Nenni propone un governo di "solidarietà nazionale,,

Nenni propone un governo di "solidarietà nazionale,, "A problemi d'emergenza, governi d'emergenza,, Nenni propone un governo di "solidarietà nazionale,, Parla (come nel 1962 quando fu lanciato il centro-sinistra) di "politica delle cose", alla quale il pei concorra superando i problemi della formula di governo e della maggioranza "in forme d'attuazione" da trovare - Bisogna "valorizzare" i 20 milioni di "no" del referendum sul divorzio per un discorso di fondo sulla nuova società da costruire - E' contrario allo spostamento delle basi Nato dalla Grecia in Italia (Nostro servizio particolare) Roma, 26 agosto. Nenni interviene nel dibattito sulle misure per ■scire dalla crisi e sulla questione comunista e prende una posizione a sé rispetto a Fanfani e anche a De Martino sostenendo, in vista della verifica d'autunno, che « a problemi d'emergenza occorrono governi d'emergenza », cioè sorretti da tutxe le forze popolari, compresi il pei e i sindacati, per avviare un « profondo processo di rinnovamento ». L'autanno sarà più difficile della primavera e dell'estati perché s'avvierà la recessione con la disoccupazione, dice in una intervista al « Mondo ». « Non è in gioco la restaurazione di una società che è andata in pezzi, bensì un processo profondo di rinnovamento, da avviare e da realizzare con il consenso e con l'appoggio delle forze popolari, comunisti compresi, e in primo luogo dei sindacati, in ww rapporto che non è tanto d'ingresso al governo o di colloqui formali, quanto di sostanziale incontro su soluzioni concrete ». Fanfani, pur partendo da posizioni critiche, ha posto il problema dell'ingresso del pei al governo, tanto da prospettare un congresso straordinario della de per decidere. « Il problema dei comunisti — replica Nenni — va al di là dell'antinomia governo sìgoverno no. Chi pone il problema a questa maniera in verità cerca il pretesto per rendere impossibile, in questi momenti d'emergenza, l'utilizzazione di tutte le forze laiche e cattoliche. L'apporto comunista è necessario anche se deve trovare ancora le sue forme d'attuazione ». Nenni è distante anche dalla richiesta di « consultazioni formali » con il pei, avanzata come decisiva da De Martino. Parla, come fece nel '62 al momento del lancio del centro-sinistra, di « politica delle cose » alla quale il pei concorra, superando i problemi della formula di go- verno e della maggioranza, « in forme d'attuazione » ancora da trovare. Precisa di non aver cambiato idea sul «compromesso storico»: «continuo a considerarla una prospettiva dubbia e comunque a lungo termine». Ma vede « con stupore » che avanza la ipotesi sulla « possibilità di accantonare l'apporto alla soluzione dei gravi problemi delle forze popolari rappresentate dai comunisti e da quelle dei sindacati ». Nenni amplia il discorso, partendo dalla duplice esigenza di risolvere la crisi economica, scongiurando la recessione, e di « valorizzare » i venti milioni di « no » che costituiscono un grande fatto civile per « un discorso di fondo sulla nuova società da costruire ». « Quei 20 milioni d' cittadini hanno detto "no" anche ad una certa gestione della vita pubblica, a quel complesso cumulo di debolezze, di complicità e di astuzie che hanno lasciato tanto spazio alla sedizione contro la Repubblica ». Per Nenni « se non cogliamo questo ammonimento, che è il solo dato positivo degli ultimi anni, noi lasceremo aperta la via ad un nuovo '47, cioè ad una soluzione in senso conservatore o reazionario, in ogni caso di restaurazione, mentre lo stato attuale della società esige il coraggio di un serio e organico rinnovamento: il chiarimento d'autunno non può prescinderne. In questo senso condivido l'opinione del segretario del mio partito: il chiarimento non riguarda il governo: o, almeno, non ha nel governo il suo primo momento... riguarda la società ». Tanto più, sottolinea, che da noi non c'è una destra pulita come in Francia, « ma una destra sporca e con essa ci tocca fare i conti ». La preoccupazione di Fanfani e Andreotti di perdere voti a favore del msi « non è in se stessa sbagliata », ma si supera solo « rendendo più solidi gli argini di separazione dalla destra ». Infine Nenni afferma che ai tentativi degli Stati Uniti di spostare in Italia le basi Nato dalla Grecia « la sola cosa da fare è di rispondere no, perché non possiamo essere il solo paese del Mediterraneo vincolato alla politica delle basi agli stranieri ». Orlandi ha replicato in una intervista che Nenni non esprime « una proposta, ma uno stato d'animo » e ha ripetuto che un'ipotesi di questo genere darebbe consistenza non solo a una crisi di governo, ma del centro-sinistra perché, a suo giudizio, un « disimpegno o un semidisimpegno dell'Italia si tradurrebbe in un'uscita dall'Occidente e in un inserimento nell'area d'influenza dell'Urss; il passo al cedimento nei confronti del comunismo sarebbe breve ». Il teina della Nato s'inserisce direttamente nella questione comunista, per quei legami che esistono tra scelte interne e collocamenti internazionali. L'Unità di oggi registra l'editoriale di ieri de La Stampa e replica alle osservazioni in esso contenute circa la posizione del pei in politica estera. Ripete che il pei fa parte di « un grande movimento internazionale che lotta per la pace e la distensione; jhe in questo intende continuare a battersi nella prospettiva di. un superamento graduale e bilaterale dei blocchi militari contrapposti, e che è consapevole di agire nell'ambito di una determinata realtà geografica e politica ». In altri termini: i comunisti, con calcolata ambiguità, dicono che vogliono agire all'interno dell'alleanza atlantica cui appartiene l'Italia, ma senza precisare come. Pongono due punti « con chiarezza e fermezza »: l'Italia deve rifiutare « qualsiasi aggravio » militare e. all'interno dell'alleanza, « deve operare per eliminarne gli aspetti più IIIIIIIIII t II III 11 MIMI IMI I [I II 11 11 111 111 anacronistici, resìdui dell'epoca della guerra fredda, e per rinnovarne le strutture in modo che la Nato cessi di essere un centro dì intrighi antidemocratici ». Queste formule sono troppo elastiche per risultare chiare. Inoltre l'Unità sembra ridimensionare o contraddire, accettando il presupposto dell'alleanza con la Nato, le richieste fatte il 20 agosto dall'on. Galluzzi che chiese al governo in tono netto di seguire l'esempio della Francia, cioè « di affrancarsi da un dispositivo militare divenuto ormai pericoloso soprattutto per l'autonomia e per la vita democratica dei paesi contraenti ». Si può osservare che diversa è la posizione geo-politica e militare della Francia: ha di fronte lo scudo della Germania Occidentale dove possiede proprie truppe, mentre l'Italia confina con l'Est europeo e si allunga in un Mediterraneo che resterebbe quasi indifeso dinanzi alle pressioni dell'Urss e del patto di Varsavia. Lamberto Fumo MI MI II 111IIIIIII1IIIIIM II MI 11 III1I1MI1I1IM