Brèvi incontri di Lietta Tornabuoni

Brèvi incontri Brèvi incontri Poi arrivava la felicità Affamali di ottimismo, anello i tek&peiiatori più saltuari o cinici rinunciano al fresco ilclla notte, si riuniscono a gruppi dentro casa, rinviano viaggi per ritrovarsi il mercoledì sera davanti al video e ai film di Frank Capra. E' il successo televisivo dell'estate, un successo cui il regista non crede: « C'entra la moda, con le sue monotone resurrezioni; c'entra la stanchezza della nenie per gli shock che subisce ogni giorno, atroci e consueti: c'entra la voglia di cullarsi, di sfuggire alle durezze reali. Ma è lutto un rimescolare vecchie carte da troppo tempo scoperte: niente c più come allora ». Capra ha 77 anni, è un siculo-americano piccolo e asciutto, pratico, molto abbronzalo, con bianchi badi a spazzolino, l'iti scettico di quanto vorrebbe la leggenda abbastanza melensa che lo circonda: era facile accorgersene chiacchierando con lui, una sera a Cannes, della nuova fortuna televisiva dei suoi vecchi film. Parlava agro, carezzando il bavero di raso dello smoking: un disoccupato ricco mai riuscito a dimenticare l'umiliazione del licenziamento. « Non pretendo che il cinema debba essere un lavoro stubile, ma per me jtt inni pura, reale tragedia: mi hanno cucciato, sballino fuori, e nessuno più mi ha fatto lavorare ». Quando? « Oh, tanti Uniti anni fa. A me pare stamattina ». E perché? « Non li dicono mai perché ». Lo slancio ottimista, il candore abile, il brio romantico, la grazia e le gags comiche, il paternalismo demagogico dei suoi film non interpretavano più una società minacciata, complessa e ideologizzata. Adesso piacciono di nuovo, ma per motivi differenti, Allora, rifletto Frank Capra, gli spettatori in America vi ritrovavano in qualche modo la realtà: «Le piccole realtà: il modo die le ragazze avevano di aggredire intrepidamente la vita, di spandersi il rossetto sulle labbra con il mignolo, di aggiustarsi sulle cosce, con un gesto rapido e furtivo, le braghette elastiche; la voga dei viaggi in autobus, dei primi molels, dei predicatori spettacolari, di non portare il panciotto. Oppure le realtà più grandi: a tanti Mr. Deeds di li' arrivala la felicità, il " picchiatello " che impiega i suoi milioni per dare la terra a chi non l'ha, parve un'allusione a Roosevelt, accusalo allora di sprecare miliardi per i disoccupati », Mei suoi film gli spettatori ritrovavano, più ancora della realtà, il sogno americano: « L'idea che il giornalista povero può sempre sposare la figlia del miliardario, che l'impiegata può sempre conquistare il figlio del padrone. L'idea che l'individuo isolato ma onesto, convinto e caparbio, può sempre averla vinta contro l'ipocrisia e gli scandali della politica, contro la grande stampa, i trusls capitalistici, il potere finanziario ». Adesso sappiamo lutti che sono favole: «Se il pubblico televisivo internazionale ama di nuovo i miei film non è per identificazione, è per disperazione ». Affamata di ottimismo, sedotta da personaggi cui attribuisce la propria sfiducia nelle istituzioni e il proprio individualismo anarchico o qualunquista, attratta dalla elementare psicologia di petulanti e sentimentali Chiudette Colbert o lean Arthur, la gente si intenerisce. Tentata dalle favole, come in lutti i momenti brulli, un mercoledì dopo l'altro si commuove sul tempo in cui sempre, nell'ultimo quarto d'ora, arrivava la felicità. Il Virtuoso Chiarito finalmente a cosa servisse (un po' come le novelle del Decamerone, a distrarre i villeggianti dulia paura del colera), concluso con la consegna di un pertinente « Pulcinella d'oro », il nuovo festival di Posilano ha soprattutto rivelato un personaggio proteiforme, sfaccettato, onnipresente, anche chic, l'assessore a! Turismo della Regione Campania, professor Roberto Virtuoso. Altro che Laurence Olivier, col suo prediletto bicchiere; altro che Zeliirclli, con la sua cinematografia anglovaticana, le sue cristologie finanziale dalla General Motors e i suoi fasti arahizzami; altro che Eduardo De Filippo, con le sue guance scavate dalle ansie fiscali. Il vero re della festa, costala sui cento milioni a una regione miseramente povera e penosamente priva del necessario, è stalo l'assessore: non passava giorno senza che un quotidiano napoletano ne esaltasse le fatiche, le grandi qualità e la signorilità, in un crescendo senz'altro travolgente. Il 30 luglio il cronista lo scopre demiurgo (« Il festival, creatura del professor Roberto Virtuoso») e il 31 luglio Io vede mondano (« Alla "prima" ha presenziato l'assessore Virtuoso insieme con Carla Fracci. Flora Mastroianni e Andreina Pagnani ») ; il primo agosto 10 descrive incessante (« Continua senza soste, presieduto dall'assessore regionale campano Virtuoso ») e il 5 agosto lo trova epico (« Il festival, gloria e vanto dell'assessore Roberto Virtuoso»). Quando scoppia la bomba sul treno, l'assessore si palesa viaggiatore (« Dal Cilento, dove si trovava per il line settimana ») e dotato di sensibilità antifascista (« Roberto Virtuoso ha preso immediati conlatti con gli organizzatori ai quali ha rappresentato l'opportunità di esprimere pronta e immediala condanna al vile attentato sospendendo lo spettacolo »). Ma due giorni dopo è già pervicace telefonista: « La ricerca degli attori disponibili, l'alta attraverso 11 filo del telefono, è riuscita grazie anche alla tenacia dell'assessore Roberto Virtuoso ». Il finale è invece telegrafico, l'assessore invia al direttore del giornale uh telegramma esemplare. Lo ringrazia per gli articoli « intelligenti, stimolanti, redatti in spirito di libertà d'informazione da noi lutti apprezzato », e non potrebbe essere più sincero: la libertà di informazione che tulli loro apprezzano è appunto quella di lodarli. Lietta Tornabuoni

Luoghi citati: America, Campania, Cannes