I laboristi programmano estese nazionalizzazioni

I laboristi programmano estese nazionalizzazioni Il "libro bianco,, pubblicato a Londra I laboristi programmano estese nazionalizzazioni (Nostro servizio particolare) Londra, 21 agosto. La polemica tra chi non vuole vedere alterato il «sistema misto» 7iell'industria britannica e i sostenitori d'interventi statali più incisivi, tende a crescere di tono in vista di elezioni anticipate, di cui si parla ormai come di una cosa sicura, in seguito alle difficoltà cui deve fare fronte il governo Wilson che, contando in Parlamento su un'esile maggioranza, è costretto a confinare i suoi compiti all'ordinaria amministrazione. Quella attuale non è una posizione ideale per gli esponenti della sinistra laborista, giunti a Whitehall con la dichiarata speranza di «correggere dalle fondamenta le macroscopiche ingiustizie della società britannica ». Mike Foot, Peter Shore e Tony Benn (da alcuni mesi a capo dei tre ministeri chiave: Lavoro, Commercio e Industria) hanno cercato dì puntare verso i traguardi nei quali mostrano di credere fermamente. Ma i loro sforzi, oltre a dover fare i conti con un'opposizione parlamentare agguerrita, sono stati intralciati dalla carenza di proposte legislative capaci d'incidere in profondità sulla situazione. A questo si sta ovviando con una serie di libri bianchi, che da tempo in Inghilterra assolvono all'importante compito d'informare il Paese sulle intenzioni dei ministri in carica circa i problemi di grande interesse generale. L'ultimo, pubblicato soltanto giovedì scorso, affronta appunto la controversa questione di come conferire ai poteri pubblici un ruolo decisivo nell'organizzazione dell'economia del Regno Unito. Sono stati i governanti laboristi ad attuare, del resto, negli anni dell'ultimo dopo guerra, numerose nazionalizzazioni. Gli obiettivi illustrati ora nel «libro bianco» dal sintomatico titolo «La rigenerazione dell'economia britannica», appaiono ancora più ambiziosi. Non soltanto si parla di allargare la presenza dello Stato all'estrazione degli idrocarburi nel mare del Nord, alle aree edificabìli, all'industria edile, a quella delle costruzioni di navi e di aeromobili, agli impianti portuali — comprese le attrezzature per il carico e scarico delle merci ed al loro trasporto sii strada — ma viene presentata una strategia di lungo periodo che, una volta attuata, limiterà considerevolmente lo spazio di manovra delle imprese private. Lo strumento principali delle nazionalizzazioni sarà il National Enterprise Board. / suoi compiti istituzionali appaiono particolarmente vasti. L'ente potrà rilevare aziende che corrono il rischio di passare sotto il controllo di operatori stranieri, oppure in grado di offrire migliori opportunità d'impiego alla manodopera nazionale o di accrescere la competitività del loro settore. I dirigenti dell'ente non dovranno ottenere il benestare del Parlamento quando l'operazione di acquisizione non superi i 5 milioni di sterline. Oltre a sovrintendere alla gestione delle società dove lo Stato detiene già forti partecipazioni (come nel caso della Rolls Royce, della International Computers Limited, della Norton Villers Triumph, il «Neb» sarà abilitato ad assistere imprese private per superare intoppi di tipo congiunturale, oppure ad iniettare consistenti investimenti fissi, ricevendo come contropartita titoli azionari per un importo corrispondente. Una nuova amministrazione laborista, che emergesse con una solida maggioranza ai Comuni dalle prossime elezioni, chiederà inoltre alle società con un giro d'affari annuo superiore ai 50 milioni di sterline di informare sia il governo che i rappresentanti dei lavoratori dipendenti dei loro futuri programmi di crescita. Lo scopo dichiarato è di fornire alle autorità gli elementi per l'elaborazione di piani triennali di sviluppo. Le aziende non accettano questa spiegazione. I rapporti tra il Labour Party e gli imprenditori non sono mai stati cordiali, ma ora, con la prevalenza delle tesi più «avanzate» del partito tali rapporti sono destinati a deteriorarsi irrimediabilmente. smissione dell'energia elettrica e l'ambiente », si è aperta oggi a Parigi, nella sede dell'Unesco, la venticinquesima sessione del « Cigre » (« Conference internazionale des grands reseaux electriques à haute tension »). L'importanza del ruolo del « Cigre », che ha come scopo di permettere, ogni due anni, uno scambio di informazioni sui progressi della tecnologia applicata all'elettricità, è stata sottolineata dal ministro dell'Industria francese, Michel D'Ornano. Ha detto che nelle nuove politiche energetiche allo studio in seguito alla crisi del petrolio, l'energia elettrica ha una « importanza particolare In quanto intermediarlo privilegiato che consente di mettere al servizio del pubblico l'energia nucleare ». Gli effetti prodotti sull'ambiente dalle linee ad alta tensione so- I no stati illustrati dal prof. Angelini, presidente dell'Enel. Egli ha formulato la previsione che entro la fine del secolo la quantità delle fonti energetiche primarie convertite in elettricità salirà al 45-50 per cento rispetto al valore attuale del 25 per cento. Il prof. Angelini, che ha anche svolto alcune considerazioni sul possibili incrementi che potrà subire a medio termine la potenza unitaria degli impianti nucleari, ha parlato dei problemi posti dalla trasmissione di grandi quantità d'energia a notevoli distanze.

Persone citate: Angelini, Michel D'ornano, Mike Foot, Norton, Peter Shore, Tony Benn, Villers

Luoghi citati: Inghilterra, Londra, Parigi, Regno Unito