Dal c. u. Pozzo a Valcareggi di Giulio Accatino

Dal c. u. Pozzo a Valcareggi In quarantanni quanti direttori tecnici azzurri Dal c. u. Pozzo a Valcareggi Quanti commissari tecnici ha avuto in quarantanni la Nazionale italiana di calcio? L'attività cominciò nel lontano 1910 contro la Francia (Arena di Milano, vittoria degli azzurri per 6 a 2), ma in Italia allora per il football era tempo da pionieri. Le difficoltà e la guerra ridussero presto la già scarsa attività, che riprese a rifiorire soltanto verso gli Anni 30. E fu proprio in quel periodo che iniziò il lancio che culminò con due consecutive affermazioni azzurre nei campionati del mondo. Nel 1934 si giocò in Italia e venne l'accusa di « campionato casalingo •>; nel 1938 in Francia il successo fu più contrastato, ma non certo meno bello. Dirigeva la squadra italiana Vittorio Pozzo, un tecnico preparato, forse assolutista, ma indubbiamente bravo. Non era tempo di critiche allora e Pozzo potè lavorare in piena tranquillità. Portò in azzurro gli oriundi senza suscitare scandalo. Del resto gli Orsi, i Cesarini, i Monti, I Guaita e molti altri erano oriundi veri, figli di italiani da poco emigrati, ragazzi che avevano conservato la cittadinanza italiana e che all'Italia erano legati da recenti vincoli di sangue e di amicizia. La guerra bloccò l'attività internazionale per lunghi anni. Si riprese 1*11 novembre 1945 a Grasshopper con Svizzera-Italia 4 a 4. C'era ancora Pozzo come commissario e la squadra era formata da ben sette giocatori del Grande Torino. Il calcio era tornato nell'arengo europeo con le vecchie forze, ma con propositi nuovi. Era il momento della trasformazione del gioco; si passava dal vecchio - metodo • al ■ sistema ingle¬ se », dalla marcatura a zona, al controllo a uomo. Merito di Pozzo, ma merito particoalre del Torino, che aveva iniziato il nuovo corso con risultati brillanti. L'avvento del Torino portò alla ribalta il suo presidente. Il comm. Novo subentrò a Pozzo e divenne commissario degli azzurri assieme al suo collaboratore Copernico, a Bardelli e a Biancone. Il « poker di comandanti » non ebbe molta fortuna. In Brasile la nazionale azzurra cadde malamente. La critica esplose con violenza, e la commissione fu sostituita prima da un gruppo composto da Beretta. Busini e Combi, poi da un tecnico straniero, Czeizler, che accettò la collaborazione di Schiavio e di Piola, quest'ultimo in funzione di semplice allenatore. Czeizler ed i suoi furono sacrificati alla critica dopo la eliminazione dei mondiali in Svizzera nel 1954. Cominciava l'epoca di Pasquale, che, ex arbitro di boxe, aveva raggiunto i più alti gradi di comando nella Federazione Calcio. Pasquale non si accontentò di essere dirigente, volle Improvvisarsi anche tecnico, ed entrò in una commissione composta anche da Marmo, da Tentorio e da Schiavio, con Foni allenatore. Fu un disastro: gli azzurri persero addirittura la qualificazione per I campionati del mondo in Svezia (1958). Altra rivoluzione naturalmente, ed altra commissione con Mocchetti. Biancone e Viani. Viani era il personaggio più rap¬ presentativo e fu lui a comandare. Però per poco. In Cile andammo con Ferrari e Mazza, che non ebbero miglior fortuna dei loro predecessori. Continuava il dramma degli azzurri, eredi di vecchie tradizioni, ma Incapaci di trovare un gioco moderno e risultati di rilievo. Dopo il Cile e dopo tante esperienze con variopinte commissioni, si tornò al commissario unico. Fu scelto Fabbri, un tecnico indubbiamente bravo, ma forse a quell'epoca ancora impreparato alle difficoltà di dirigere una squadra Impegnata In un torneo mondiale di altissimo livello. Ed in Inghilterra venne l'eliminazione degli azzurri ad opera della modesta NordCorea. La sconfitta in quella triste sera di Mlddlesbrough non fu certo colpa di Fabbri, ma il et. aveva presentato una formazione ■ sbagliata », comprendente ad esempio Bulgarelli che era infortunato. Si scatenò l'opinione pubblica contro Fabbri e contro gli azzurri, accolti « a pomodori » al loro rientro a Genova. Come era prevedibile, Fabbri fu rimosso dalla carica, e venne soslitjito dal suo vice Valcareggi. Valcareggi era il « secondo » di Fabbri nella trasferta In Inghilterra. Non solo si salvò, ma fu addirittura promosso, prima con l'appoggio di Helenlo Herrera poi da solo. La storia di Valcareggi è troppo recente per doverla ricordare. Ha avuto momenti di fulgore. Vinse il campionato d'Europa nel 1968, arrivò secondo nei mondiali di Città del Messico. Poi cominciò II declino. L'eliminazione nel campionato d'Europa del 72 e l'ultima triste trasferta in Germania non tanto per la sconfitta ad opera della Polonia, una delle squadre più forti del momento, ma per l'eliminazione a vantaggio della modesta Argentina. Si disse subito che Valcareggi sarebbe stato confermato, ma dopo il consiglio federale di sabato tutto lascia credere che anche Valcareggi debba seguire la sorte dei suoi predecessori. Le statistiche ricordano come nessun commissario tecnico abbia resistito alle critiche dopo un brutto mondiale. Pozzo ne vinse due, Valcareggi fu salvato dal secondo posto in Messico. Tutti gli altri (commissari o commissioni) persero II posto. Come si poteva pensare che proprio Valcareggi si sarebbe salvato? Giulio Accatino Dal c. u. Pozzo a Valcareggi In quarantanni quanti direttori tecnici azzurri Dal c. u. Pozzo a Valcareggi Quanti commissari tecnici ha avuto in quarantanni la Nazionale italiana di calcio? L'attività cominciò nel lontano 1910 contro la Francia (Arena di Milano, vittoria degli azzurri per 6 a 2), ma in Italia allora per il football era tempo da pionieri. Le difficoltà e la guerra ridussero presto la già scarsa attività, che riprese a rifiorire soltanto verso gli Anni 30. E fu proprio in quel periodo che iniziò il lancio che culminò con due consecutive affermazioni azzurre nei campionati del mondo. Nel 1934 si giocò in Italia e venne l'accusa di « campionato casalingo •>; nel 1938 in Francia il successo fu più contrastato, ma non certo meno bello. Dirigeva la squadra italiana Vittorio Pozzo, un tecnico preparato, forse assolutista, ma indubbiamente bravo. Non era tempo di critiche allora e Pozzo potè lavorare in piena tranquillità. Portò in azzurro gli oriundi senza suscitare scandalo. Del resto gli Orsi, i Cesarini, i Monti, I Guaita e molti altri erano oriundi veri, figli di italiani da poco emigrati, ragazzi che avevano conservato la cittadinanza italiana e che all'Italia erano legati da recenti vincoli di sangue e di amicizia. La guerra bloccò l'attività internazionale per lunghi anni. Si riprese 1*11 novembre 1945 a Grasshopper con Svizzera-Italia 4 a 4. C'era ancora Pozzo come commissario e la squadra era formata da ben sette giocatori del Grande Torino. Il calcio era tornato nell'arengo europeo con le vecchie forze, ma con propositi nuovi. Era il momento della trasformazione del gioco; si passava dal vecchio - metodo • al ■ sistema ingle¬ se », dalla marcatura a zona, al controllo a uomo. Merito di Pozzo, ma merito particoalre del Torino, che aveva iniziato il nuovo corso con risultati brillanti. L'avvento del Torino portò alla ribalta il suo presidente. Il comm. Novo subentrò a Pozzo e divenne commissario degli azzurri assieme al suo collaboratore Copernico, a Bardelli e a Biancone. Il « poker di comandanti » non ebbe molta fortuna. In Brasile la nazionale azzurra cadde malamente. La critica esplose con violenza, e la commissione fu sostituita prima da un gruppo composto da Beretta. Busini e Combi, poi da un tecnico straniero, Czeizler, che accettò la collaborazione di Schiavio e di Piola, quest'ultimo in funzione di semplice allenatore. Czeizler ed i suoi furono sacrificati alla critica dopo la eliminazione dei mondiali in Svizzera nel 1954. Cominciava l'epoca di Pasquale, che, ex arbitro di boxe, aveva raggiunto i più alti gradi di comando nella Federazione Calcio. Pasquale non si accontentò di essere dirigente, volle Improvvisarsi anche tecnico, ed entrò in una commissione composta anche da Marmo, da Tentorio e da Schiavio, con Foni allenatore. Fu un disastro: gli azzurri persero addirittura la qualificazione per I campionati del mondo in Svezia (1958). Altra rivoluzione naturalmente, ed altra commissione con Mocchetti. Biancone e Viani. Viani era il personaggio più rap¬ presentativo e fu lui a comandare. Però per poco. In Cile andammo con Ferrari e Mazza, che non ebbero miglior fortuna dei loro predecessori. Continuava il dramma degli azzurri, eredi di vecchie tradizioni, ma Incapaci di trovare un gioco moderno e risultati di rilievo. Dopo il Cile e dopo tante esperienze con variopinte commissioni, si tornò al commissario unico. Fu scelto Fabbri, un tecnico indubbiamente bravo, ma forse a quell'epoca ancora impreparato alle difficoltà di dirigere una squadra Impegnata In un torneo mondiale di altissimo livello. Ed in Inghilterra venne l'eliminazione degli azzurri ad opera della modesta NordCorea. La sconfitta in quella triste sera di Mlddlesbrough non fu certo colpa di Fabbri, ma il et. aveva presentato una formazione ■ sbagliata », comprendente ad esempio Bulgarelli che era infortunato. Si scatenò l'opinione pubblica contro Fabbri e contro gli azzurri, accolti « a pomodori » al loro rientro a Genova. Come era prevedibile, Fabbri fu rimosso dalla carica, e venne soslitjito dal suo vice Valcareggi. Valcareggi era il « secondo » di Fabbri nella trasferta In Inghilterra. Non solo si salvò, ma fu addirittura promosso, prima con l'appoggio di Helenlo Herrera poi da solo. La storia di Valcareggi è troppo recente per doverla ricordare. Ha avuto momenti di fulgore. Vinse il campionato d'Europa nel 1968, arrivò secondo nei mondiali di Città del Messico. Poi cominciò II declino. L'eliminazione nel campionato d'Europa del 72 e l'ultima triste trasferta in Germania non tanto per la sconfitta ad opera della Polonia, una delle squadre più forti del momento, ma per l'eliminazione a vantaggio della modesta Argentina. Si disse subito che Valcareggi sarebbe stato confermato, ma dopo il consiglio federale di sabato tutto lascia credere che anche Valcareggi debba seguire la sorte dei suoi predecessori. Le statistiche ricordano come nessun commissario tecnico abbia resistito alle critiche dopo un brutto mondiale. Pozzo ne vinse due, Valcareggi fu salvato dal secondo posto in Messico. Tutti gli altri (commissari o commissioni) persero II posto. Come si poteva pensare che proprio Valcareggi si sarebbe salvato? Giulio Accatino