Una "strega,, alla spiaggia di Clara Grifoni
Una "strega,, alla spiaggia Un curioso personaggio sulla riviera di Ponente Una "strega,, alla spiaggia Cinquantenne, abbronzata, sempre con un ventaglio di carte in mano, terrorizza i bagnanti con le sue previsioni - E molti, credano o no al sortilegio, preferiscono tenersela buona (Nostro servizio particolare) Sanremo, 27 agosto. | Dagli stabilimenti che, fra i Sanremo e Ventimiglia, lot- tizzano metro per metro la costa dirupata e sassosa (escluso qualche lembo, generalmente cosparso di detriti, riservato a « spiaggia libera ») è scomparso il folklore spicciolo: non si vedono più gli ambulanti col cesto dei crafen o la pesante valigia colma di tovaglie ricamate a punto-ombra, né i falsi marocchini col fez e i tappeti di Monza sul braccio. In compenso, tra gli ombrelloni piantati fortunosamente su una certa scogliera, ha fatto la sua comparsa un personaggio del tutto adeguato alla nostra società schizofrenica, che tiene un piede nel Duemila e l'altro nel Medioevo: la strega balneare. Nulla, nel suo aspetto, sembra apparentarla con l'immagine tradizionale: è una cinquantenne grassoccia e abbronzata, in due pezzi bianco; ha i capelli grigi tagliati corti, un'espressione bonaria appena smentita dallo sguardo chiaro, gelido e pungente. Sulla spiaggia sta sempre con un ventaglio di carte in mano: le partite si susseguono a un tavolo improvvisato, lastrone di roccia, o materassino di gomma. Ogni mattina, la signora reperisce immancabilmente dei compagni (di solito, compagne) in un entourage volenteroso e di qualità. La scogliera è ben frequentata. Mai che vi capiti un bagnante d'accatto; tra gli habitués ci sono famiglie d'industrialotti per lo più lombardi, le signore che escono col dalmata al guinzaglio dalla residence condominiale, i figli giovanetti strizzati nei bluejeans a toppe sul sedere, le gìovanette col marchio a fuoco (la lettre de noblesse delle quindici-diciottenni) impressogli all'interno d'una caviglia o di entrambe, dalla rovente marmitta della Kawasaki, dopo una folle corsa a spalle di qualche Centauro. | ragazzine che offrì alla gio i catrice l'occasione di rivelare i suoi poteri e guadagnarsi Fu proprio una di queste Ia vita l'appellativo di strega. Un mattino: « Tu sei indisposta ed hai una tremenda fitta qui » disse la signora a una biondina, toccandosi il basso ventre. La quindicenne !sbiancò, sotto la tintarella: era davvero indisposta e pativa di quella fitta. Venne poi il turno d'una bagnante di mezz'età: « Lei, se non sbaglio, ha avuto un'operazione qui » e si toccò la base del collo, aggiungendo: « Ma stia attenta. Non è guarita ». Anche la signora sbiancò, mentre replicava: « Non sbaglia, sfido! La cicatrice si vede. Però sono guarita ». L'altra scosse il capo e, nel pomeriggio, la signora corse da un medico amico, che credette di poterla rassicurare. Da quel giorno — si era ai primi di agosto — l'operazione di rottura della spensierata vacanza d'un folto gruppo di bagnanti proseguì senza soste. La strega non era soltanto in grado d'individuare a vista i malanni: « Lei ha una vena che batte, lei ha una ciste, lei ha un principio d'ulcera... » e di curarli con intrugli di sua produzione; poteva compiere anche pratiche magiche a distanza. Parlò di «fazzoletti da bruciare », a mezzanotte, in quattro diverse località e di un'inadempiente che avrebbe compromesso l'esito del rito se lei non si fosse sdoppiata («Io ho facoltà extrasensoriali ») apparendo all'ora esatta in una casa di Palermo. Grazie al dono dell'ubiquità le era stato possibile, anni prima, trasferirsi al capezzale d'una sorella, che stava partorendo a New York. Nei giorni seguenti affluiscono notizie raccogliticce sulla strega: che pare eserciti il mestiere di « medicona» nella città in cui risiede, guadagnando bei soldi; e anche ora ch'è in ferie non tralasci di dare consulti e po- I zioni. Ohimè. Sulla scogliera, il chiacchiericcio cambia rotta. I soliti svagati argomenti vengono ormai sopraffatti da impegnative dissertazioni sulla parapsicologia. Qualcuno cambia spiaggia, la presenza della strega disturbando il suo ozio men- ! tale. Tra i rimasti si scavano due fazioni, quelli che credono in « certe cose » e quelli che non ci credono («Siamo gente evoluta, che diamine! » ). Tuttavia, per l'estra¬ nlglbbsg«i«scb neo, non è facile distinguerli: sia gli uni che gli altri gareggiano in cortesie con la strega, chi le sistema l'ombrellone, chi le porge la bombola-spray, chi le accende la sigaretta. E nemmeno l'ingegnere milanese proclamatosi « cartesiano » si rifiuta di fare il quarto a scopone con la « strega ». Che volete? Non si sa mai. E, credere o non credere, è meglio tenersela buona. _. . Clara Grifoni
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