Merckx ha paura di Moser (e dei belgi)

Merckx ha paura di Moser (e dei belgi) Il campionissimo, come sempre, è molto cauto con i pronostici Merckx ha paura di Moser (e dei belgi) "Francesco è l'uomo da battere" - "Non abbiamo fatto riunioni per parlare di tattiche, tanto non serve a niente : l'accordo nella mia squadra è praticamente impossibile" - Gimondi : "no" al novantanove per cento (Dal nostro inviato speciale) Montreal, 23 agosto. Eddy Merckx è rimasto molto sorpreso dei violenti attacchi di cui Io ha fatto segno la stampa canadese, definendolo fra l'altro « scontroso, apatico, assente, non all'altezza di quello che gli europei considerano come il maggior campione di tutti i tempi ». « Forse — dice Eddy — se la sono presa perché ho lasciato il college dell'Università. Là c'era una gran confusione, mentre nell'albergo che abbiamo trovato al Lavai siamo tranquilli, mangiamo benissimo, abbiamo un bagno per camera e l'aria condizionata. Non vedo perché, avendo la possibilità di sistemarci meglio, avremmo dovuto lasciarla cadere ». Il fuoriclasse belga, attorniato da uno sciame di giornalisti, fa queste dichiarazioni nella « hall » del velodromo, dove è piazzato l'ufficio per il rilascio dei tesserini di libera circolazione per i corridori. Eddy veniva da un breve sopralluogo sul percorso, prima di completare l'allenamento quotidiano con un altro centinaio di chilometri in bicicletta. « // tracciato è duro — dice — ma meno di quanto mi aspettassi. Quello del Nùrburgrlng, ad esemplo, era più Impegnativo. E' comunque un percorso degno di un campionato del mondo ed lo penso che mi ci troverò bene, tanto più che la brevità del circuito lo rende più faticoso ». — Dall'aspetto, lei sembra in forma vincente. « Questo lo vedremo domenica. Posso dire soltanto che, anche se la ferita al soprassella non è completamente rimarginata, non mi da più fastidio, al punto da consentirmi una preparazione intensa, come voglio io. Ieri, ad esemplo, tutti erano convinti che avremmo sostenuto un allenamento leggero, invece siamo rimasti in bicicletta per otto ore e mezzo, coprendo circa 250 chilometri ». — Come giudica le condizioni dei suoi compagni di squadra? « Secondo me, quello che va più forte di tutti è Van Springel. De Vlaeminck va cosi così e Maertens, che era in forma perfetta quindici giorni fa, adesso è forse In superallenamento. Non abbiamo ancora fatto una riunione per parlare di tattiche e forse non la faremo neppure, tanto non serve a niente. Slamo almeno in quattro ad essere considerati in grado di vincere ed un accordo pieno è quindi praticamente Impossibile. L'importante è di non correre l'uno contro l'altro e spero di ottenere almeno questo ». — I suoi avversari più pericolosi? « Ho visto Gimondi e so che non è nelle migliori condizioni. Degli italiani temo soprattutto Bitossi, Paollni ed anche Moser. Di quest'ultimo ho letto mirabilia sui giornali italiani, e lo considero giustamente l'uomo da battere: fra gli altri, giudico pericolosi l'olandese Knetemann, che ho visto andare fortissimo nelle "kermesses" in Belgio ed in Francia ed il francese Talbourdet. — Il suo futuro si chiamerà ancora Molteni? « Won lo so. Una decisione si avrà soltanto verso la metà di settembre. Per ora comunque penso solo ad organizzarmi II programma per gli ultimi mesi della stagione. MI dedicherò prevalentemente ai circuiti ad ingaggio, tralasciando completamente le prove a cronometro e tornando alle classiche In linea soltanto per la Parigi-Bruxelles e per il Giro di Lombardia ». — Un finale di stagione in maglia iridata? ' Me lo auguro, ma sono in tanti a volere questa maglia Da Merckx agli italiani e, in particolare, all'interrogativo Gimondi. Il campione del mondo, sia pure ancora dolorante, e uscito stamane in allenamento con I compagni. Il et. Defilippls lo ha seguito per un'ora (prima di venire a ritirare i numeri di gara) e ne ha ricavato l'impressione di un costante miglioramento. Questa diffusa atmosfera di ottimismo si è raggelata però dopo il ritorno di Gimondi. Felice si sente meglio, le ferite sono quasi rimarginate, la sensazione dolorosa all'anca si è attenuata: tuttavia quando cerca di forzare il ritmo della pedalata la gamba sinistra non risponde adeguatamen¬ te. « In queste condizioni — ha detto Gimondi — rischierei di restare distaccato al primo scatto. Preferirei ritornare a casa perché sono disposto a correre solo se sono in grado di lare la mia gara senza dovermi impegnare al limite delle forze ». Defillppis è riuscito a convincerlo a rimandare ancora la decisione definitiva. Nino sostiene che poiché Gimondi è iscritto come campione del mondo uscente e non è quindi sostituibile da un'altra riserva, un'eventuale decisiva rinuncia possa anche essere annunciata solo all'ultimo momento, lasciando aperta la porta a quella esigua possibilità di poter partecipare. Gimondi resta a Montreal ma la sua presenza in gara è da escludere al 99°,'o. mentre Defilippis si attacca tenacemente a quel misero 1%. Proprio Gimondi, insieme a Panizza, ha provocato ieri sera un piccolo incidente diplomatico nel¬ la comitiva azzurra. I nostri stradisti avevano fatto un po' tardi dopo aver presenziato al cocktail offerto in loro onore dal Console generale d'Italia a Montreal. Rientrati in albergo si sono sottoposti ai massaggi e alla doccia. Gli ultimi ad affidarsi ai massaggiatori sono stati appunto Gimondi e Panizza che, quando si sono presentati al ristorante, sono stati invitati a servirsi di un buffet freddo, perché il cuoco era già smontato dal servizio. Gimondi e Panizza si sono fatti quindi portare in centro ed hanno cenato in una « Steak House » di fronte all'albergo Sheraton che alloggia tutti i giornalisti ed i delegati della Federazione. Il presidente dell'Ucip II ha visti e si è Inizialmente arrabbiato parecchio, calmandosi poi quando Gimondi gli ha spiegato i legittimi motivi di questa « evasione ». Gianni Pignata

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