Bonn: non sarà allentata la "stretta,, del credito di Tito Sansa

Bonn: non sarà allentata la "stretta,, del credito Malgrado le difficoltà delle industrie Bonn: non sarà allentata la "stretta,, del credito Nella sua riunione di ieri, attesa con nervosismo, la Bundesbank ha tuttavia ridotto 1el 10% le riserve minime obbligatorie delle banche (Dal nostro corrispondente) Bonn, 16 agosto. Il governo di Bonn e la Bundesbank sono « perfettamente d'accordo » nel continuare l'attuale politica restrittiva del credito, nonostante le difficoltà di alcuni settori (edilizia, industria automobilistica, tessili), l'aumento della disoccupazione e i primi sintomi di difficoltà nelle esportazioni. Il momento di togliere il piede dal pedale del freno e di premere sull'acceleratore non è ancora venuto. Tuttavia, per evitare un « Indesiderato irrigidimento della politica creditizia », la Banca di emissione ha deciso oggi a Francoforte di andare incontro agli istituti di credito, riducendo del 10 per cento le riserve minime obbligatorie che le banche sono obbligate a depositare senza interessi. In tal modo circa 4,75 miliardi di marchi (1200 miliardi di lire) entreranno in circolo per aiutare l'economia. Ottmar Emminger, vice presidente della Banca Federale, ha ammonito dopo la riunione del consiglio centrale (alla quale ha partecipato, per la prima volta, il ministro dell'Economia Hans Friderìchs) a non interpretare falsamente l'iniezione di liquidità come uno sprone congiunturale. La Bundesbank ha soltanto voluto compensare la continua diminuzione della liquidità cominciata a fine giugno con il deflusso di valute di speculazione. Nelle ultime sette settimane — in seguito a interventi a sostegno del marco all'interno del « serpente » (anche oggi nei confronti del franco belga e del fiorino olandese) e di cessioni di dollari — le riserve della Banca centrale sono diminuite di circa 3 miliardi di marchi. L'attesa per la riunione odìerna della Bundesbank — la prima dopo le ferie — era enorme, accompagnata da un certo nervosismo. In considerazione delle difficoltà congiunturali all'interno e del rallentamento delle commesse dall'estero, diversi esperti si aspettavano una svolta nella politica creditizia, accennavano a una riduzione del tasso di sconto. Stasera tuttavia, benché ciò non sia avvenuto, neppure una voce di critica si è levata contro la decisione concordata tra Francoforte e Bonn. Essa è pesata con il bilancino del farmacista. Si fa notare che il momento è estremamente delicato, la navicella congiunturale si trova fra Scilla e Cariddi: bisogna evitare l'errore del 1966, quando il freno creditizio fu tenuto stretto per troppo tempo e portò alla recessione; ma un anticipato abbandono della politica di stabilità potrebbe portare a un aumento della disoccupazione. Un serio monito è stato rivolto da molte parti ai sindacati, che si preparano a presentare le richieste di aumenti salariali. Il cancelliere Schmidt, dal canto suo, continua a dichiararsi tranquillo e a infondere sicurezza c fiducia. Questa sera alla televisione ha detto che la situazione sul mercato del lavoro non è preoccupante e che non è ancora venuto il momento di intervenire per garantire i posti di lavoro. Tuttavia, con un occhio ad altri Paesi che « potrebbero avere difficoltà di pagamento » e pertanto « non comperare più in Germania nella stessa misura di oggi », Schmidt non esclude la necessità di dover applicare « programmi già pronti nel cassetto » per garantire la piena, occupazione. L'inflazione — secondo il Cancelliere — ciascuno deve combatterla a casa propria. Gli Stati Uniti, in quanto maggiore potenza economica mondiale, debbono « eliminare le loro fonti di inflazione », i Paesi della Comunità europea debbono fare altrettanto. Il Cancelliere tedesco ha rivolto loro un appello, invitandoli ad adottare una politica di stabilità « conseguente », sull'esempio della Francia, dei tre Paesi del Benelux e della Germania Federale. Fatte le detrazioni, l'appello risulta rivolto a Gran Bretagna e Irlanda, all'Italia e alla Danimarca. Tito Sansa

Persone citate: Cariddi, Hans Friderìchs, Ottmar Emminger, Schmidt