Complicità fra le Sam e la Rosa dei venti Nuove indagini: forse scoperta una prova di Mario Bariona

Complicità fra le Sam e la Rosa dei venti Nuove indagini: forse scoperta una prova Gli uomini e le organizzazioni che prepararono il colpo di Stato Complicità fra le Sam e la Rosa dei venti Nuove indagini: forse scoperta una prova Il mitra che impugnava Giancarlo Esposti quando venne ucciso mentre sparava ai carabinieri al Pian Rascino è identico a quelli progettati e fatti costruire dal colonnello Amos Spiazzi, arrestato a Padova per la "Rosa dei venti" (Dal nostro inviato speciale) Brescia, 14 luglio. Gli inquirenti che indagano sulla sparatoria di Pian Rascino, dove fu ucciso il neofascista Giancarlo Esposti e vennero arrestati gli altri tre giovani che erano con lui nel campeggio paramilitare, DTntino, Danieletti e Vivirito, sospettano che il mitra usato dai neofascisti per sparare contro i carabinieri sia identico a quelli progettati e fatti costruire dal tenente colonnello Amos Spiazzi arrestato a Padova nel gennaio scorso durante le indagini sulla Rosa dei venti. Per accertare il collegamento fra i terroristi del Pian Rascino e l'alto ufficiale, ex comandante del secondo gruppo artiglieria da campagna di stanza a Montorio Veronese domani a Rieti arriverà a Brescia il giudice Lelli. Se il mitra che impugnava l'Esposti quando venne ucciso proviene da quelli fatti costruire dal colonnello Spiazzi sarà anche provata la connessione fra le Sam di Fumagalli e la « Rosa dei venti ». I giovani del Pian Rascino sono infatti stati tutti quanti denunciati per gli stessi reati di cui è imputato Fumagalli e sono stati trarferiti a Brescia a disposizione del giudice Arcai. Il mitragliatore di Esposti è senza marca, privo di numeri e ignoto ai mercanti d'armi, con caratteristiche eccezionali di volume di fuoco. Si tratta d'una « pistola mitragliatrice d'assalto», identica a quelle che il colonnello Spiazzi avrebbe fatto costruire al ritmo di una quindicina alla settimana. Privo di calcio e altre rifiniture, molto maneggevole, il mitra monta una canna prodotta in serie dalla Breda. Lo Spiazzi aveva denunciato il progetto alla polizia, ma aveva taciuto ovviamente le sue intenzioni. I contatti tra Spiazzi e Fumagalli sarebbero iniziati nei primi mesi del '69, quando il Mar e « Italia unita », movimento nostalgico che annovera tra gli altri il poeta Raffaello Bertoli ed il generale Biagi, tennero una riunione a Viareggio alla quale partecipavano anche gli « elmi d'acciaio », organizzazione neofascista della quale faceva parte il tenente colonnello Spiazzi. Un vertice che vedeva presenti anche altri alti ufficiali ed Amedeo Birindelli, nipote del'ammiraglio, ex presidente del msi-dn. Nel settembre del '70 Fumagalli e Spiazzi erano di nuovo insieme a Tirano in casa d'un avvocato ex repubblichino, presenti un generale a riposo e un ex cappellano. Si delinea così nettamente il rapporto Mar-Sam « Rosa dei venti » che è suffragato da una serie di elementi decisivi. Amos Spiazzi, ufficiale superiore dell'esercito italiano, uomo del Sid, uno dei capi della «Rosa dei venti», è accusato, insieme con il generale Nardella, di « associazione sovversiva contro gli ordinamenti dello Stato ». Il rapporto tra Spiazzi e Fumagalli è un anello definitivo, che conferma che i preparativi per il golpe erano ormai entrati in una fase avanzata. II piano della Rosa dei venti come hanno accertato le indagini, presenta analogie assolute con quello del Mar; rapine, assalti ad edifici pubblici a Roma, Milano, Torino e Padova. Programma di governo: soppressione di sindacati e partiti, repubblica presidenziale, trasmissioni radio, attentati, volantini incitanti le forze armate alla sedizione. Della Rosa dei venti faceva parte anche Sandro Rampazzo, libraio di Padova, rapinatore, ex ordinenovista, arrestato per traffico d'armi con la Grecia, che non a caso per un anno ha soggiornato in Valtellina proprio nel periodo degli attentati ai tralicci. Rampazzo e Virgilio Camillo, altro rosaventista, facevano la spola con Brescia e Sandro Rampazzo ha ammesso di tenere i contatti con il capo di un'organizzazione parallela chiamato « Hordan », che com'è noto è il nome di battaglia di Fumagalli. Nel giugno del '73, a Piadena (Cremona), c'è stato un vertice nero, al quale tra gli altri hanno partecipato il generale Nardella, attualmente in carcere, come emissario di Spiazzi, e Attilio Lercati, in rappresentanza di Andrea Piaggio, il miliardario genovese arrestato per avere finanziato con duecento milioni la Rosa dei venti. Secondo gli inquirenti in quella occasione si è stabilito che le somme di denaro raccolte e pervenute ai rosaventisti dovevano venire suddivise, sia pure in forma simbolica, tra le diverse organizzazioni parallele; seguendo le tracce di questi finanziamenti partiti dalla « Gaiana » di Piaggio, si è accertato che un rivolo di questo denaro è arrivato in Valtellina, roccaforte di Carlo Fumagalli. Una serie di elementi sui quali ora i magistrati di Brescia indagheranno in collaborazione con i magistrati di Padova. Contatti sono già stati stabiliti. Da Rieti domani arriva anche il magistrato che ha svolto le indagini alla Piana di Rascino. Arrivo preceduto da una notizia «filtrata», non si sa bene da dove, d'un assegno che sarebbe stato trovato intestato a Gianni Colombo e girato a Giancarlo Esposti. L'assegno sarebbe stato staccato e firmato — si dice — dall'aw. Adamo Degli Occhi, leader della Maggioranza silenziosa. La notizia è stata pubblicata oggi dal « Messaggero », che se ne è assunta la paternità, sotto il titolo: « Un tribunale popolare a Brescia: Adamo Degli Occhi finanzia il Mar. Si cerca un assegno di 600 mila lire che sarebbe stato rilasciato dall'avvocato a Giancarlo Esposti ». I giudici di Brescia hanno però dichiarato di non saperne nulla. Mario Bariona Complicità fra le Sam e la Rosa dei venti Nuove indagini: forse scoperta una prova Gli uomini e le organizzazioni che prepararono il colpo di Stato Complicità fra le Sam e la Rosa dei venti Nuove indagini: forse scoperta una prova Il mitra che impugnava Giancarlo Esposti quando venne ucciso mentre sparava ai carabinieri al Pian Rascino è identico a quelli progettati e fatti costruire dal colonnello Amos Spiazzi, arrestato a Padova per la "Rosa dei venti" (Dal nostro inviato speciale) Brescia, 14 luglio. Gli inquirenti che indagano sulla sparatoria di Pian Rascino, dove fu ucciso il neofascista Giancarlo Esposti e vennero arrestati gli altri tre giovani che erano con lui nel campeggio paramilitare, DTntino, Danieletti e Vivirito, sospettano che il mitra usato dai neofascisti per sparare contro i carabinieri sia identico a quelli progettati e fatti costruire dal tenente colonnello Amos Spiazzi arrestato a Padova nel gennaio scorso durante le indagini sulla Rosa dei venti. Per accertare il collegamento fra i terroristi del Pian Rascino e l'alto ufficiale, ex comandante del secondo gruppo artiglieria da campagna di stanza a Montorio Veronese domani a Rieti arriverà a Brescia il giudice Lelli. Se il mitra che impugnava l'Esposti quando venne ucciso proviene da quelli fatti costruire dal colonnello Spiazzi sarà anche provata la connessione fra le Sam di Fumagalli e la « Rosa dei venti ». I giovani del Pian Rascino sono infatti stati tutti quanti denunciati per gli stessi reati di cui è imputato Fumagalli e sono stati trarferiti a Brescia a disposizione del giudice Arcai. Il mitragliatore di Esposti è senza marca, privo di numeri e ignoto ai mercanti d'armi, con caratteristiche eccezionali di volume di fuoco. Si tratta d'una « pistola mitragliatrice d'assalto», identica a quelle che il colonnello Spiazzi avrebbe fatto costruire al ritmo di una quindicina alla settimana. Privo di calcio e altre rifiniture, molto maneggevole, il mitra monta una canna prodotta in serie dalla Breda. Lo Spiazzi aveva denunciato il progetto alla polizia, ma aveva taciuto ovviamente le sue intenzioni. I contatti tra Spiazzi e Fumagalli sarebbero iniziati nei primi mesi del '69, quando il Mar e « Italia unita », movimento nostalgico che annovera tra gli altri il poeta Raffaello Bertoli ed il generale Biagi, tennero una riunione a Viareggio alla quale partecipavano anche gli « elmi d'acciaio », organizzazione neofascista della quale faceva parte il tenente colonnello Spiazzi. Un vertice che vedeva presenti anche altri alti ufficiali ed Amedeo Birindelli, nipote del'ammiraglio, ex presidente del msi-dn. Nel settembre del '70 Fumagalli e Spiazzi erano di nuovo insieme a Tirano in casa d'un avvocato ex repubblichino, presenti un generale a riposo e un ex cappellano. Si delinea così nettamente il rapporto Mar-Sam « Rosa dei venti » che è suffragato da una serie di elementi decisivi. Amos Spiazzi, ufficiale superiore dell'esercito italiano, uomo del Sid, uno dei capi della «Rosa dei venti», è accusato, insieme con il generale Nardella, di « associazione sovversiva contro gli ordinamenti dello Stato ». Il rapporto tra Spiazzi e Fumagalli è un anello definitivo, che conferma che i preparativi per il golpe erano ormai entrati in una fase avanzata. II piano della Rosa dei venti come hanno accertato le indagini, presenta analogie assolute con quello del Mar; rapine, assalti ad edifici pubblici a Roma, Milano, Torino e Padova. Programma di governo: soppressione di sindacati e partiti, repubblica presidenziale, trasmissioni radio, attentati, volantini incitanti le forze armate alla sedizione. Della Rosa dei venti faceva parte anche Sandro Rampazzo, libraio di Padova, rapinatore, ex ordinenovista, arrestato per traffico d'armi con la Grecia, che non a caso per un anno ha soggiornato in Valtellina proprio nel periodo degli attentati ai tralicci. Rampazzo e Virgilio Camillo, altro rosaventista, facevano la spola con Brescia e Sandro Rampazzo ha ammesso di tenere i contatti con il capo di un'organizzazione parallela chiamato « Hordan », che com'è noto è il nome di battaglia di Fumagalli. Nel giugno del '73, a Piadena (Cremona), c'è stato un vertice nero, al quale tra gli altri hanno partecipato il generale Nardella, attualmente in carcere, come emissario di Spiazzi, e Attilio Lercati, in rappresentanza di Andrea Piaggio, il miliardario genovese arrestato per avere finanziato con duecento milioni la Rosa dei venti. Secondo gli inquirenti in quella occasione si è stabilito che le somme di denaro raccolte e pervenute ai rosaventisti dovevano venire suddivise, sia pure in forma simbolica, tra le diverse organizzazioni parallele; seguendo le tracce di questi finanziamenti partiti dalla « Gaiana » di Piaggio, si è accertato che un rivolo di questo denaro è arrivato in Valtellina, roccaforte di Carlo Fumagalli. Una serie di elementi sui quali ora i magistrati di Brescia indagheranno in collaborazione con i magistrati di Padova. Contatti sono già stati stabiliti. Da Rieti domani arriva anche il magistrato che ha svolto le indagini alla Piana di Rascino. Arrivo preceduto da una notizia «filtrata», non si sa bene da dove, d'un assegno che sarebbe stato trovato intestato a Gianni Colombo e girato a Giancarlo Esposti. L'assegno sarebbe stato staccato e firmato — si dice — dall'aw. Adamo Degli Occhi, leader della Maggioranza silenziosa. La notizia è stata pubblicata oggi dal « Messaggero », che se ne è assunta la paternità, sotto il titolo: « Un tribunale popolare a Brescia: Adamo Degli Occhi finanzia il Mar. Si cerca un assegno di 600 mila lire che sarebbe stato rilasciato dall'avvocato a Giancarlo Esposti ». I giudici di Brescia hanno però dichiarato di non saperne nulla. Mario Bariona