Una sorpresa

Una sorpresa SOpOr SpOH-d-Ol^O Una sorpresa E' sempre assai diffìcile la valutazione venale di un'opera d'arte - Il prezzo può subire, nel tempo, incredibili oscillazioni Oliando si tratta di opere d'arte, non bisogna aver fretta. Attaccati alle pareti o appoggiate a un mobile, quadri e sculture appagano il senso estetico del padrone di casa, richiedono poche cure, una spolverata ogni tanto, e lasciano aperte mille speranze. Perciò ci siamo permessi di far attendere la risposta al signor Sergio Grossi di Torino che ci aveva scritto: « Sono In possesso di una fusione in bronzo rappresentante un cervo. Sul piedestallo si legge la firma Barye e l'iscrizione "Barbedienne londeur". All'interno è punzonato un numero. Desidererei conoscere se l'opera ha un qualche valore ». ** La sorpresa di avere finalmente una risposta alla quale forse il lettore aveva già rinunciato, ci farà perdonare il ritardo, tanto più che la scultura del signor Grossi non ha soltanto un pregio venale, ma è interessante per la storia e la vita del suo autore. Spiega il critico d'arte Angelo Dragone: « Come dicono le iscrizioni, il "Cervo" del lettore è uscito dalla fonderia Barbedienne ed è creazione di Antoine-Louis Barye (1796-1875), uno dei più bei nomi della scultura francese dell'Ottocento. Barye, amico del Delacroix e del quale subì l'influsso, modellò soprattutto animali: isolati o in gruppo, in riposo o lanciati l'un contro l'altro in lotte furibonde. In queste drammatiche scene lo scultore vedeva Il riflesso della violenza delle più Istintive passioni umane. ' All'Inizio della carriera — continua l'esperto — Barye aveva modellato anche figure umane, ma una naturale predisposizione doveva fare dì lui un animalista famoso. La sua formazione era soprattutto artigianale. Non ci si deve stupire perciò se ad un certo punto lo si ritrova alle dipendenze di un orefice, il Fauconnier, che, protetto dalla duchessa di Berry, teneva nascosti in solaio o in cantina I lavoranti più abili tacendo poi credere sue le loro opere. « Convinto del suo valore, Barye non cercò di ottenere commissioni di opere a spese dello Stato; non patteggiò con i colleghi che facevano parte della "confraternita della cipolla" (una congrega segreta di artisti che incontrandosi ogni tanto di fronte ad un buon piatto di minestra di cipolle si accordavano In realtà anticipatamente sulle commesse ufficiali da spartirsi fra loro, il tutto a danno di artisti ben più valenti di loro che non si sarebbero mai piegati a questi sotterfugi. Le opere del Barye furono quindi realizzate in dimensioni assai limitate; divennero oggetti ^ da scrivania, " serre-paplers ". Ma a nessuno può sfuggire la sapienza anatomica con cui lo scultore tratta le figure d'uomini o di animali, la potenza con cui modella l'espressione dei volti e l'agilità dei corpi delle sue belve ». Parlar del valore di una scultura del Barye diventa impresa difficile. - Trattandosi di opere — precisa Angelo Dragone — che possono essere state "tirate" in epoche diverse e più o meno felicemente, facendone anche dei calchi, le cifre sono soltanto indicative. Proprio in una relazione pubblicata nell'Annuaire Connalssance des arts 1968, relativo alle vendite pubbliche in Francia (Hachette. Parigi 1968, uno dei più seri ed attendibili volumi dedicati a questo tipo di rilevamenti), si legge che "questa atmosfera di sospetto spiega i prezzi relativamente bassi dei bronzi dì Barye": da 1000 a 3000 franchi per esemplari di mediocri realizzazioni, per salire al massimo a 5000 tranchi, il che equivale a poco più di 600 mila lire di cinque anni la. Senza dubbio l'artista ha goduto d'un ben maggiore apprezzamento in passato, se si pensa che un suo acquerello (cm 27,5x20,5) rappresentante una tigre coricata, nel giugno del 1920 raggiunse in un'asta il prezzo di 9100 vecchi ma buoni franchi ». (Nella foto: Antoine Louis Barye, « Cavallo », bronzo). Con mandorle dolci e una pasta frolla Pare che le torte riscuotano i maggiori consensi dei lettori più golosi, ma soprattutto delle mamme che desiderano offrire ai propri figli merende ricche di calorie e senza sospetti di sofisticazione. La signora Anselmina vuole la ricetta di un dolce a base di mandorle. Dolci naturalmente. Scrive: « Ho un albero di mandorle in giardino e vorrei utilizzare I irutti anche in questo modo ». L'accontenta il cuoco Giovanni Garbagnoli di Voghera. Ingredienti: 100 gr. di mandorle dolci, due bicchieri d'acqua di fiori d'arancio (serve a dare particolare sapore e profumo e può essere sostituita a piacere, n.d.r.), sei albumi, 150 gr. di zucchero in polvere, 80 gr. di burro, 80 gr. di fecola, una bustina di zucchero vanigliato. Il procedimento non è troppo laborioso. Macinare le mandorle e unirle all'acqua di fiori d'arancio e a tre albumi: aggiungere lo zucchero, il burro, la farina e la fecola; mescolare bene il tutto con una spatola e unire in ultimo I tre albumi rimasti montati a neve soffice e lo zucchero vanigliato. A parte preparare una pasta frolla [Saper spendere ha già pubblicato questa ricetta, aggiungiamo soltanto che un'ottima pasta frolla si trova surgelata già pronta nei negozi). Con questa foderare una tortlera unta di burro rialzandone i bordi con una leggera pressione delle dita. Riempire con il composto e cospargere sulla superficie qualche mandorla tagliata a pezzi. Passare in forno non troppo caldo. La cottura sarà ultimata quando uno stuzzicadenti infilato nella pasta ne uscirà perfettamente asciutto. * Per la nonna che chiedeva il libro <■ Per l'amore di Ourlda » una buona notizia. La signorina L. Ferrerò è disposta a darglielo. Le Invieremo il suo indirizzo. * Antonietta Zara ha fiducia nell'esperienza dei lettori. « Qualcuno ha l'Indirizzo di un verniciatore onesto ed abile? — domanda —. Vorrei lar riverniciare la camera da letto stile Novecento ». Attendiamo una risposta; speriamo che la lettrice non sia delusa. „. Simonetta

Persone citate: Angelo Dragone, Antoine Louis Barye, Antonietta Zara, Delacroix, Fauconnier, Pare, Sergio Grossi

Luoghi citati: Francia, Parigi, Torino, Voghera