Quando si dice una legge idiota di Marziano Bernardi
Quando si dice una legge idiota Il Museo Egizio di Torino (in difficoltà) chiuso da oggi Quando si dice una legge idiota Da oggi il Museo Egizio di Torino è chiuso a tempo indeterminato. Lo ha annunciato il soprintendente prof. Silvio Curto. Motivi del provvedimento: la mancanza di personale che non permette un'adeguata ed ciuciente sorveglianza su tutto il museo e la mancanza di impianti d'allarme e di condizionamento. Già dal gennaio scorso era sospesa la vendita di cartoline, guide e documentari «per difficoltà in ordine a norme amministrative». Non senza costernazione i torinesi apprendono che il loro Museo Egizio, il più celebre d'Europa, per importanza secondo nel mondo soltanto a quello del Cairo, non sarà visitabile, eccettuate 3 sale, nel periodo estivo e chi sa fino a quando. Ed alla costernazione si aggiunge l'umiliazione di un vanto cittadino che non è provinciale campanilismo, ma giusta coscienza di possedere un grande istituto culturale, invi- I dialo dagli stranieri. Infatti j proprio mentre a Milano inizia la sua nuova vila la bellissima sezione egittologica del Musco Civico del Castello Sforzesco, e 1 l'allestitore di quelle splendide sale, l'architetto torinese Cesare Volpiano, ci dichiara d'esser stato commosso dall'entusia; sino dei milanesi, u Torino il professor Curto suona, incolpevole sagrestano, le campane a morto per il suo museo. Con amarezza egli commenta: «£' necessario che la notizia sia diffusa ad evitare una perdita di tempo ai turisti che deviano dagli itinerari più usuali in Italia, su Torino, solo per vedere il Museo Egizio; e alle scuole torinesi che, ad informarsi e documentarsi sulla sto¬ ria più antica, si precipitano all'Egizio stesso». Bastano queste poche parole a chiarite qual sia l'attrazione del Museo sulla cultura internazionale; qual sia la sua eccezionale funzione didattica presso i giovani. Ma all'una e all'altra lo Stato italiano e indifferente, e le «verifiche» dei nostri governanti e partiti non giungono fino alle mummie ed ai papiri. Ma quando poi per caso se ne occupano, allora nascono le leggi idiote. Il sistema di assunzione dei custodi — concorsi per esami, come se un custode dovesse essere un egittologo — non consente il ricupero tempestivo dei posti di quelli che lasciano il servizio. La eliminazione dei banchi di vendita, all'ingresso del Museo, di cartoline, pubblicazioni scientifiche, eccetera, è dovuta a una legge I amministrativa mal formulata e peggio applicala. Cosi agli Uffizi di Firenze non potemmo, mesi addietro, comprare una monografia che ci interessava. L'acquisteremo al Louvre, in una prossima gita a Parigi. L'amministrazione del nostro patrimonio storico-artistico è per ogni verso esemplare. Accetteranno i torinesi senza protestare questa mortificazione del loro più famoso Museo? L'accetteranno l'amministrazione civica e la Regione piemontese, proprio nel centocinquantesimo anniversario della visita di lean-Franeois Champollion all'incomparabile raccolta Drovetti d'antichità egizie, quell'anno acquistala dal re Carlo Felice? Ci era stala promessa solenne celebrazione dell'avvenimento. Si era ricordata l'esclamazione del prodigioso glottologo, decifratore della scrittura geroglifica egizia: «Per me la via di Menfi e di Tebe passa per Torino!». Ed ora ci chiudono le porte in faccia, come le hanno chiuse a Brera, a Milano, e in altri musei d'altre città. E' dunque fatale che ogni organismo dipendente dallo Stato o non l'unzioni o funzioni male? Perché ciò non avviene nei musei municipali? Marziano Bernardi (A pagina 7 servizio sulla situazione rlno) dei Musei a To¬ Quando si dice una legge idiota Il Museo Egizio di Torino (in difficoltà) chiuso da oggi Quando si dice una legge idiota Da oggi il Museo Egizio di Torino è chiuso a tempo indeterminato. Lo ha annunciato il soprintendente prof. Silvio Curto. Motivi del provvedimento: la mancanza di personale che non permette un'adeguata ed ciuciente sorveglianza su tutto il museo e la mancanza di impianti d'allarme e di condizionamento. Già dal gennaio scorso era sospesa la vendita di cartoline, guide e documentari «per difficoltà in ordine a norme amministrative». Non senza costernazione i torinesi apprendono che il loro Museo Egizio, il più celebre d'Europa, per importanza secondo nel mondo soltanto a quello del Cairo, non sarà visitabile, eccettuate 3 sale, nel periodo estivo e chi sa fino a quando. Ed alla costernazione si aggiunge l'umiliazione di un vanto cittadino che non è provinciale campanilismo, ma giusta coscienza di possedere un grande istituto culturale, invi- I dialo dagli stranieri. Infatti j proprio mentre a Milano inizia la sua nuova vila la bellissima sezione egittologica del Musco Civico del Castello Sforzesco, e 1 l'allestitore di quelle splendide sale, l'architetto torinese Cesare Volpiano, ci dichiara d'esser stato commosso dall'entusia; sino dei milanesi, u Torino il professor Curto suona, incolpevole sagrestano, le campane a morto per il suo museo. Con amarezza egli commenta: «£' necessario che la notizia sia diffusa ad evitare una perdita di tempo ai turisti che deviano dagli itinerari più usuali in Italia, su Torino, solo per vedere il Museo Egizio; e alle scuole torinesi che, ad informarsi e documentarsi sulla sto¬ ria più antica, si precipitano all'Egizio stesso». Bastano queste poche parole a chiarite qual sia l'attrazione del Museo sulla cultura internazionale; qual sia la sua eccezionale funzione didattica presso i giovani. Ma all'una e all'altra lo Stato italiano e indifferente, e le «verifiche» dei nostri governanti e partiti non giungono fino alle mummie ed ai papiri. Ma quando poi per caso se ne occupano, allora nascono le leggi idiote. Il sistema di assunzione dei custodi — concorsi per esami, come se un custode dovesse essere un egittologo — non consente il ricupero tempestivo dei posti di quelli che lasciano il servizio. La eliminazione dei banchi di vendita, all'ingresso del Museo, di cartoline, pubblicazioni scientifiche, eccetera, è dovuta a una legge I amministrativa mal formulata e peggio applicala. Cosi agli Uffizi di Firenze non potemmo, mesi addietro, comprare una monografia che ci interessava. L'acquisteremo al Louvre, in una prossima gita a Parigi. L'amministrazione del nostro patrimonio storico-artistico è per ogni verso esemplare. Accetteranno i torinesi senza protestare questa mortificazione del loro più famoso Museo? L'accetteranno l'amministrazione civica e la Regione piemontese, proprio nel centocinquantesimo anniversario della visita di lean-Franeois Champollion all'incomparabile raccolta Drovetti d'antichità egizie, quell'anno acquistala dal re Carlo Felice? Ci era stala promessa solenne celebrazione dell'avvenimento. Si era ricordata l'esclamazione del prodigioso glottologo, decifratore della scrittura geroglifica egizia: «Per me la via di Menfi e di Tebe passa per Torino!». Ed ora ci chiudono le porte in faccia, come le hanno chiuse a Brera, a Milano, e in altri musei d'altre città. E' dunque fatale che ogni organismo dipendente dallo Stato o non l'unzioni o funzioni male? Perché ciò non avviene nei musei municipali? Marziano Bernardi (A pagina 7 servizio sulla situazione rlno) dei Musei a To¬
Persone citate: Brera, Carlo Felice, Cesare Volpiano, Curto, Drovetti, Silvio Curto
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