Problemi nella Cee dei prezzi agricoli di Manlio Rossi Doria

Problemi nella Cee dei prezzi agricoli Europa verde, quale rilancio? Problemi nella Cee dei prezzi agricoli Prima di sviluppare alcune considerazioni sui temi indicati nell'articolo precedente, ritengo opportuno mettere in evidenza un aspetto della situazione, nuovo rispetto al passato e pregiudiziale per una corretta impostazione della revisione della politica agricola comune, ossia il mutato rapporto dei prezzi agricoli sul mercato europeo e su quello internazionale. La politica agricola della Comunità europea è stata costruita e si è retta sino a due anni or sono sul sostegno artificiale dei prezzi agricoli. I regolamenti comunitari avevano stabilito, infatti, per singoli prodotti o gruppi di prodotti, un sistema di protezione e regolazione tale da assicurare ai produttori agricoli europei prezzi non solo stabiliti e uguali per tutti, ma notevolmente superiori a quelli dei mercati internazionali. Alla vigilia della tempesta, nel 1967-'68, i prezzi comunitari superavano quelli internazionali del 68 per cento per il grano, del 60 per cento per il granturco, del 52 per cento per la carne bovina e suina, del 54 per cento per il pollame, del 63 per cento per le uova, del 66 per cento per l'olio d'oliva, senza parlare dello zucchero e del burro, i cui indici erano rispettivamente pari a 338 e 250, fatti uguali a 100 i prezzi internazionali (vedi al riguardo: «Un futuro per l'agricoltura europea: rapporto di un gruppo di esperti», a cura di Pierre Uri, Franco Angeli editore, Milano 1971, pag. 140-141). Con ragione si diceva allora che i prezzi internazionali, eccessivamente depressi, non costituivano un appropriato termine di riferimento. Se, infatti, con i prezzi suindicati, l'Europa dei Sei s'era organizzata come mercato chiuso a difesa dei suoi agricoltori, gli Stati Uniti avevano edificato da tempo in difesa dei propri un complicato sistema di sostegni, la Gran Bretagna aveva fatto ricorso ad un consistente sistema di «pagamenti integrativi» agli agricoltori, i Paesi dell'America Latina avevano trovato nell'inflazione ininterrotta una qualche difesa, il blocco sovietico e la Cina erano chiusi entro le mura delle loro economie pianificate. A pagar le spese del basso livello dei prezzi internazionali erano restati, pertanto, solo pochi Paesi, il cui contributo al commercio internazionale aveva scarso rilievo, europei e prezzi mondiali si può, quindi, considerare ormai durevole e non passeggera. Da questa nuova condizione e prospettiva la Comunità europea sarà costretta a trarre le conseguenze e a impostare la propria politica nel nuovo, anche se malfermo, quadro internazionale. A meno che la crisi non sfugga dalle mani, ogni sforzo dovrà essere fatto per raggiungere al più presto un nuovo assetto economico internazionale. Questo dovrebbe essere basato — oltre che sull'instaurazione di un ordine monetario in qualche modo paragonabile per stabilità al demolito ordine di Bretton Woods — su un sistema di accordi internazionali per i principali settori sui quali si regge la moderna economia. // raccolto 74 Per i prodotti agricoli le vicende sopra ricordate, col superamento del divario dei prezzi, hanno forse creato la fondamentale necessaria premessa per accordi efficaci. Sta ora ai governi — e particolarmente alla Comunità europea, da un lato, e agli Stati Uniti, dall'altro (data la loro preminente posizione nel settore) — di farsene promotori, vincendo le inevitabili resistenze dei gruppi speculativi e vincolando alcune grosse «multinazionali» del settore alimentare e distributivo, che vi sono interessate. Se questo non sapessero fare, i Paesi industrializzati verrebbero meno alla loro fondamentale funzione e renderebbero impossibile o precaria la lotta all'inflazione. Anche se è prematuro pensare che un risultato in questo senso possa essere raggiunto nella Conferenza per l'alimentazione indetta per il novembre dalle Nazioni Unite a Roma, presso la Fao, per suggerimento di Kissinger, è certo che in quella occasione potrebbe essere fatto chiaramente il punto sulla situazione e potrebbe essere avviato un concreto lavoro per la preparazione di tali accordi. Il raccolto del 1974 — che si sperava (sino alle non buone notizie dell'ultimo mese) potesse superare la stretta degli anni passati e ricostituire scorte di adeguata consistenza — avrebbe potuto consentire l'avvio di questo nuovo corso. Anche se così non fosse non è utopia mirare sin d'ora ad una stabilizzazione dei prezzi mondiali a livelli non lontani dagli attuali livelli comunitari e a una manovra concertata delle scorte e degli scambi. Obiettivo finale di una tale azione potrebbe essere la creazione e il regolare funzionamento di specifici «accordi di mercato», retti da organismi simili a quelli che operano, con compiti e dimensioni più modesti, in molte parti del mondo, sotto il nome di Marketing Boards. Come tutte le politiche degne di questo nome, per rag¬ giungere un tale obiettivo occorre spirito di collaborazione, volontà politica ed energia. Ben concepiti e attuati, accordi di questo genere (qualora fossero instaurati e garantiti dalla Comunità, dagli Stati Uniti e da alcuni altri Stati interessati) potrebbero forse essere attuati anche senza far ricorso all'oneroso e troppo rigido sistema delle scorte pubbliche, lasciando spazio ai tradizionali operatori economici, a condizione che questi accettino i vincoli inerenti agli accordi internazionali per prodotti o gruppi di prodotti. Se la problematica, le prospettive e le proposte ora indicate hanno un senso — e non vediamo chi possa negarlo, riflettendo sulla passata e sull'attuale esperienza di disordine e di crisi — è chiaro che la Comunità europea per prima se ne dovrebbe dare carico. Essa, cioè, dovrebbe porre questi temi a! centro della propria attenzione, abbandonando al suo interno la via dei rappezzi della vecchia politica agricola e assumendo, verso l'esterno, una coraggiosa iniziativa nel senso indicato. Manlio Rossi Doria (Il precedente articolo di Manlio Rossi Doria sul rilancio dell'Europa Verde è stato pubblicalo sabato 24 agosto, pagina 1).

Persone citate: Franco Angeli, Kissinger, Manlio Rossi Doria, Woods