I prezzi della pasta

I prezzi della pasta Perplessità e polemiche dopo gli aumenti I prezzi della pasta Sono diversi a seconda della provenienza - I sindacati sostengono: "Accadrà così che le marche più care e più forti potranno offrire incentivi e scacciare dal mercato le altre, migliori e più a buon prezzo" - La Confesercenti annuncia ricorso al giudice Il rincaro della pasta deciso dal Comitato provinciale prezzi ha disorientato il consumatore, aggredito da più parti dal caro-vita, ed ha scatenato polemiche vivaci da parte dei sindacati e dei commercianti. Ieri sono giunte a « La Stampa » decine di telefonate: i lettori chiedono spiegazioni sulla situazione dei rincari. Diversi tipi Bisogna chiarire anzitutto che il decreto prefettizio interessa unicamente la produzione dei pastifici della nostra provincia; sono quattro: Italpasta, Arrighi, Ferro e Centotorri. Perciò, nei negozi, il cliente non troverà soltanto pasta al prezzo di 480 lire il chilo, ma sarà di fronte a una vasta gamma di listini, l'uno diverso dall'altro, secon-io il luogo di fahhrlcazione deLa merce. Facciamo qualche esempio: il tipo di pasta prodotto da una fabbrica di Mantova costerà in tutta Italia 460 lire; uguale quotazione è stata stabilita per un prodotto confezionato a Bologna. Uno dei tipi di pasta più diffusi, la Barilla di Parma, per decisione del locale Comitato prezzi sarà venduta dovunque a 510 lire il chilo. La quotazione massima è della De Cecco di Pescara: 600 lire, ma era già una delle paste più care. Tutti questi nuovi prezzi (a Torino per 1 prodotti delle industrie provinciali andranno in vigore venerdì, dopo la pubblicazione sul Foglio Annunzi legali) sono provvisori con validità di uno o due mesi « in attesa di una verifica dei costi di produzione su tutto il territorio nazionale ». « Tutto ciò — sostiene Perfumo, vicepresidente dell'associazione dettaglianti alimentaristi — darà adito a speculazioni o a contestazioni da parte dei consumatori se le ditte non saranno obbligate a stampare il prezzo sulla singola confezione. E' un diritto alla chiarezza dell'informazione che non si può negare al cliente ». La necessità che li nuovo prezzo sia stabilito « in base ad efjettlvl costi accertati » (costo della materia prima, Ui lavorazione e di distribuzione), anziché essere determinato « attraverso accordi con le categorie operatrici » è stata sostenuta anche dall'assessore all'Annona Costamagna in sede di Comitato consultivo. « Comunque — spiega l'assessore — considerata l'esigenza di fissare il prezzo della pasta entro brevissimo tempo, abbiamo raccomandato che fosse eguale o inferiore a quelli già deliberati in altre province, grandi produttrici di paste alimentari, con l'intesa che l'analisi dei costi fosse effettuata dal Comitato prezzi il più presto possibile ». Una raccomandazione che evidentemente non è stata seguita dal Comitato provinciale prezzi. Molto polemiche le dichiarazioni dei sindacati Cgil, Cisl e Uil nei confronti della decisione di rincaro. « Non è stato prodotto — dice un comunicato — né sì è cercato di reperire alcun dato attendibile circa i costi di pastificazione e si è concesso un aumento tra i più elevati a livello nazionale (a Reggio Calabria il prezzo è 340 lire il chilo). Questo favorirà manovre speculative e di concorrenza sleale a danno dei consumatori. Infatti le ditte che hanno ottenuto prezzi più alti potranno, ad esempio, offrire più alti margini di guadagno agli intermediari e far scomparire dal mercato prodotti magari migliori in vendita a prezzi anche notevolmente inferiori ». Imballaggio La Confesercenti pare decisa a impugnare il decreto prefettizio. Dice il segretario Fresia: « E' allo studio del nostro ufficio legale un ricorso al Tribunale amministrativo regionale che ha il potere di Invalidare qualsiasi ordinanza del prefetto. Riteniamo infatti che gli inconvenienti derivanti dalla decisione, presa prima di verificare i cosi reali di pastificazione, siano molto gravi. Trascorsi i due mesi di validità del decreto e fatti gli accertamenti necessari, chi rimborserà il consumatore del denaro speso in più nel caso che il costo della pasta risultasse, alla produzione, inferiore a quello denunciato dalle industrie? E in caso contrario, cioè se si stabilisse che le ditte avevano ragione a chiedere un aumento e sì imponesse un nuovo rialzo chi restituirà alle ditte il denaro perso nel frattempo? ». A proposito del costo dell'imballo (secondo le industrie sarebbe 4340 lire) Fresia afferma: « La cifra rappresenta il 22 per cento dell'intero costo della pastificazione. Se fosse vero, dovremmo dire che non è aderente' al paragrafo C della circolare ministeriale 1335. Questa dice: "Sarà preso in considerazione il tipo di imballaggio che fornisca garanzie di solidità atte a far fronte al maneggio della merce, ma che risponda a criteri di economicità". Quest'ultima parte della legge non sarebbe stata rispettata: non si può certo considerare economico un imballaggio di tale costo ». Detersivi. La merce continua a scarseggiare nei negozi e nei supermercati. Dice il dott. Boccaiitte, presidente del sindacato droghieri: « Fino a ieri non abbiamo ricevuto neppure un cartone. Ce ne sono stati promessi cento per oggi, ma il quantitativo è modesto. Non riusciremo neppure a distribuire un cartone per ognuno dei negozi interessati. In una settimana però la situazione dovrebbe migliorare. In pratica le ditte produttrici sono state colte di sorpresa dalle nuove disposizioni di legge sul detersivo unificato (630 lire il chilo). Dovevano predisporre le linee di produzione, gli imballaggi ecc., tutti problemi inesistenti per i prodotti normali, il cui prezzo è salito a circa 4000 lire il fustino ». Olio di semi Olio. Si attendono le decisioni del Cip in merito al prezzo. Nel frattempo la situazione si aggrava. « Negli ultimi venti giorni — sostiene il dott. Boccalatte — la lattina di olio di semi è rincarata di circa 200 lire il chilo. Costa¬ va all'ingrosso 570 lire; oggi la paghiamo 780-800 lire e il consumatore la acquista a circa 850900 lire. Ma il prezzo è destinato ad aumentare ancora ». Zucchero. Ci si avvia lentamente verso la normalità. « Le richieste — dice Monestarolo della Federazione dettaglianti alimentazione — sono ancora superiori alle normali necessità, ma il prezzo resta fisso a 355 e 375 lire il citilo secondo se il prodotto è sfuso o confezionato in cartoni. Su questo punto il governo si è impegnato esplicitamente ». Simonetta Conti

Persone citate: Arrighi, Barilla, Boccalatte, Costamagna, Perfumo, Simonetta Conti

Luoghi citati: Bologna, Italia, Mantova, Pescara, Reggio Calabria, Torino