Una sentinella apre il fuoco sui compagni che dormono: 2 uccisi, uno è gravissimo

Una sentinella apre il fuoco sui compagni che dormono: 2 uccisi, uno è gravissimo La sparatoria di notte nella caserma di Vacile Spilimbergo, a Pordenone Una sentinella apre il fuoco sui compagni che dormono: 2 uccisi, uno è gravissimo Il militare ha abbandonato il posto di guardia ed è salito nella camerata ■ Ha sparato con un fucile "Garand" che poi ha consegnato, sorridendo, all'ufficiale di picchetto - Le vittime sono di Lecce e di Cagliari; il ferito è un giovane residente nell'Astigiano, che aveva tentato di disarmare l'omicida - Inchiesta militare e della magistratura (Nostro servizio particolare) Pordenone, 21 luglio. Un soldato di guardia alla caserma «De Gasperi» di Vacile Spilimbergo, questa notte, in preda ad improvviso raptus di follia, ha abbandonato il posto e raggiunte le camerate ha aperto il fuoco, col fucile «Garand», sui commilitoni che dormivano: uno dei compagni è rimasto ucciso sul colpo, altri due feriti. Uno di questi è poi morto mentre veniva portato all'ospedale. Il tragico episodio è avvenuto verso le 3,30. Ne è stato protagonista il soldato della seconda divisione «Ariete» Antonio Di Santo, 20 anni, residente a Campobasso. Le vittime sono: Brunello Binda, 21 anni, da Iglesias (Cagliari) e Carlo Casciaro, 27 anni, studente universitario, da Acquarica del Capo (Lecce). E' rimasto ferito Salva- tore Sacchinelli, 21 anni, originario di Catanzaro e residente ad Asti. Sulle circostanze della tragica sparatoria le autorità militari per il momento hanno fatto sapere ben poco. La tesi portata avanti fin dal primo momento è quella del delitto di un folle. In base a frammentarie dichiarazioni dei militari, degli stessi compagni che, inorriditi, hanno portato le vittime all'ospedale, è siato però possibile ricostruire, sommariamente, come si sono svolti i fatti. Erano da poco passate le 3,30. Antonio Di Santo, conosciuto come un bravo ragazzo, forse un tipo un po' timido e chiuso, stava trascorrendo nella garitta della compagnia comando il suo turno di guardia. L'ufficiale di picchetto, il sergente di ispezione, gli altri componenti il corpo dì guardia erano al riposo, in attesa di sostituirlo. D'un tratto il giovane, non visto, ha abbandonato il suo posto. Imbracciava il « Garand », l'arma dei fucilieri americani nell'ultimo conflitto, ancora in dotazione ad alcuni nostri reparti. Un'arma precisa e micidiale: 8 colpi (spara con meccanismo semiautomatico), calibro 7.65. Il fucile ha la baionetta innestata, ma il soldato non ne farà uso. Antonio Di Santo sale nella camerata dove dormono i compagni. D'improvviso apre il fuoco: uno, due, tre colpi, diretti sui commilitoni. Brunello Binda è il primo ad essere colpito. Un proiettile gli sfonda il cranio. Gli altri balzano su dalle brandine, si scagliano sul Di Santo, cercano di immobilizzarlo. Il giovane in preda alla pazzia spara ancora. Restano feriti il Casciaro (che poi morirà sull'ambulanza che lo sta portando all'ospedale di Udine) ed il Sacchinelli. Quest'ultimo è il meno grave: un colpo gli ha spappolato una gamba: la prognosi dei medici militari è di tre mesi, salvo complicazioni. Sacchinelli è rimasto ferito nel tentativo di disarmare il folle. Antonio Di Santo, a questo punto, ha finito i colpi del caricatore (gli altri non lo sanno); ha il tempo di indietreggiare, scendere le scale e presentarsi, sorridente, all'ufficiale di picchetto, al quale consegna l'arma. Sembra che il militare omicida non abbia voluto, o saputo, spiegare le ragioni del suo gesto. Di Santo è stato arrestato e trasferito alle carceri giudi¬ ziarie di Pordenone. L'accusa è di omicidio plurimo. Inchieste sono state aperte dalla magistratura civile e da quella militare. r. s. Una sentinella apre il fuoco sui compagni che dormono: 2 uccisi, uno è gravissimo La sparatoria di notte nella caserma di Vacile Spilimbergo, a Pordenone Una sentinella apre il fuoco sui compagni che dormono: 2 uccisi, uno è gravissimo Il militare ha abbandonato il posto di guardia ed è salito nella camerata ■ Ha sparato con un fucile "Garand" che poi ha consegnato, sorridendo, all'ufficiale di picchetto - Le vittime sono di Lecce e di Cagliari; il ferito è un giovane residente nell'Astigiano, che aveva tentato di disarmare l'omicida - Inchiesta militare e della magistratura (Nostro servizio particolare) Pordenone, 21 luglio. Un soldato di guardia alla caserma «De Gasperi» di Vacile Spilimbergo, questa notte, in preda ad improvviso raptus di follia, ha abbandonato il posto e raggiunte le camerate ha aperto il fuoco, col fucile «Garand», sui commilitoni che dormivano: uno dei compagni è rimasto ucciso sul colpo, altri due feriti. Uno di questi è poi morto mentre veniva portato all'ospedale. Il tragico episodio è avvenuto verso le 3,30. Ne è stato protagonista il soldato della seconda divisione «Ariete» Antonio Di Santo, 20 anni, residente a Campobasso. Le vittime sono: Brunello Binda, 21 anni, da Iglesias (Cagliari) e Carlo Casciaro, 27 anni, studente universitario, da Acquarica del Capo (Lecce). E' rimasto ferito Salva- tore Sacchinelli, 21 anni, originario di Catanzaro e residente ad Asti. Sulle circostanze della tragica sparatoria le autorità militari per il momento hanno fatto sapere ben poco. La tesi portata avanti fin dal primo momento è quella del delitto di un folle. In base a frammentarie dichiarazioni dei militari, degli stessi compagni che, inorriditi, hanno portato le vittime all'ospedale, è siato però possibile ricostruire, sommariamente, come si sono svolti i fatti. Erano da poco passate le 3,30. Antonio Di Santo, conosciuto come un bravo ragazzo, forse un tipo un po' timido e chiuso, stava trascorrendo nella garitta della compagnia comando il suo turno di guardia. L'ufficiale di picchetto, il sergente di ispezione, gli altri componenti il corpo dì guardia erano al riposo, in attesa di sostituirlo. D'un tratto il giovane, non visto, ha abbandonato il suo posto. Imbracciava il « Garand », l'arma dei fucilieri americani nell'ultimo conflitto, ancora in dotazione ad alcuni nostri reparti. Un'arma precisa e micidiale: 8 colpi (spara con meccanismo semiautomatico), calibro 7.65. Il fucile ha la baionetta innestata, ma il soldato non ne farà uso. Antonio Di Santo sale nella camerata dove dormono i compagni. D'improvviso apre il fuoco: uno, due, tre colpi, diretti sui commilitoni. Brunello Binda è il primo ad essere colpito. Un proiettile gli sfonda il cranio. Gli altri balzano su dalle brandine, si scagliano sul Di Santo, cercano di immobilizzarlo. Il giovane in preda alla pazzia spara ancora. Restano feriti il Casciaro (che poi morirà sull'ambulanza che lo sta portando all'ospedale di Udine) ed il Sacchinelli. Quest'ultimo è il meno grave: un colpo gli ha spappolato una gamba: la prognosi dei medici militari è di tre mesi, salvo complicazioni. Sacchinelli è rimasto ferito nel tentativo di disarmare il folle. Antonio Di Santo, a questo punto, ha finito i colpi del caricatore (gli altri non lo sanno); ha il tempo di indietreggiare, scendere le scale e presentarsi, sorridente, all'ufficiale di picchetto, al quale consegna l'arma. Sembra che il militare omicida non abbia voluto, o saputo, spiegare le ragioni del suo gesto. Di Santo è stato arrestato e trasferito alle carceri giudi¬ ziarie di Pordenone. L'accusa è di omicidio plurimo. Inchieste sono state aperte dalla magistratura civile e da quella militare. r. s.

Persone citate: Carlo Casciaro, De Gasperi