Ricordo dell'artista Amilcare Pizzi di Marziano Bernardi

Ricordo dell'artista Amilcare Pizzi Ricordo dell'artista Amilcare Pizzi Maestro della grafica Conosciuto in Europa, ebbe commissioni dall'America e dalla Russia Era un uomo d'una vitalità, di un'attività sorprendente, e certo la sua energia fìsica conservata fino ad età tardissima gli veniva dal giovanile esercizio del gioco del calcio, curiosamente legato ai suoi inizi di tipografo: perché era con le poche migliaia di lire del premio d'ingaggio da terzino del Milan ch'egli aveva potuto acquistare una logora macchina da stampa a pedale e da dipendente della Sonzogno diventare, benché in società, un « padroncino » di tipografia; l'altra passione che aveva nel sangue e che l'avrebbe portato a capo del grandioso stabilimento di Cinisello Balsamo dopo la distruzione sotto le bombe e la impavida ricostruzione di quello di Milano. Dell'essere stato, orfano del padre, un « martinitt » del pio istituto milanese, dell'aver vinto la durissima miseria della propria adolescenza con le sole sue forze, il cavaliere del Lavoro Amilcare Pizzi era orgoglioso, e non lo nascondeva agli amici. L'ascesa fu lenta e modesta fino alla prima guerra mondiale. Ma lo soccorreva oltre la vivida intelligenza professionale che lo spingeva alla sperimentazione di tecniche nuove nell'arte della stampa (fu il primo in Italia ad intuire ed applicare le possibilità dell'offset), l'amore della cultura conquistata da autodidatta e l'interesse per le cose dell'arte. Già allora sentì l'ambizione di emulare, nella riprodu- zione fotomeccanica a colori della pittura antica e moderna, i grandi stampatori stranieri, tipo Skira; e va detto che vi riuscì pienamente, in un Paese che ancora si accontentava, in questo campo, di risultati mediocri (Lionello Venturi per il volume sulla collezione Gualino dovette ricorrere a uno stabilimento tedesco). Ma non soltanto rivaleggiò con quegli esempi: li superò largamente nel secondo dopoguerra; e se si confrontano le riproduzioni a colori di Pizzi degli affreschi di Piero della Francesca ad Arezzo con quelli di Skira, si nota come assai più fedeli agli originali siano le stampe dei libro della collezione « Silvana », così chiamata in memoria dell'unica figlia del Pizzi, perduta nel 1943. Porse fu anche quel chiuso, inconsolabile dolore a stimolare il puntiglio di perfezione cui andava educando il suo valente successore, il nipote Rodolfo. Era incontentabile nel suo lavoro; e di ciò facemmo personale esperienza nella compilazione delle prime quattordici monografie della collana dell'Istituto bancario San Paolo di Torino sui monumenti e sull'arte del Piemonte, e in altri libri per i quali chiedemmo la sua insuperabile esperienza, compreso quello dei « Tesori d'arte antica in Piemonte », stampato per la Fiat. In tali circostanze Pizzi era pronto a sacrificare il guadagno pur di ottenere un ri- sultato ineccepibile: cinque volte ripete le prove cromatiche per l'Antonello di Palazzo Madama, al chiuso e all'aperto, con luce artificiale e luce naturale, per far risaltare a dovere la figura sul fondo. Col medesimo spirito di incontentabilità condusse a termine lo stupendo, monumentale facsimile del « Codice del Padre Resta », dell'Ambrosiana di Milano, eseguito per il Credito Italiano e giudicato nelle mostre internazionali il capolavoro dell'arte grafica moderna. Il suo nome era conosciuto in tutta Europa, in America come nell'Unione Sovietica, commissioni gli venivano da entrambi quei Paesi; ma quando si trattava d'una impresa specificatamente culturale egli restava l'uomo generoso ed entusiasta che in piena guerra, preso dal terrore (forse da un presentimento) che i giovanili affreschi del Mantegna agli Eremitani di Padova potessero perire, era corso a fotografare a colori la cappella Ovetari: pochi giorni dopo, nel '44, quelle meraviglie in gran parte sparivano, e la loro migliore documentazione resta quella di Pizzi, affidata a un volume della « Silvana »; come altri innumerevoli tesori son documentati dai diciannove infoglio della collezione « L'arte mondiale» dell'Unesco, che figurano pubblicati dalla New York Graphic Society, ma che furono stampati dal maestro italiano Amilcare Pizzi, morto ieri l'altro nella sua villa di Cinello sopra Bellaggio. Marziano Bernardi