Prima di assassinare la guardia giurata i cinque banditi la spiarono da una chiesa

Prima di assassinare la guardia giurata i cinque banditi la spiarono da una chiesa Il feroce agguato davanti a una banca di Cinisello Prima di assassinare la guardia giurata i cinque banditi la spiarono da una chiesa L'ha rivelato il parroco, il quale ha inoltre specificato il numero degli aggressori, tutti in giovane età - La vittima, uomo di fiducia del titolare dell'istituto di vigilanza, aveva spontaneamente accompagnato la guardia rimasta ferita a compiere il versamento del supermercato (Dal nostro corrispondente) Monza, 7 luglio. Si sono appresi nuovi particolari sul feroce agguato di sabato sera davanti a una banca di Cinisello Balsamo. Prima di uccidere la guardia giurata, i banditi si erano intrattenuti per un'ora all'interno di una chiesa a poche decine di metri dal luogo del delitto. E' stato lo stesso parroco a spetare a particolare ai cara binieri. Il religioso aveva avuto modo di osservarli a lungo, incuriosito e anche allarmato dalla loro presenza. Erano «fedeli» un poco strani, che si aggiravano senza meta nel tempio osservando sbadatamente gli arredi sacri. E infatti il loro non era un pellegrinaggio. Si erano rifugiati nella chiesa al solo scopo di far passare il tempo e sfuggire alla canicola, in attesa dell'orario in cui, alla vicina banca, sarebbero giunti i due metronotte per versare nella «cassa contimia» il denaro prelevato al supermercato «G.S.». Circa un Quarto d'ora prima della feroce aggressione, i banditi — sembra fossero in cinque e tutti in giovane età — sono usciti: tre hanno raggiunto un muretto sedendosi a cavalcioni, gli altri due so¬ no entrati nella «1750», parcheggiata subito dopo una garitta dei vigili urbani, a pochi metri dalla banca. Quando è giunta l'automobile con le due guardie, i rapinatori sono entrati in azione. I tre giovani, che erano seduti sul muretto, si sono precipitati verso il portavalori Giovanni Malagoli, di 38 anni, colpendolo alla testa per strappargli i due bussolotti che contenevano il denaro. A questo punto è intervenuto l'autista Giovanni Caprotti, di 40 anni: ha afferrato i due contenitori ed è fuggito nascondendosi dietro la garitta, proprio in tempo per evitare di venire raggiunto da una scarica di mitra, esplosa da uno dei banditi, seduto sul sedile posteriore della «1750». Ritenendo che il rifugio non fosse si curo, il Caprotti cercava d'allontanarsi, ma appena uscito allo scoperto due proiettili lo raggiungevano in pieno petto. Particolare raccapricciante: dopo che la guardia era stramazzata a terra, fulminata, l'assassino gli ha sparato altre due volte alla schiena, come per dargli il colpo di grazia, e subito dopo ha raccolto le scatole contenenti circa tre milioni, ed è risalito sulla veloce vettura che è partita di scatto, allontanandosi a forte velocità. La targa dell'auto, Novara 97831, è risultata poi rubata ad una «Fiat 500». La vittima abitava a Monza in un'elegante palazzina, con moglie, Giuseppina Arosio, un anno più giovane di lui. Contrariamente a quanto si era detto in un primo tempo, la coppia non aveva figli. Vivevano abbastanza agiatamente. La donna lavora alla direzione della clinica per malattie nervose «Villa Biffi» di Monza. Lui si era impiegato presso l'istituto di vigilanza noi turna «Marco Arobba» dal febbraio 1972, quando aveva venduto il negozio di pasticceria che gestiva in via Vittorio Emanuele. Prima ancora, aveva lavorato per tanti anni come rappresentante di commercio. "' In questi due anni di nuovo lavoro, Giuseppe Caprotti si era subito distinto per le sue qualità e capacità organizzati ve, tanto che, più che dipendente, era divenuto l'amico, il braccio destro di Marco Arobba. Guadagnava piuttosto bene. Oltre alle duecentomila lire mensili di stipendio, aveva una cointeressenza sui contratti che stipulava nella sua qualità di agente produttore e l'istituto gli rimborsava ogni più piccola spesa. Inoltre fa ceva anche l'autista all'amico e datore di lavoro. Il suo compito, pertanto, non era quello di fare servizio di vigilanza notturna, né di portavalori, ma quando se ne presentava la necessità, si offriva spontaneamente. Anche sabato sera non avrebbe dovuto recarsi a quello che poi sarebbe stato per lui l'appuntamento con la morte. Per carenza di personale, l'incarico dì accompagnare la guardia rimasta ferita, Giuseppe Malagoli, se lo era assunto lo stesso titolare della società. Giuseppe Caprotti aveva però pregato il principale di lasciar andare lui. Domani mattina all'ospedale di Sesto S. Giovanni, verrà effettuata l'autopsia ordinata dal procuratore della Repubblica di Monza, Luigi Recupero. I funerali si svolgeranno mercoledì. g. a. Prima di assassinare la guardia giurata i cinque banditi la spiarono da una chiesa Il feroce agguato davanti a una banca di Cinisello Prima di assassinare la guardia giurata i cinque banditi la spiarono da una chiesa L'ha rivelato il parroco, il quale ha inoltre specificato il numero degli aggressori, tutti in giovane età - La vittima, uomo di fiducia del titolare dell'istituto di vigilanza, aveva spontaneamente accompagnato la guardia rimasta ferita a compiere il versamento del supermercato (Dal nostro corrispondente) Monza, 7 luglio. Si sono appresi nuovi particolari sul feroce agguato di sabato sera davanti a una banca di Cinisello Balsamo. Prima di uccidere la guardia giurata, i banditi si erano intrattenuti per un'ora all'interno di una chiesa a poche decine di metri dal luogo del delitto. E' stato lo stesso parroco a spetare a particolare ai cara binieri. Il religioso aveva avuto modo di osservarli a lungo, incuriosito e anche allarmato dalla loro presenza. Erano «fedeli» un poco strani, che si aggiravano senza meta nel tempio osservando sbadatamente gli arredi sacri. E infatti il loro non era un pellegrinaggio. Si erano rifugiati nella chiesa al solo scopo di far passare il tempo e sfuggire alla canicola, in attesa dell'orario in cui, alla vicina banca, sarebbero giunti i due metronotte per versare nella «cassa contimia» il denaro prelevato al supermercato «G.S.». Circa un Quarto d'ora prima della feroce aggressione, i banditi — sembra fossero in cinque e tutti in giovane età — sono usciti: tre hanno raggiunto un muretto sedendosi a cavalcioni, gli altri due so¬ no entrati nella «1750», parcheggiata subito dopo una garitta dei vigili urbani, a pochi metri dalla banca. Quando è giunta l'automobile con le due guardie, i rapinatori sono entrati in azione. I tre giovani, che erano seduti sul muretto, si sono precipitati verso il portavalori Giovanni Malagoli, di 38 anni, colpendolo alla testa per strappargli i due bussolotti che contenevano il denaro. A questo punto è intervenuto l'autista Giovanni Caprotti, di 40 anni: ha afferrato i due contenitori ed è fuggito nascondendosi dietro la garitta, proprio in tempo per evitare di venire raggiunto da una scarica di mitra, esplosa da uno dei banditi, seduto sul sedile posteriore della «1750». Ritenendo che il rifugio non fosse si curo, il Caprotti cercava d'allontanarsi, ma appena uscito allo scoperto due proiettili lo raggiungevano in pieno petto. Particolare raccapricciante: dopo che la guardia era stramazzata a terra, fulminata, l'assassino gli ha sparato altre due volte alla schiena, come per dargli il colpo di grazia, e subito dopo ha raccolto le scatole contenenti circa tre milioni, ed è risalito sulla veloce vettura che è partita di scatto, allontanandosi a forte velocità. La targa dell'auto, Novara 97831, è risultata poi rubata ad una «Fiat 500». La vittima abitava a Monza in un'elegante palazzina, con moglie, Giuseppina Arosio, un anno più giovane di lui. Contrariamente a quanto si era detto in un primo tempo, la coppia non aveva figli. Vivevano abbastanza agiatamente. La donna lavora alla direzione della clinica per malattie nervose «Villa Biffi» di Monza. Lui si era impiegato presso l'istituto di vigilanza noi turna «Marco Arobba» dal febbraio 1972, quando aveva venduto il negozio di pasticceria che gestiva in via Vittorio Emanuele. Prima ancora, aveva lavorato per tanti anni come rappresentante di commercio. "' In questi due anni di nuovo lavoro, Giuseppe Caprotti si era subito distinto per le sue qualità e capacità organizzati ve, tanto che, più che dipendente, era divenuto l'amico, il braccio destro di Marco Arobba. Guadagnava piuttosto bene. Oltre alle duecentomila lire mensili di stipendio, aveva una cointeressenza sui contratti che stipulava nella sua qualità di agente produttore e l'istituto gli rimborsava ogni più piccola spesa. Inoltre fa ceva anche l'autista all'amico e datore di lavoro. Il suo compito, pertanto, non era quello di fare servizio di vigilanza notturna, né di portavalori, ma quando se ne presentava la necessità, si offriva spontaneamente. Anche sabato sera non avrebbe dovuto recarsi a quello che poi sarebbe stato per lui l'appuntamento con la morte. Per carenza di personale, l'incarico dì accompagnare la guardia rimasta ferita, Giuseppe Malagoli, se lo era assunto lo stesso titolare della società. Giuseppe Caprotti aveva però pregato il principale di lasciar andare lui. Domani mattina all'ospedale di Sesto S. Giovanni, verrà effettuata l'autopsia ordinata dal procuratore della Repubblica di Monza, Luigi Recupero. I funerali si svolgeranno mercoledì. g. a.

Persone citate: Arobba, Caprotti, Giovanni Caprotti, Giovanni Malagoli, Giuseppe Caprotti, Giuseppe Malagoli, Giuseppina Arosio, Luigi Recupero

Luoghi citati: Monza, Novara