Da Valpreda a Giannettini

Da Valpreda a Giannettini Le lunghe indagini sul terrorismo in Italia Da Valpreda a Giannettini (Nostro servizio particolare) Milano, 22 agosto. Quello che sta accadendo in questi giorni a Milano, le frenetiche corse fra il Palazzo di Giustizia e il carcere di San Vittore, la costituzione di Guido Giannettini e le testimonianze rese dagli uomini del Sid, i confronti e le contestazioni: tutto questo, un giorno, dovremo trovarlo, nero su bianco, negli atti del processo per la strage di piazza Fontana. Pochi mesi fa è stato strozzato, a Catanzaro, il processo Valpreda: la Corte di Cassazione, nonostante il parere contrario dello stesso presidente della corte di Catanzaro, decise che doveva essere unito a quello Freda e Ventura. Ma il processo Freda e Ventura ha molte posizioni stralciate, una di queste è appunto quella di Guido Giannettini. Riusciranno gli alacri magistrati milanesi a concludere questo stralcio in tempo perché anche di questo si parli a Catanzaro? E le altre posizioni stralciate (quella di Pino Rauti, deputato missino, per esempio) entreranno nel processo, o rimarranno fuori? E il processo si farà, quest'inverno, o l'anno prossimo, o mai? Sono interrogativi che ci inseguono da mesi, e non possono trovare risposta. Questa inchiesta sembra essere nuova e diversa ogni mattina. Par sempre di essere al primo giorno, e sono trascorsi cinque anni, sanguinanti di tante tragedie. Il ricordo va alle udienze iniziali del processo di Catanzaro, nel marzo scorso, quando la nuda palestra del riformatorio, trasformata in aula di giustizia, ospitò per alcuni giorni l'immagine della squallida cantina romana di Via del Governo Vecchio, dove un ex ballerino ribelle, alcuni ragazzi disadattati, un infiltrato fascista e un agente di polizia in funzione di sorvegliante si riunivano sotto il titolo di « Circolo anarchico 22 marzo » per mangiare pizze e discorrere di attentati dinamitardi. E questo ricordo ora lo sì mette a confronto con le risultanze delle nuove indagini, con le inchieste per gli ultimi, terrificanti attentati, con le interviste, i memoriali, le dichiarazioni che i più Vari personaggi, agenti segreti, ministri, uomini politici, funzionari di polizia, hanno rilasciato nelle settimane scorse, mentre progrediva agghiacciante la strategia della tensione. Dalla cantina di Via del Governo Vecchio siamo arrivati alle centrali del neofascismo europeo, dagli esaltati discorsi di quei giovani che si modellavano sull'anarchico ottocentesco Ravachol siamo passati alle fredde, precise, calcolate operazioni di morte dell'internazionale nera. Da Pietro Valpreda, siamo a Guido Giannettini. E' chiaro, qui non si /f» un discorso di reati: sono entrambi accusati di strage, e l'ultima parola, quella dei giudici in aula, non è stati, detta, né è possibile prevede, n (lo ripetiamo) quando t se verrà detta. Da quando ha cominciato a parlare, concedendo le sue ormai famose interviste, Guido Giannettini ha sempre ostentato i suoi contatti con ì movimenti fascisti internazionali. Nella sua biografìa, sono stati messi in luce questi punti, raccontati da lui stesso: nel 1961, partecipò in Spagna, alla Baja de Los Caidos, a una adunanza di fascisti (c'erano spagnoli, francesi, tedeschi, belgi) in cui venne insignito del titolo, che si dice assai prestigioso, di « capitano di crociata ». Poi — stando sempre ai suoi racconti — senza passaporto, aiutato da un ufficiale di origine italiana, entrò negli Stati Uniti, per assistere a un corso tenuto alla scuola di guerra dei marines, su « possibilità e tecniche dei colpi di Stato in Europa ». Sottolineando le sue competenze in cose militari (avrebbe progettato da solo addirittura un carro armato) Giannettini tiene a ricordare di avere partecipato — non come informatore del Sid ma spesso come « rappresentante dell'esercito italiano » — a riunioni della Nato, e di avere seguito manovre militari in Italia e all'estero, soprattutto in Germania. Pubblicato a Vienna nel 1972, esiste un "rapporto" ciclostilato della federazione internazionale della resistenza intitolato «Il neofascismo nell'Europa di oggi ». Al capitolo « I legami internazionali », si legge: « E' noto che i nazisti, prima della sconfitta e del crollo del terzo Reich, avevano fatto considerevoli depositi di denaro all'estero per aiutare gli esuli in caso di una disfatta. Subito dopo la fine della guerra, nel 1945, fu creata per iniziativa delle SS l'organizzazione "Odessa", con il compito di mettere in salvo i quadri delle famigerate associazioni nazionalsocialiste. A quanto si sa, i soldi dei quali disponeva "Odessa" e la centrale principale dell'organizzazione che si trovava a Madrid ' erano stati affidati a Otto Skorzeny che si spacciava per rappresentante di commercio e teneva i fili delle formazioni neonaziste ricostituitesi nel vecchio continente ». Certamente, tanto per fare un esempio, devono uscire dagli antichi forzieri nazisti i considerevoli mezzi di cui dispone uno dei personaggi più inquietanti dell'internazionale nera, l'ottico belga Jean Thiriart, fondatore del movimento « Giovane Europa » e ben noto teorico di un « ordine nuovo » di marca nazista. Franco Nasi Guido Giannettini