Il problema dell'aborto

Il problema dell'aborto Il problema dell'aborto Pioggia di lettere a "Specchio dei tempi" - Un lettore: "Lo Stato non deve potere disporre da padrone del corpo della donna" - Una lettrice: "Non è disumano voler difendere se stesse e le proprie creature da disumanità quotidiane" Pioggia di lettere a "Specchio dei tempi" sul problema dell'aborto legalizzato. Un ventaglio di pareri amplissimo che testimonia l'interesse dei lettori per un argomento soffocato troppo tempo come "tabù". Tra le tante voci, ne riportiamo due particolarmente significative. « Qualsiasi legge che punisca l'aborto o lo voglia regolamentare — sostiene Dario Castrovllli — qualunque iniziativa dei singoli o della comunità per limitare la libertà della donna nel gestire la propria maternità sono inique e lesive dei diritti fondamentali della persona umana. Con questo, non voglio certo reclamizzare l'aborto per se stesso. Intendo invece esaltare la libera maternità e l'autogestione del proprio corpo, associandomi alle tesi del movimento femminista ». Continua la lettera: « Come può lo Stato arrogarsi il diritto di legiferare sull'aborto o di ordinare controlli sulla maternità senza calpestare i diritti fondamentali della donna? Come può 10 Stato pretendere di decidere 11 destino di una maternità? E' forse padrone del corpo di ogni donna? E' forse lo Stato che si grava di ogni peso materiale, fisico e psichico di una gravidanza; che subisce le doglie ed il parto; che condiziona la propria esistenza in funzione di quella del bambino? ». Secondo il lettore, l'attuale situazione è « dovuta in parte ad una montagna di leggi residue del fascismo, negatrici della libertà individuale, in parte al persistere di quelle arcaiche culture che non tenevano in alcun conto le donne. Non bisogna stupire se lo Stato, che fa propria sempre la parte deteriore di una cultura, può abusare del suo potere ». Il slg. Castrovilli è pessimista sul futuro: « Da uno Stato che vieta l'aborto possiamo attenderci, in un domani non troppo lontano, quando problemi economici gliene daranno motivo, che impedisca o regoli a proprio piacimento le nascite, toccando così il fondo della violenza contro il singolo individuo. Assurdo d'altra parte pensare di risolvere i problemi demografici, economici e politici del mondo servendosi dell'aborto come "sistema'\ tanto più che essi si risolverebbero assai meglio con l'equa distribuzione dei beni e l'accesso libero e gratuito agli anticoncezionali. Si deve, invece, lottare perché ogni donna sia riconosciuta libera di se stessa e del proprio futuro, come fanno i gruppi femministi ». Premesso di non essere un'accesa femminista, la signora Jo Marocco afferma: « Sono favorevole all'aborto perché non cerco di nascondere dietro il sentimentalismo la necessità di salvare dalle grinfie di quanti speculano sull'altrui ignoranza donne che non vogliono, o non possono aumentare il già grave fardello di figli che la libera prolificazione ha loro imposto ». Scrive: « Cile cosa dobbiamo fare di donne che, non potendo usufruire di anticoncezionali, sono rimaste incinte? Continueremo a mandarle da arpie che, un attimo prima di operarle, sfilano il loro casalingo bisturi dal maglione appena iniziato? O ci decideremo a farle abortire in asettici ambulatori medici? ». Secondo la signora Jo Marocco: « Bisogna trovare il modo di non rendere necessarie le pratiche abortive che oggi si vietano. E occorre non insabbiare il problema col definire "atto disumano" il voler difendere se stessi e la propria creatura da disumanità giornaliere e quindi più pesanti da sopportarsi tutta la vita ». Le donne non si "divertiranno" mai ad abortire; per loro questa scelta sarà sempre una dura necessità. « Né bisogna temere il pericolo dell'aborto "obbligatorio". E' probabile, in un mondo a misura di vivi e di responsabili, che divenga obbligatoria, prima, la contraccezione ».

Persone citate: Castrovilli, Jo Marocco

Luoghi citati: Cile