Villa, l'antidivo è in testa a tutti di Giorgio Viglino

Villa, l'antidivo è in testa a tutti "Mondiale,, dopo undici anni Villa, l'antidivo è in testa a tutti Il successo assoluto a dispetto di molti - Ha provato le moto migliori - Ha vinto con chi gli ha saputo dare piena fiducia Lo sport italiano ammalato di divismo accoglie con una certa sorpresa personaggi nuovi che non rispondano ai canoni classici. Sta bene Agostini, bello e conquistatore, Dlblasi dal profilo greco, Flasconaro con quel tanto di élite razzistica che qualcuno gli mette addosso, ma adesso come la mettiamo con Walter Villa, modenese pacioso, che è l'antitutto e sarebbe l'ideale per un carosello Vlsmara piuttosto che Negroni? Eppure Walter Villa, trentun anni sposato con due figli, è l'uomo nuovo del motociclismo italiano, nuovo dopo undici anni di corriera compiuti all'ombra di personaggi più brillanti, forse più bravi, e di altri soltanto ossequienti agli ordini, pronti a dir sì e a rischiare oltre I limiti dell'onesto per non urtare la suscettibilità del padrone di turno. Walter campione del mondo è scomodo per molti, così come d'altro canto il successo dell'Aermacchl disturba per ragioni diverse, tant'è vero che, a far fede a chi tratta per lui impegni ed ingaggi, gli ingaggi proposti ora per I circuiti di fine stagione sono inferiori a quelli della primavera scorsa e non per iniziativa dei singoli organizzatori. Le due componenti del successo, uomo e moto, vanno analizzate separatamente, proprio per la progressione diversa che l'uno e l'altra hanno avuto, pur giungendo allo fine ad un amalgama completo. Walter comincia a correre intorno al sessanta. In famiglia c'è già Francesco che ha un'esperienza, ma mezzi non ce ne sono moltissimi, poiché In famiglia sono cinque I fratelli e II padre costruendo cascine, la villa del geometra, o poco di più non ha fatto a tempo certo ad arricchire. Francesco mette su un'officina e Walter prende a lavorare con lui. Alla domenica vanno in giro a correre, gare in salita, corse in circuito, credo anche qualche prova di regolarità o trial, con le moto che hanno sistemato durante la settimana tra un lavoro retribuito e l'altro. In archivio abbiamo trovato le fotografie di Walter In lizza alla SassiSuperga ed erano già gli anni Intorno al settanta quando parecchie case si interessavano a lui, salvo poi dimenticarlo per calcolo o distrazione. La carriera si sviluppa prima nelle mlcrocilindrate, la 60 ce il corrispondente della 50 ce attuale, poi la 175 ce con titoli italiani di categoria. Per conquistare il primato assoluto pur nel ristretto microcosmo Italiano bisogna arrivare fino allo scorso anno e alle prove disputate in sella ad una Yamaha acquistata con qualche sacrificio In più. Le tappe della carriera sono però tutte da protagonista tant'è vero che a Walter vengono affidate praticamente tutte le moto che contano degli ultimi dieci anni. Prendiamo gli episodi separati l'un dall'altro. La MV ingaggia Villa per una corsa. Il suo compito è tenere indietro rivali scomodi e Walter si ingegna come può, assolve al suo compito, ma il capitolo si chiude subito. La Benelli fa di più. Tiene a bagnomaria il pilota per un anno, non lo ingaggia ma lo impegna, gli fa balenare la possibilità di una stagione intera ma poi ritira la moto quando la distanza dei circuiti supera il confine nord della Romagna. C'è l'episodio di Monza dove la Benelli di Villa è causa indiretta della tragedia In cui il pilota in sella alla sua Yamaha sarà a sua volta coinvolto. C'è chi non vuol capire che nessuno ha mai indicato Walter come responsabile e allora spieghiamo: si è soltanto evitato di scrivere a chiare lettere che avendo la federazione ingaggiato a suon di milioni la Benelli nessun commissario aveva fatto quello che il regolamento impone: fermare la moto danneggiata. Comunque anche questo episodio servi per ispessire la cortina di isolamento intorno a Villa. « A esser comunista non sa¬ rò mica appestato » dice con la sua voce rotonda che ha accenti emiliani soltanto sfumati e proprio per questo più belli. Forse no per molti, ma in qualche ambiente Industriale quella sua attività, non nascosta anche se tutt'altro che ostentata, ha senz'altro trovato estimatori al negativo. E cosi si è giunti allo strano ingaggio di quest'anno da parte dell'Aermacchl, nella quale malgrado i diversi cambi di proprietà, è ancora decisiva l'opinione del principe Borghese, non quello ma II cugino. Più o meno è stato un contratto alla pari, io ti do la moto e tu la guidi, e per I quattrini ci si mette d'accordo di volta in volta. E l'accordo ha retto, sull'onda di risultati sempre eccellenti che registrano alla fine quattro vittorie e I piazzamenti laddove una partenza brutta Impedì al pilota di rimontare su macchine, le Yamaha, che sono più potenti anche se un poco meno sfruttabili. Il successo di uno contro tutti. E veniamo all'Aermacchi, marca varesina legata al momento d'oro del boom motociclistico italiano quando la cilindrata ideale era tra i 125 e i 175 ce. L'Ala d'oro e poi l'Aletta utilizzata in corsa furono quasi eroiche e per la strada quante ali sul serbatoio per moto di costo limitato e dall'eificienza ottima. Bergamonti e Gilberto Milani riuscirono a tirar fuori cavalli inesistenti da quelle moto e la tradizione corsa/ola rimase anche nei complicati cambi di proprietà. L'Aermacchi fu assorbita dalla Harley Davidson americana, ma la stessa Harley era stata acquistata a sua volta da una AMF a capitale misto che In definitiva riportava l'intero giro finanziario nell'orbita italiana, al netto probabilmente di tassazioni. L'impegno non mutò anche se il reparto corse fu affidato praticamente soltanto all'entusiasmo dì chi vi lavorava e di chi correva. Con Renzo Pasolini la nuova bicilìndrica raffreddata ad acqua cominciò a diventare competitiva, ma dietro c'era il lavoro di Milani, il campione che al motociclismo ha lasciato qualche centimetro di gamba, di Mascheroni e Fabris, due personaggi opposti ma inimitabili in tutto il mondo motociclistico, lavoro che è ripreso con lena quasi con rabbia vendicatrice dopo la fine assurda di Renzo a Monza. Il premio è venuto adesso e il futuro riserva traguardi ancora più ambiziosi al trio e al pilota. Traguardi massimi avrà anche la Morbidelli, altra piccola marca italiana che un mondiale ancora non lo ha conquistato ma lo programma per la prossima stagione con alla guida Paolo PiIeri. Poveretto, ha corso con una clavlcola spezzata, ed è stato anche beffeggiato da chi pensa in sette nero di aver trovato il segreto dell'onniscienza! Giorgio Viglino Walter Villa

Luoghi citati: Monza, Romagna