Due vite diverse e una stessa Une per mano di quattro feroti banditi di Elvio Ronza

Due vite diverse e una stessa Une per mano di quattro feroti banditi Due vite diverse e una stessa Une per mano di quattro feroti banditi Filippo Russo, ucciso nel night, era alla ricerca di se stesso dopo una vita di incertezze Franco Cavazzuti, uno scapolo che piaceva alle donne, con una esistenza chiara e regolare (Dal nostro inviato speciale) Ceriale, 28 luglio. Bisogna aspettare l'autopsia. Poi, entrambe le salme partiranno dal «Santa Corona» di Pietra Ligure e saranno tumulate, martedì pomeriggio. Filippo Russo, 25 anni (nato in Francia), a Ceriale; Franco Cavazzuti, 35 anni (nato a Modena), a Finale Ligure. L'inchiesta continua. Chi sono gli assassini? Taglieggiatori italo - marsigliesi? Teppisti? Killer per vendetta? Cavazzuti è morto per opporsi all'arroganza di tre automobilisti in un parcheggio, tre che avevano appena commesso un delitto, con un complice, a Ceriale. Ma Russo? Tutto è chiaro per Franco, tutto è nebuloso per Filippo. L'ipotesi che gli assassini fossero andati al night Jamaica per avere la quota mensile di «protezione» non è da scartare. Pare che sabato gli «esattori» fossero veramente in giro per i night. «Non scartiamola — dice Vincenzo, fratello di Filippo —. Se è questa la molla che ha fatto scattare il delitto, i killer erano qui per spaventarci, non per avere. Non abbiamo mai dato, noi. Ci volevano intimorire, perché anche noi accettassimo la protezione». Ma se vogliono intimorire, questi mercenari, perché uccidono? Forse Filippo si aggrappa ad uno dei quattro, e quelli sparano. Sparano in fretta anche a Finale, questo 10 sappiamo. E' gente che uccide. E' gente che scotta però. 11 delitto di Finale li ha messi nei guai. Chi li comanda non ammette sbagli. La giornata di festa passa tra giochi di spiaggia e commenti sui delitti, proprio lì, a due paassi dal mare. «Dove si sta sicuri ormai? Sedici imprese da far paura, nell'ultimo anno, sulla Riviera di Ponente. In città è peggio. Dunque? ». C'è di più. Filippo e Franco con questo giro della violenza non c'entrano. Franco certamente si trova per caso sulla strada delle rivoltellate. Filippo, anche se cresciuto nel mondo difficile dei night, è tendenzialmente uno sradica¬ to, con amare esperienze alle, spalle. Solo la sorte, che non conosce lìnee rette, poteva accostare i due nomi. C'è anche l'intrecciarsi di considerazioni sui caratteri dei due ragazzi, in questa domenica estiva, lungo la costa. Filippo torna in famiglia un paio di mesi fa. Se ne era stato via due anni. Un carattere indipendente, lui solo in casa teneva testa a papà. S'era sposato ancora ragazzo. Una figlia di quattro anni, Rebecca Amava il night? Non pare, era preso nella routine del lavoro. «E' un mestiere pericoloso — dice Vincenzo —. Io vo'evo fare l'artista di night, non il padrone. Anche mio fratello Jean-Claude. Per anni sono andato in giro per l'Europa con la scimmia Paco, l'avevo addestrata a fare lo spogliarello. Jean faceva, e lo fa ancora, numeri di attrazione, pantomima. Meglio l'artista, molto meglio». Filippo non ha deciso su questo. Due anni fa prende la scoppola che taglia le gambe anche all'uomo più solido. Se è un uomo innamorato. E lui lo è, di sua moglie. Che lo lascia e se m va con un altro. Filippo fa il fagotto. Cambiare aria, se si vuole dimenticare Su e giù per l'Italia; non si interessa di locali notturni; un buon lavoro lo accetta sempre. Gestisce anche un camping in Calabria. Ma non è un buon affare. Sente la nostalgia dei suoi. «Capisce che la vita è miserabile senza i tuoi — dice Vincenzo —. Torna, alla fine di aprile». Franco, a Finale, festeggia quest'anno i 35 anni. «Quando ti sposi, scapolone?». Figuriamoci. Bello, piace alle donne; le donne gli piacciono. Ottimo impiego di disegnatore alla Piaggio. Attività sportiva. Tennis, palestra, nuoto, calcio quando capita. Soprattutto spiaggia. Sempre abbronzato. Dicono: «Un playboy». Siamo seri. Un ragazzo che ama la vita, libero da faccende sentimentali, quindi si cerca le compagnie quando gli va. Un giovane sereno. E metodico. La sua giornata è ragionevolmente programmata, senza slanci di grande fantasia. Frequenta il solito bar, il «Vittoria», suppergiù si reca a ballare nelle solite sale. Un uomo che ottiene ciò che desidera. Ma non desidera mai cose impossibili. «Filippo era diventato molto migliore — dice Vincenzo — più maturo, il migliore di tutti noi. Si era deciso che avrebbe badato al night "Os Bruma". Saremmo partiti, in dieci, su un battello per la Spagna. Domani. Lui sarebbe rimasto per mettere a posto alcune cose, ci avrebbe raggiunti più tardi». Ma com'era in queste ultime ore? «Non so, come dire, disteso. Tre giorni fa c'era stato il battesimo di una nipote e lui aveva cantato. Gli era restata la voce rauca. Ma che dire? Ho qui in testa quando era a terra ferito e lui mi parlava, "non è niente, lasciatemi soffrire", e poi quando lo porto all'ospedale, lui è dietro con mio suocero, davanti c'è mio padre con la gamba rotta, e io chiedo, guidando, "respira?" e mio suocero dice "respira, va, va". Invece non respira e non parla. Invece è già morto». Franco aspetta le ferie, tra pochi giorni. Deciderà che coso fare, parlerà con gli amici. Venerdì va al dancing «Boncardo», da solo. Torna al «Vittoria». Incontra Flavio Parodi: «Si va a. ballare?». «Di nuovo?». Di nuovo. Escono e vanno al night «La Camargue». E' passata mezzanotte quando escono scherzando. «Si va a Finalpia per una pizza?». Si va. Scorrono i minuti Non sono forse minuti come gli altri? Invece l'incontro con i tre, la lite, gli spari, la morte. Che senso ha tutto questo? Due vite diverse. Rabbia, incertezza, instabilità, voglia d> amore e di essere se stesso: di Filippo; essere se stes so, ruotare regolare della vita ogni giorno, un poco imprevedibili solo le avventure estive: di Franco. In comune: quattro killer e una notte di luglio, per morire. Elvio Ronza Due vite diverse e una stessa Une per mano di quattro feroti banditi Due vite diverse e una stessa Une per mano di quattro feroti banditi Filippo Russo, ucciso nel night, era alla ricerca di se stesso dopo una vita di incertezze Franco Cavazzuti, uno scapolo che piaceva alle donne, con una esistenza chiara e regolare (Dal nostro inviato speciale) Ceriale, 28 luglio. Bisogna aspettare l'autopsia. Poi, entrambe le salme partiranno dal «Santa Corona» di Pietra Ligure e saranno tumulate, martedì pomeriggio. Filippo Russo, 25 anni (nato in Francia), a Ceriale; Franco Cavazzuti, 35 anni (nato a Modena), a Finale Ligure. L'inchiesta continua. Chi sono gli assassini? Taglieggiatori italo - marsigliesi? Teppisti? Killer per vendetta? Cavazzuti è morto per opporsi all'arroganza di tre automobilisti in un parcheggio, tre che avevano appena commesso un delitto, con un complice, a Ceriale. Ma Russo? Tutto è chiaro per Franco, tutto è nebuloso per Filippo. L'ipotesi che gli assassini fossero andati al night Jamaica per avere la quota mensile di «protezione» non è da scartare. Pare che sabato gli «esattori» fossero veramente in giro per i night. «Non scartiamola — dice Vincenzo, fratello di Filippo —. Se è questa la molla che ha fatto scattare il delitto, i killer erano qui per spaventarci, non per avere. Non abbiamo mai dato, noi. Ci volevano intimorire, perché anche noi accettassimo la protezione». Ma se vogliono intimorire, questi mercenari, perché uccidono? Forse Filippo si aggrappa ad uno dei quattro, e quelli sparano. Sparano in fretta anche a Finale, questo 10 sappiamo. E' gente che uccide. E' gente che scotta però. 11 delitto di Finale li ha messi nei guai. Chi li comanda non ammette sbagli. La giornata di festa passa tra giochi di spiaggia e commenti sui delitti, proprio lì, a due paassi dal mare. «Dove si sta sicuri ormai? Sedici imprese da far paura, nell'ultimo anno, sulla Riviera di Ponente. In città è peggio. Dunque? ». C'è di più. Filippo e Franco con questo giro della violenza non c'entrano. Franco certamente si trova per caso sulla strada delle rivoltellate. Filippo, anche se cresciuto nel mondo difficile dei night, è tendenzialmente uno sradica¬ to, con amare esperienze alle, spalle. Solo la sorte, che non conosce lìnee rette, poteva accostare i due nomi. C'è anche l'intrecciarsi di considerazioni sui caratteri dei due ragazzi, in questa domenica estiva, lungo la costa. Filippo torna in famiglia un paio di mesi fa. Se ne era stato via due anni. Un carattere indipendente, lui solo in casa teneva testa a papà. S'era sposato ancora ragazzo. Una figlia di quattro anni, Rebecca Amava il night? Non pare, era preso nella routine del lavoro. «E' un mestiere pericoloso — dice Vincenzo —. Io vo'evo fare l'artista di night, non il padrone. Anche mio fratello Jean-Claude. Per anni sono andato in giro per l'Europa con la scimmia Paco, l'avevo addestrata a fare lo spogliarello. Jean faceva, e lo fa ancora, numeri di attrazione, pantomima. Meglio l'artista, molto meglio». Filippo non ha deciso su questo. Due anni fa prende la scoppola che taglia le gambe anche all'uomo più solido. Se è un uomo innamorato. E lui lo è, di sua moglie. Che lo lascia e se m va con un altro. Filippo fa il fagotto. Cambiare aria, se si vuole dimenticare Su e giù per l'Italia; non si interessa di locali notturni; un buon lavoro lo accetta sempre. Gestisce anche un camping in Calabria. Ma non è un buon affare. Sente la nostalgia dei suoi. «Capisce che la vita è miserabile senza i tuoi — dice Vincenzo —. Torna, alla fine di aprile». Franco, a Finale, festeggia quest'anno i 35 anni. «Quando ti sposi, scapolone?». Figuriamoci. Bello, piace alle donne; le donne gli piacciono. Ottimo impiego di disegnatore alla Piaggio. Attività sportiva. Tennis, palestra, nuoto, calcio quando capita. Soprattutto spiaggia. Sempre abbronzato. Dicono: «Un playboy». Siamo seri. Un ragazzo che ama la vita, libero da faccende sentimentali, quindi si cerca le compagnie quando gli va. Un giovane sereno. E metodico. La sua giornata è ragionevolmente programmata, senza slanci di grande fantasia. Frequenta il solito bar, il «Vittoria», suppergiù si reca a ballare nelle solite sale. Un uomo che ottiene ciò che desidera. Ma non desidera mai cose impossibili. «Filippo era diventato molto migliore — dice Vincenzo — più maturo, il migliore di tutti noi. Si era deciso che avrebbe badato al night "Os Bruma". Saremmo partiti, in dieci, su un battello per la Spagna. Domani. Lui sarebbe rimasto per mettere a posto alcune cose, ci avrebbe raggiunti più tardi». Ma com'era in queste ultime ore? «Non so, come dire, disteso. Tre giorni fa c'era stato il battesimo di una nipote e lui aveva cantato. Gli era restata la voce rauca. Ma che dire? Ho qui in testa quando era a terra ferito e lui mi parlava, "non è niente, lasciatemi soffrire", e poi quando lo porto all'ospedale, lui è dietro con mio suocero, davanti c'è mio padre con la gamba rotta, e io chiedo, guidando, "respira?" e mio suocero dice "respira, va, va". Invece non respira e non parla. Invece è già morto». Franco aspetta le ferie, tra pochi giorni. Deciderà che coso fare, parlerà con gli amici. Venerdì va al dancing «Boncardo», da solo. Torna al «Vittoria». Incontra Flavio Parodi: «Si va a. ballare?». «Di nuovo?». Di nuovo. Escono e vanno al night «La Camargue». E' passata mezzanotte quando escono scherzando. «Si va a Finalpia per una pizza?». Si va. Scorrono i minuti Non sono forse minuti come gli altri? Invece l'incontro con i tre, la lite, gli spari, la morte. Che senso ha tutto questo? Due vite diverse. Rabbia, incertezza, instabilità, voglia d> amore e di essere se stesso: di Filippo; essere se stes so, ruotare regolare della vita ogni giorno, un poco imprevedibili solo le avventure estive: di Franco. In comune: quattro killer e una notte di luglio, per morire. Elvio Ronza

Persone citate: Boncardo, Cavazzuti, Filippo Russo, Flavio Parodi, Franco Cavazzuti, Ponente, Rabbia, Rebecca Amava