La voce di Breznev a 33 giri di Paolo Garimberti

La voce di Breznev a 33 giri DOPO LENIN E STALIN INCISI ANCHE I SUOI DISCORSI La voce di Breznev a 33 giri Il disco, in confezione elegante e con la fotografia in copertina, è in vendita da qualche giorno in un negozio sulla prospettiva Kalinin - Costa poco (450 lire) ma non sembra avere molto successo - Riaffiora il culto della personalità? Il segretario del pcus non perde occasione per dissipare questa ombra: "Il potere è esercitato da un gruppo di eguali" (Dal nostro corrispondente) Mosca, 7 luglio. Al magazin «Melodija» sulla prospettiva Kalinin — il più moderno e fornito negozio dì dischi di Mosca — vendono da qualche giorno un «long playing» con il discorso pronunciato da Leonid Breznev il 23 aprile, al 17" congresso del Komsomol, la lega della gioventù comunista. Nonostante la confezione elegante, con fotografia di Breznev in copertina e una « panoramica » della sala del palazzo dei congressi al Cremlino (dove il discorso fu pronuncialo) sul retro, il prezzo modesto (50 kopechi, poco più di 450 lire) e l'abbondante pubblicità sui giornali, il disco non sembra avere molto successo. Il pubblico fa ressa attorno al banco della musica jazz, si contende in coda disciplinata le ultime novità arrivate dall'Occidente con molto ritardo, sciama nel reparto musica classica, al secondo piano. Ma, durante i quarantacinque minuti trascorsi nel negozio, nessuno si è avvicinato al banco dei « dischi politici », dove il « 33 giri » di Breznev fa bella mostra in mezzo a decine di registrazioni di discorsi di Lenin. Forse per mancanza di clientela, la commessa — una solida russa dal bel viso incorniciato da lunghi capelli biondi, ma dal corpo di una lanciatrice di disco — ha l'aria annoiata, quasi seccata. In silenzio, prende il disco dagli scaffali e lo mette sul banco. «Posso ascoltarlo?», chiedo. « No », risponde secca. «Avete altri dischi di Brez- nev?». La ragazza neppure risponde. Si china, scartabella in fretta una pila di «33 giri» e mi porge, sempre in assoluto silenzio, un disco dalla copertina rossa intitolato: «Leonid Ilic Breznev in Bulgaria, settembre 1973». Prezzo: 1 rublo e 90 kopeki (quasi 1800 lire). Chiedo la ragione di una tale differenza di prezzo tra i due dischi. «Questo è d'importazione», risponde sem¬ pre più seccata la ragazza, indicando sul retro del «Breznev in Bulgaria» la scritta «Made in Bulgaria». Alla cassa, quando viene il mio turno dopo una fila tra giovani abbigliati con pretese occidentali, tutti in «blue jeans» neanche fosse una divisa, mi vergogno un po' a spiegare, come vuole la regola, per quali dischi spendo 2 rubli e mezzo. Sussurro un «Breznev», masticando il più possibile la parola. Questo Breznev a 33 giri è l'ultima conferma che la stella del segretario generale del pcus splende sempre più forte nel firmamento politico del Cremlino. All'infuori di Lenin e di Stalin, nessun altro dirigente della Russia post - rivoluzionaria aveva avuto l'onore di vedere incisi i propri discorsi in un disco. Culto della personalità? Ricordando forse la storica maledizione lanciata dal comitato centrale, il 2 giugno 1956, contro «il culto della personalità e le sue conseguenze», lo stesso Breznev non perde occasione (come è successo nei giorni scorsi, durante la visita di Nixon) per ricordare che nella Russia degli Anni Settanta il potere non è « personale », bensì è esercitato collegialmente da « un gruppo di eguali ». La forma, cosi, è salva, anche se la sostanza è un po' diversa. Gli stessi colleghi di Breznev nella «direzione collegiale» — eccezion fatta per i più autorevoli, quali Podgorny, Kossighin e Suslov — non si fanno scrupolo d'esaltarne il ruolo di suprema guida del Paese e del popolo. Eccone alcuni esempi, tratti dai discorsi pronunciati per celebrare il 20° anniversario delle «terre vergini» («Pravda», 16 marzo 1974). Michail Solomentsev («premier» della Repubblica russa e membro candidato dell'ufficio politico del pcus): «Siamo particolarmente lieti che alle celebrazioni prenda parte un insigne dirigente del pcus e del movimento comunista internazionale, instancabile combattente per la pace, quale Leonid Ilic Breznev». Vladimir Scerbitskij (primo segretario del pc dell'Ucraina e membro del «Politbjuro»): «Con senso di profonda e grata commozione... abbiamo ascoltato il discorso emozionante e illuminante del compagno Leonid Ilic Breznev». Sharaf Rashidov (primo segretario dell'Uzbekistan e membro candidato del «Politbjuro»): «Mille volte grazie a voi, caro Leonid Ilic! Il popolo sovietico vi è infinitamente riconoscente perché ricorda che voi eravate alla testa del partito del Kazachstan in quel periodo indimenticabile, mettendo tutle le vostre conoscenze, la vostra ricca esperienza, il vostro raro talento d'organizzatore al servizio dell'accelerato sviluppo di tutti i settori dell'economia della Repubblica. Proprio voi, Leonid Ilic, avete dato inizio al risveglio delle steppe morte del Kazachstan!» (non sarà forse inutile ricordare che l'operazione «terre vergini» venne lanciata da Kruscev e criticata, poi, dai suoi successori). Paolo Garimberti Leonid Breznev visto da Levine (Copyright N. Y. Rcvicw of Books, Opera Mundi e per l'Italia La Stampa) La voce di Breznev a 33 giri DOPO LENIN E STALIN INCISI ANCHE I SUOI DISCORSI La voce di Breznev a 33 giri Il disco, in confezione elegante e con la fotografia in copertina, è in vendita da qualche giorno in un negozio sulla prospettiva Kalinin - Costa poco (450 lire) ma non sembra avere molto successo - Riaffiora il culto della personalità? Il segretario del pcus non perde occasione per dissipare questa ombra: "Il potere è esercitato da un gruppo di eguali" (Dal nostro corrispondente) Mosca, 7 luglio. Al magazin «Melodija» sulla prospettiva Kalinin — il più moderno e fornito negozio dì dischi di Mosca — vendono da qualche giorno un «long playing» con il discorso pronunciato da Leonid Breznev il 23 aprile, al 17" congresso del Komsomol, la lega della gioventù comunista. Nonostante la confezione elegante, con fotografia di Breznev in copertina e una « panoramica » della sala del palazzo dei congressi al Cremlino (dove il discorso fu pronuncialo) sul retro, il prezzo modesto (50 kopechi, poco più di 450 lire) e l'abbondante pubblicità sui giornali, il disco non sembra avere molto successo. Il pubblico fa ressa attorno al banco della musica jazz, si contende in coda disciplinata le ultime novità arrivate dall'Occidente con molto ritardo, sciama nel reparto musica classica, al secondo piano. Ma, durante i quarantacinque minuti trascorsi nel negozio, nessuno si è avvicinato al banco dei « dischi politici », dove il « 33 giri » di Breznev fa bella mostra in mezzo a decine di registrazioni di discorsi di Lenin. Forse per mancanza di clientela, la commessa — una solida russa dal bel viso incorniciato da lunghi capelli biondi, ma dal corpo di una lanciatrice di disco — ha l'aria annoiata, quasi seccata. In silenzio, prende il disco dagli scaffali e lo mette sul banco. «Posso ascoltarlo?», chiedo. « No », risponde secca. «Avete altri dischi di Brez- nev?». La ragazza neppure risponde. Si china, scartabella in fretta una pila di «33 giri» e mi porge, sempre in assoluto silenzio, un disco dalla copertina rossa intitolato: «Leonid Ilic Breznev in Bulgaria, settembre 1973». Prezzo: 1 rublo e 90 kopeki (quasi 1800 lire). Chiedo la ragione di una tale differenza di prezzo tra i due dischi. «Questo è d'importazione», risponde sem¬ pre più seccata la ragazza, indicando sul retro del «Breznev in Bulgaria» la scritta «Made in Bulgaria». Alla cassa, quando viene il mio turno dopo una fila tra giovani abbigliati con pretese occidentali, tutti in «blue jeans» neanche fosse una divisa, mi vergogno un po' a spiegare, come vuole la regola, per quali dischi spendo 2 rubli e mezzo. Sussurro un «Breznev», masticando il più possibile la parola. Questo Breznev a 33 giri è l'ultima conferma che la stella del segretario generale del pcus splende sempre più forte nel firmamento politico del Cremlino. All'infuori di Lenin e di Stalin, nessun altro dirigente della Russia post - rivoluzionaria aveva avuto l'onore di vedere incisi i propri discorsi in un disco. Culto della personalità? Ricordando forse la storica maledizione lanciata dal comitato centrale, il 2 giugno 1956, contro «il culto della personalità e le sue conseguenze», lo stesso Breznev non perde occasione (come è successo nei giorni scorsi, durante la visita di Nixon) per ricordare che nella Russia degli Anni Settanta il potere non è « personale », bensì è esercitato collegialmente da « un gruppo di eguali ». La forma, cosi, è salva, anche se la sostanza è un po' diversa. Gli stessi colleghi di Breznev nella «direzione collegiale» — eccezion fatta per i più autorevoli, quali Podgorny, Kossighin e Suslov — non si fanno scrupolo d'esaltarne il ruolo di suprema guida del Paese e del popolo. Eccone alcuni esempi, tratti dai discorsi pronunciati per celebrare il 20° anniversario delle «terre vergini» («Pravda», 16 marzo 1974). Michail Solomentsev («premier» della Repubblica russa e membro candidato dell'ufficio politico del pcus): «Siamo particolarmente lieti che alle celebrazioni prenda parte un insigne dirigente del pcus e del movimento comunista internazionale, instancabile combattente per la pace, quale Leonid Ilic Breznev». Vladimir Scerbitskij (primo segretario del pc dell'Ucraina e membro del «Politbjuro»): «Con senso di profonda e grata commozione... abbiamo ascoltato il discorso emozionante e illuminante del compagno Leonid Ilic Breznev». Sharaf Rashidov (primo segretario dell'Uzbekistan e membro candidato del «Politbjuro»): «Mille volte grazie a voi, caro Leonid Ilic! Il popolo sovietico vi è infinitamente riconoscente perché ricorda che voi eravate alla testa del partito del Kazachstan in quel periodo indimenticabile, mettendo tutle le vostre conoscenze, la vostra ricca esperienza, il vostro raro talento d'organizzatore al servizio dell'accelerato sviluppo di tutti i settori dell'economia della Repubblica. Proprio voi, Leonid Ilic, avete dato inizio al risveglio delle steppe morte del Kazachstan!» (non sarà forse inutile ricordare che l'operazione «terre vergini» venne lanciata da Kruscev e criticata, poi, dai suoi successori). Paolo Garimberti Leonid Breznev visto da Levine (Copyright N. Y. Rcvicw of Books, Opera Mundi e per l'Italia La Stampa)