Del Forno, un campione della volontà

Del Forno, un campione della volontà I campionati europei di atletica traguardo difficile per gli azzurri Del Forno, un campione della volontà Sei ore di allenamento al giorno per primeggiare nel salto in alto - Adesso soffre di un dolore all'inguine - L'allenatore Amzil è pessimista, ma lui dice: "Niente crisi, a Roma ci sarò" - Un atleta troppo spesso perseguitato dalla sfortuna (Dal nostro inviato speciale) Formia, 27 agosto. Il premio Oscar della grinta nell'atletica italiana va senz'altro assegnato a Enzo Del Forno, specialista in voli dalla pedana dell'alto preparati con una media di sei ore di allenamento al giorno, spesso dedicati a sollevare pesi in dosi tali da far scricchiolare muscoli e volontà di chi non sia fatto di ferro come questo friulano indomabile. Adesso Del Forno sta male, soffre per un maledetto dolore all'inguine e alla gamba destra: la diagnosi parla di infiammazione al tendine del retto femorale, con conseguente contrattura ai muscoli della coscia; lui sa soltanto che quando prova la rincorsa sente fitte graffiami e gli viene da urlare. Però continua ad allenarsi, in palestra e in pedana. E non vuole sentir parlare di crisi. Secondo qualcuno, Del Forno rischia di non partecipare agli europei. Anche il professor Anzil, il suo certosino allenatore, filosofo delle più moderne (e dure) metodologie di preparazione, è pessimista. Ha visto il suo atleta, qui a Formia, fermarsi a due metri e cinque nella gara di domenica, lo ha rivisto stamane in difficoltà nelle prove di una lunga serie di salti a quota 2,10: - Sono preoccupato — spiega il tecnico — perché fra sette giorni esatti bisognerà fare le gare degli europei e il dolore è ancora forte, obbliga l'atleta ad assumere posizioni non ortodosse nella rincorsa, gli pregiudica l'efficacia dell'appoggio con il piede destro e poi lo scavalcamento dell'asticella. Risogna pensarci su, non mi sembra opportuno rovinare il lavoro di anni con una presta¬ zione sotto tono, rischiando di fallire anche la qualiiicazlone olla finale ». Anzil è la voce dell'esperienza e della razionalità, Del Forno quella del cuore e della grinta. Sentitelo: « Non m'importa niente, io voglio gareggiare. Agli europei ci sarò, a costo di spezzarmi il tendine li, davanti a tutti. E dico anche che i 2,14 necessari per entrare in finale li supererò in qualche modo, in qualsiasi stile, magari a rana o a farfalla, lo non mi arrendo *. La differenza di opinioni tra Anzil e Del Forno — un tandem affiatato, insuperabile — è pateticamente singolare. Il maestro teme la « dequalificazione » dell'allievo, questi sente bollire dentro l'orgoglio. E ricorda: « Anche a Monaco, prima delle Olimpiadi, avevo un tendine che mi faceva soffrire, alla gamba sinistra. Non riuscivo a camminare. Per due giorni mi hanno portato i pasti in camera. Poi mi sono stufato, sono corso al campo e ho ripreso ad allenarmi: in gara ho superato due volte I 2,15, prima in qualificazione e poi in finale, non so ancora come. Chissà, forse la grinta... ». E Anzil, spietatamente logico, risponde: « Bisogna fare sempre delle scelte razionali. Ricordiamoci che Enrico Toti non aveva risolto tutto, col suo gesto: quella sua stampella non avrà nemmeno colpito un elmetto nemico ». Già, ma a Del Forno un tipo come Toti piace molto. Infatti, lui dice: « Agli europei ci sarò; anche soltanto per fare la figura del mutilato ». Il » punto » della situazione è stato fatto oggi a mezzogiorno, dopo un intenso allenamento in pedana, che ha visto Del Forno obbligato a variare la fase finale della rincorsa, condizionato dal dolore: Enzo scuoteva la testa, mugunnava con l'allenatore in quell'incredibile dialetto friulano che ne accentua il tono adirato, scuoteva la testa, poi ricominciava a saltare. Uno spettacolo, anche se poco allegro. Come quando Del Forno va a soffrire sotto I pesi, tenendosi in equilibrio sulle spalle un bilanciere che può essere anche di 280 chili e che bisogna « accompagnare » versò il basso per pochi, terribili secondi. Chi vede (o almeno sa) queste cose — calvari quotidiani ormai indispensabili per un atleta che voglia emergere a livello mondiale — non può che indignarsi quando sente e legge critiche superficiali verso campioni che hanno volutamente aumentato i rischi per la propria incolumità fisica per portare, su limiti sempre più alti, il rendimento atletico. * Purtroppo, nell'atletica italiana regnano improvvisazione e pressappochismo — osserva amaramente Anzil che ha perso sei chili per seguire Enzo —, non c'è la minima assistenza medica per atleti che laticano così tanto. Da quando lo conosco. Del Forno è stato visitato una sola volta, a Roma, con un esame superficiale e generico dal medico condotto di un paese di montagna. E a Tarvisio, dove eravamo in allenamento con I saltatori del lungo e del triplo, non c'era nemmeno un massaggiatore. Quando, al primi di agosto, Del Forno ha accusato questi disturbi, abbiamo dovuto andare ad Udine per cercare un dottore, poi è intervenuto un medico della federazione: ma le cure non mi sembra proprio che siano servite ». Dopo tanto sudore. Del Forno merita almeno una piccola razione di fortuna. Invece la malasorte si accanisce contro di lui e pure contro certi suoi compagni: a parte il tendine infiammato, il friulano ha trovato perfino un cane che gli ha morso un piede un mese fa, mentre l'altro saltatore, Ferrari, si è sentito una scheggia entrare nell'occhio mentre stava al finestrino del treno, rientrando da una trasferta con la Nazionale giovanile. Antonio Tavarozzi

Luoghi citati: Formia, Monaco, Roma, Tarvisio, Udine