illazioni Le indagini da questa sera sono coordinate dal procuratore capo di Bologna, Lo Cigno. Vi partecipano il capo della polizia Zanda Loy, il questore Santillo, capo dell'ufficio antiterrorismo (ha con sé Belardino e Joele, responsabili dell'antiterrorismo in Emilia Romagna, Umbria e Marche); oltre agli agenti della Mobile e del nucleo investigativo dei carabinieri, parteciperebbero alle indagini anche uomini del Sid. E' certo che gli attentatori colevano compiere un massacro: dal treno in fiamme nella galleria non sarebbe fuggito nessuno; uno scoppio alla stazione di Bologna avrebbe falciato decine di persone. Il treno «Italicus» infatti, nel i capoluogo emiliano viene diviso in tre parti: una è diretta a Brennero per Monaco (il vagone esploso, costruito in ! Germania, era destinato ap-1 punto a quella città, un'altra ì a San Candido per Vienna, la terza a Calalzo per Cortina.1 L'esplosione è avvenuta. all'1,20: è stato trovato l'orologio di un passeggero fermo a quell'ora. I feriti non sono ancora ] stati interrogati dalla polizia; si ignora se l'alpino Stefano Pistelli, di La Spezia, abbia confermato agli inquirenti la dichiarazione fatta poche ore dopo l'attentato: «Ho sentito il caratteristico odore del tritolo». Sull'esplosivo gli artificieri non rilasciano dichiarazioni ufficiali. L'incarico delle perizie è stato affidato al colonnello Ignazio Spampinato, della direzione artiglieria di Firenze. Sono state trovate scarse tracce di «polvere», troppo poche forse per risalire con certezza al tipo di ordigno usato dai terroristi. L'alpino Pistelli sembra scomparso, come anche l'appuntato Carlo Burla, che era di servizio «presenziamento treni» (doveva sorvegliare che tutto si svolgesse in modo regolare durante il passagI gio dei convogli) alla stazione ' di San Benedetto: gli inquirenti li starebbero interrogando segretamente. L'appuntato ha visto lo scoppio sventrare il quinto vagone dell'«Italicus», sessanta metri dentro la galleria, poi la motrice per forza d'inerzia (la linea elettrica aerea era stata strappata) .gli ha portato dinanzi fiamme, urla di passeggeri, distruzione e morte. «Ho visto il treno che si gonfiava», ha detto Burla. Poi gli inquirenti gli hanno imposto il silenzio. Mistero anche sulla fotografia di un agente della Polfer ripreso con due fili in mano subito dopo l'attenta- I te: si tratta di parte del congegno esplosivo trovato sotto j la galleria? Questa sera ogni ipotesi resta aperta: gesto d'un folle? Sembra poco probabile, perché l'attentato è stato preparato alla perfezione; strage politica? Ritorna alla mente I il giovane neofascista Nico AzI zi, condannato dalle assise di Genova per la mancata strage (7 aprile 1973) sul RomaTorino. Il detonatore scoppiò in anticipo mentre il convoglio transitava a Sestri Levante e ferì Azzi che si era nascosto nella toilette per preparare un ordigno al plastico micidiale. Un giovane italo-americano, che viaggiava sull'«Italicus» diretto a Monaco, ha detto stamane di aver visto poco prima dell'esplosione tre giovani chiusi nella toilette del vagone cuccette, collegato con la carrozza devastata dallo scoppio. Inoltre sulla linea Firenze-Bologna c'erano già stati tre allarmi, sempre vicino alla galleria. A Vaiano, il 21 aprile scorso, era saltato in aria un tratto di binario lungo un metro e mezzo. L'attentato era stato rivendicato da «Ordine nuovo». Piero Cerati Bologna. Rumor al lettino di Mauro Russo: la sua famiglia è distrutta (Telefoto)