I sommozzatori cercano nel Po la pistola che uccise la bambina

I sommozzatori cercano nel Po la pistola che uccise la bambina Il delitto dello scorso aprile in corso Cincinnato I sommozzatori cercano nel Po la pistola che uccise la bambina II colpo partì in una lite tra i due amanti della sorella - Lo sparatore ha indicato il luogo dove gettò l'arma, dal ponte delle Molinette, e il giudice ne ha disposto il recupero Sino a quando la luce lo ha consentito alcuni vigili del fuoco in tuta da sommozzatore si sono calati ieri nelle acque del Po presso il ponte delle Molinette alla ricerca d'una pistola che ad aprile ha ucciso una bambina di 12 anni. Dalla melma del fiume sono usciti una mitragliatrice, un moschetto ed una rivoltella automatica. Le prime due armi risalgono quasi sicuramente al periodo bellico. La pistola, anche se arrugginita e fuori uso, potrebbe essere quella con cui Giuseppe Sellante ha ammazzato la piccola Rita Liberatore durante una furibonda lite in corso Cincinnato 193/12. Un episodio tragico inquadrato su uno sfondo di miserie e di prostituzione, l'epilogo d'una sordida storia di interessi e di ricatti. L'omicidio è avvenuto sotto gli occhi d'una intera famiglia la notte del 4 aprile. Verso le 18 Giuseppe Bellante, 37 anni, una moglie e sette figli nella più completa povertà, si presenta in casa Liberatore per andare a trovare la sorella di Rita, Carmela, 35 anni. Da alcuni mesi è il suo amante ufficiale e stando a quello che si dice la costringerebbe a prostituirsi. Si chiudono in camera da letto mentre, in cucina, il resto della famiglia si prepara alla cena. Alle 21, squilla il campanello e arriva Rocco Martello, 30 anni, via Verolengo 109. E' stato il protettore di Carmela Liberatore prima che lei incontrasse il Bellante in un club privato. Senza salutare nessuno Martello entra nella camera della donna o incomincia a litigare furiosamente. « Grida, urla selvagge — dirà poi la famiglia —. Lui e Bellante sono arrivati alle mani ». Una grande confusione, mentre si cerca di dividerli. Arriva in camera anche Rita, che si insinua fra i due uomini avvinghiati. In quel momento, lo sparo: la piccola cade a terra con il capo trapassato da una pallottola. Bellante rimane impietrito con la pistola in pugno. Un attimo di smarrimento, poi il panico. L'omicida fugge, il rivale e l'amante sollevano il corpicino di Rita e lo portano in silenzio in strada per simulare un incidente. Pochi minuti dopo una vicina scorge il cadavere e dà l'allarme, i Rocco Martello è il primo ad ac- correre e con la sua auto porta I i I B?e cr0 la- Giuseppe Bellante Rita ormai morta all'ospedale. Si tenta di sviare le indagini della « mobile »: « La bambina era usclta — dice Carmela — qualcuno deve aver aspettato che rientrasse per ucciderla ». Ma non si trovano ragioni per giustificare una simile aggressione. Dopo una notte tutto il castello di menzo- il giorno dopo, sapendo d'essere riI cercato si presenta in questura , accompagnato dall'avvocato An! dreis: « So che mi cercate, sono \ qui ». ! ★ Aveva molta fretta il giovane che l'altra sera al distributore di piazza Statuto ha ferito con i un coltello due poliziotti che lo I invitavano a rispettare la "coi da". E' successo verso le 23,30. Al self service della piazza parecchie auto aspettano di fare rifornimento. Arriva una 500 che si piazza in testa alla fila suscitando le proteste degli altri automobilisti. Scende uno dei due occupanti, Salvatore Mazzarella, di 17 anni. Alza la voce, minaccia. L'intervento di Gioacchino Bruno, 19 anni e Pasquale Musumeci, 21 anni, agenti in borghese, lo esaspera. Tira fuori un coltello e si avventa contro di loro ferendoli leggermente. E' stato arrestato mentre l'amico, ora ricercato, fuggiva sull'auto. cisa, è venuto a casa nostra, in via De Sanctis, verso le 5 del mattino. Ci ha consegnato un pacco con oggetti di Nelida e ci ha detto che era morta. Poi non l'abbiamo più visto ». Nel pacco, secondo la « mobile », il Quiroga avrebbe messo, in fretta e furia, tutti quegli oggetti che potevano provare la sua amicizia con l'assassinata. Tra l'altro un medaglione d'oro con dedica che Nelida gli aveva appena regalato. La stessa dichiarazione ha reso al magistrato Francesco Rosario Binanti, nato a Catania, ma vissuto a lungo nell'America del Sud. « Sia io, sia la mia amica — ha detto — siamo partiti la mattina del Ferragosto per un weekend al mare e siamo rientrati soltanto domenica sera. Sapevamo che Nelida era morta, ma non ci siamo preoccupati di lei perché la conoscevamo appena ».

Luoghi citati: America Del Sud, Bellante, Catania