"Sentii gli spari, il bruciore di due ferite e scappai mentre Lorenzo cadeva ucciso,.

"Sentii gli spari, il bruciore di due ferite e scappai mentre Lorenzo cadeva ucciso,. Processo ai complici del bandito abbattuto nell'atrio del cinema Capitol "Sentii gli spari, il bruciore di due ferite e scappai mentre Lorenzo cadeva ucciso,. Drammatica testimonianza dell'amico sopravvissuto - "Non capivo più nulla, correvo come un pazzo" - Il dibattimento è stato sospeso per la mancata citazione, come teste, del carabiniere che reagì con le armi alla rapina e fu prosciolto «Ci siamo infilati in testa la calzamaglia, siamo entrati nel cinema. Io avevo il compito di controllare la situazione, il mio amico Lorenzo D'Andrea doveva farsi consegnare l'incasso della serata. Facendoci scudo con due spettatori che in quel momento uscivano dalla sala, siamo avanzati dicendo "Questa è una rapina. State fermi". Accanto alla cassiera ho visto un uomo vestito di chiaro, che stava parlando con lei. Tutto è accaduto in pochi attimi: D'Andrea, non so perché, ha colpito l'uomo col calcio della pistola. Ho udito sparare, mi sono voltato per fuggire, sulla porta sono stato raggiunto da due prolettili, uno al braccio, l'altro alla gamba. Non capivo più nulla, correvo verso piazza Solferino, come un pazzo». Con queste parole Pasquale Guggino, 24 anni, da Caltanissetta, ha raccontato ieri mattina al tribunale (pres. Lacquanlti, p.m. Witzel, cane. Picone) la tragica tentata rapina del 16 ottobre scorso al cinema Capitol. Accanto alla cassiera, Delia Ferraris, 38 anni, c'era il suo fidanzato, Luigi Congiu, 32 anni, carabiniere del nucleo investigativo, in borghese. Tramortito dalla botta in testa del D'Andrea, il Conglu perse l'equilibrio, fu per cadere: ma si riebbe subito, estrasse la pistola d'ordinanza e sparò cinque colpi sui banditi, uccidendo il D'Andrea - 18 anni — e ferendo il Guggino. Con quest'ultimo (catturato poche ore dopo in ospedale) è comparso sul banco degli imputati Giuseppe Magro, 24 anni, anche lu; di Caltanissetta. Secondo l'accusa, sarebbe il terzo complice della banda: quello che studiò il colpo passando e ripassando davanti al cinema nei giorni precedenti la rapina (e la cassiera afferma di averlo notato), e che, al volante di una macchina, avrebbe dovuto attendere i complici per fuggire con loro. Ma il Magro sostiene di non saperne nulla. «Quel pomeriggio — ha detto ai giudici — mi sono incontralo col Guggino, che alloggiava nella mia pensione, e abbiamo fatto insieme quattro passi. Ci siamo lasciati verso sera, e non l'ho più visto. Comunque, non avrei potuto accompagnare i due a fare la rapina, perché non so guidare. La macchina ce l'ho, ma si trova a Caltanissetta». Scomparso da Torino qualche giorno dopo 11 sanguinoso assalto, fu raggiunto in Sicilia da un mandato di cattura per concorso nella tentata rapina. Mandato di cattura che i difensori — avv. Albanese e Salerno — hanno impugnato ieri in aula, dimo strandone la illegittimità alla luce di un'interpretazione giurispru- denziale, per cui il tribunale ha ordinato la scarcerazione del giovane. Il Guggino, difeso dagli avv. De Marchi e Mittone ha cercato di attenuare la sua responsabilità, dichiarando: «L'idea di fare la rapina è venuta al D'Andrea. Lo incontrai quel giorno a Porta Nuova, e mi propose il colpo. "Alle armi ci penso io" mi disse "Tu occupati dalle calzemaglie". Ne aLquistal un palo nel pomeriggio, poi, dopo cena, andai all'appuntamento col D'Andrea. Mi mise in mano una pistola, una scacciaca- ni, mentre lui impugnò una pisto-ta, vera». Presidente: «Ma se doveva controllare la situazioTie, l'arma vera l'avrà avuta lei. Chi c'era, fuori, ad aspettarvi con l'auto?». Guggino: «Nessuno, il Magro non c'entra. Io e il D'Andrea eravamo sicuri di farcela a piedi». Pres.: « Le rapine con calzamaglia e pistola non si fanno senza macchina. E poi, dica la verità: la sua era un'arma autentica». Imp.: «No, una pistola giocattolo ». A questo punto il tribunale avrebbe dovuto interrogare i testimoni, ma ci si è accorti che mancava la citazione del carabiniere Congiu. L'udienza è stata rinviata ai 20 novembre prossimo. Il Congiu, si ricorderà, è stato prosciolto con formula ampia dall'imputazione di omicidio del D'Andrea, il giudice istruttore ha accolto la tesi del suo difensore, aw. Gabri, e cioè che nel suo comportamento esistevano tutti i requisiti della legittima difesa: attualità del pericolo, diritto e necessità di difendersi, proporzione tra offesa e difesa. * Il tribunale ha condannato a 9 mesi di reclusione con i benefici di legge Luigi Iacino, 22 anni, da Corigliano Calabro, imputato di tentata estorsione. Il 19 agosto rubò le chiavi, il bollo e il libretto di circolazione dall'* Alfetta » di Pasquale Lo Presti. Poi telefonò al fratello. Rocco (l'impresario di Bardonecchia in attesa che il tribunale si pronunci sulle sue presunte attività mafiose) e gli disse: «Se vuoi riavere il tutto, devi pagare 100 mila lire». L'ingenuo tentativo di ricatto finì nel nulla: il Iacino è stato facilmente smascherato e tratto in arresto Pasquale Guggino e Giuseppe Magro durante il processo - La cassiera Delia Ferraris

Luoghi citati: Bardonecchia, Caltanissetta, Corigliano Calabro, Salerno, Sicilia, Torino