In teatro il "Gesù" di Dreyer

In teatro il "Gesù" di Dreyer Lo Stabile di Torino In teatro il "Gesù" di Dreyer Regìa di Trionfo, protagonista Branciaroli Il Gesù, film inedito di Dreyer, avrà finalmente vita, in una diversa forma. Aldo Trionfo, direttore del Teatro Stabile di Torino, ne ha curata una versione scenica che aprirà la stagione il 14 ottobre prossimo al Regio. Cari Theodor Dreyer è considerato uno dei massimi autori religiosi del secolo. Opere come La passione di Giovanna d'Arco e Vampyr, Dies Irae e Ordet, illustrano la storia del cinema. Il suo nome era noto fin dagli Anni Venti, già allora lo consideravano un maestro. Ma la sua ritrosia e la sua serietà lo portarono a vivere del semplice lavoro di direttore di cinema a Copenaghen. Avrebbe potuto trattare con qualsiasi produttore ma non si piegava a compromessi. Rimase in disparte, con una spina nel cuore. Sentiva che il Gesù era il « suo » film, non chiedeva più di sei mesi di lavoro. Invece nessuno ebbe il coraggio di finanziare l'ultimo capolavoro di Dreyer. Egli dovette contentarsi di scrivere e riscrivere nei particolari la sceneggiatura che, dopo la morte avvenuta nel '68, venne anche pubblicata in Italia. Questo è il copione che ha impressionato Trionfo inducendolo ad un'operazione ricca di difficoltà: mantenere il senso e lo schema dell'opera originale, cambiandone però la tecnica e limando alcuni passaggi tipicamente cinematografici. Il lavoro è stato complesso ed entusiasmante. Con lo Stabile di Torino hanno preso contatto sia gli eredi sia gli editori del regista scomparso, senza trovare nulla da ridire alle varianti apportate in questa prima fase della messinscena. Ora rimane da impostare, con la scenografia, il tipo di reci' azione. Trionfo si fa polemico. « Abbiamo avuto i GeLÙ violenti e i Gesù agnellini, il tipo hippie e il tipo francescano. C'è chi ha dipinto il Messia come un preraffaellita, chi come un cantore dell'epopea partigiana. Dreyer per fortuna non è nulla di tutto questo. La sua genialità consiste nel soffermarsi non sul personaggio allettante del romanzo intitolato Vangelo, ma nel coglierlo nei rapporti con il prossimo, dagli apostoli agli inquisitori. La struttura dell'opera richiama i Dialoghi di Platone, i quali non si arrestano alla vita di Socrate ma vanno oltre ». Com'è possibile evitare l'agiografia, la citazione del bell'episodio? Per il regista non vi sono dubbi. 11 Gesù dovrà essere una ricerca analitica di spiegazioni alla comparsa in terra dell'Uomo-Dio. Due gli elementi fondamentali della rappresentazione, .i Un eleménto dialettico o realistico, che vede il Cristo dialogare continuamente. I suoi interlocutori — gente del popolo, dottori della chiesa — sono giovani come lui. Gesù deve mettere in crisi le loro certezze per consentirci di introdurre il secondo punto, quello esoterico o soprannaturale. Egli ha pure una natura divina ed è quella che talora sembra in contraddizione con la dialettica umana ». Sorge a questo punto un altro pericolo, quello di fotografare un Cristo predicatorio preso dal Vangelo di Matteo (e dal film di Pasolini). Per Trionfo si tratterà piuttosto di mettere in chiaro, attraverso le appassionale discussioni, che hi mentalità di Gesù esorbita dalla realtà quotidiana perché possiede due nature. A questo punto verrà crocifisso non perché giudicato cattivo ma perché non capito da coloro che non accettano l'ipotesi soprannaturale. « Capita anche oggi a certi in tellettuali liberi e apartitici di essere presi per qualunquisti da chi esercita la logica della politica ». Nella scenografia di Luzzaii realizzata da Panni il momento dialettico sarà simboleggiato dalla tavola, dove si conversa e dove si studia; il momento esoterico dall'armadio che dietro le sue porte chiuse racchiude il mistero. « Del resto — conclude Trionfo — tutte le religioni hanno un tabernacolo come sede ideale del miracolo ». Al Regio reciteranno 25 attori, la compagnia del Nerone senza Wanda Osiris. Per Franco Branciaroli, protagonista, il compito di dimenticare il suo passato di persecutore di cristiani e di immedesimarsi nella magica realtà religiosa di Dreyer. Piero Perona In teatro il "Gesù" di Dreyer Lo Stabile di Torino In teatro il "Gesù" di Dreyer Regìa di Trionfo, protagonista Branciaroli Il Gesù, film inedito di Dreyer, avrà finalmente vita, in una diversa forma. Aldo Trionfo, direttore del Teatro Stabile di Torino, ne ha curata una versione scenica che aprirà la stagione il 14 ottobre prossimo al Regio. Cari Theodor Dreyer è considerato uno dei massimi autori religiosi del secolo. Opere come La passione di Giovanna d'Arco e Vampyr, Dies Irae e Ordet, illustrano la storia del cinema. Il suo nome era noto fin dagli Anni Venti, già allora lo consideravano un maestro. Ma la sua ritrosia e la sua serietà lo portarono a vivere del semplice lavoro di direttore di cinema a Copenaghen. Avrebbe potuto trattare con qualsiasi produttore ma non si piegava a compromessi. Rimase in disparte, con una spina nel cuore. Sentiva che il Gesù era il « suo » film, non chiedeva più di sei mesi di lavoro. Invece nessuno ebbe il coraggio di finanziare l'ultimo capolavoro di Dreyer. Egli dovette contentarsi di scrivere e riscrivere nei particolari la sceneggiatura che, dopo la morte avvenuta nel '68, venne anche pubblicata in Italia. Questo è il copione che ha impressionato Trionfo inducendolo ad un'operazione ricca di difficoltà: mantenere il senso e lo schema dell'opera originale, cambiandone però la tecnica e limando alcuni passaggi tipicamente cinematografici. Il lavoro è stato complesso ed entusiasmante. Con lo Stabile di Torino hanno preso contatto sia gli eredi sia gli editori del regista scomparso, senza trovare nulla da ridire alle varianti apportate in questa prima fase della messinscena. Ora rimane da impostare, con la scenografia, il tipo di reci' azione. Trionfo si fa polemico. « Abbiamo avuto i GeLÙ violenti e i Gesù agnellini, il tipo hippie e il tipo francescano. C'è chi ha dipinto il Messia come un preraffaellita, chi come un cantore dell'epopea partigiana. Dreyer per fortuna non è nulla di tutto questo. La sua genialità consiste nel soffermarsi non sul personaggio allettante del romanzo intitolato Vangelo, ma nel coglierlo nei rapporti con il prossimo, dagli apostoli agli inquisitori. La struttura dell'opera richiama i Dialoghi di Platone, i quali non si arrestano alla vita di Socrate ma vanno oltre ». Com'è possibile evitare l'agiografia, la citazione del bell'episodio? Per il regista non vi sono dubbi. 11 Gesù dovrà essere una ricerca analitica di spiegazioni alla comparsa in terra dell'Uomo-Dio. Due gli elementi fondamentali della rappresentazione, .i Un eleménto dialettico o realistico, che vede il Cristo dialogare continuamente. I suoi interlocutori — gente del popolo, dottori della chiesa — sono giovani come lui. Gesù deve mettere in crisi le loro certezze per consentirci di introdurre il secondo punto, quello esoterico o soprannaturale. Egli ha pure una natura divina ed è quella che talora sembra in contraddizione con la dialettica umana ». Sorge a questo punto un altro pericolo, quello di fotografare un Cristo predicatorio preso dal Vangelo di Matteo (e dal film di Pasolini). Per Trionfo si tratterà piuttosto di mettere in chiaro, attraverso le appassionale discussioni, che hi mentalità di Gesù esorbita dalla realtà quotidiana perché possiede due nature. A questo punto verrà crocifisso non perché giudicato cattivo ma perché non capito da coloro che non accettano l'ipotesi soprannaturale. « Capita anche oggi a certi in tellettuali liberi e apartitici di essere presi per qualunquisti da chi esercita la logica della politica ». Nella scenografia di Luzzaii realizzata da Panni il momento dialettico sarà simboleggiato dalla tavola, dove si conversa e dove si studia; il momento esoterico dall'armadio che dietro le sue porte chiuse racchiude il mistero. « Del resto — conclude Trionfo — tutte le religioni hanno un tabernacolo come sede ideale del miracolo ». Al Regio reciteranno 25 attori, la compagnia del Nerone senza Wanda Osiris. Per Franco Branciaroli, protagonista, il compito di dimenticare il suo passato di persecutore di cristiani e di immedesimarsi nella magica realtà religiosa di Dreyer. Piero Perona

Luoghi citati: Copenaghen, Italia, Torino