"La corrispondenza è solamente una delle molte incombenze delle Poste,,

"La corrispondenza è solamente una delle molte incombenze delle Poste,, "La corrispondenza è solamente una delle molte incombenze delle Poste,, Un sindacalista sostiene che solo 10-12 mila persone sono addette in realtà allo smistamento e all'avviamento di lettere e pacchi Poste sotto accusa: piovono lettere indignate, telefonate di critica accesa, qualcuno riesce anche a fare dello spirito. Ma il tenore dello lamentele è sempre lo stesso: «Non funziona nulla», «I telegrammi viaggiano alla velocità degli espressi, gli espressi a quella delle lettere ordinarie, le lettere ordinarie arriverebbero prima se portate a piedi dal mittente al destinatario». In mezzo a questa valanga di proteste, la voce di un dipendente delle Poste che, se non giustifica la situazione, almeno tenta di darne una spiegazione circostanziata. «Sono un impiegato postale e sindacalista al contempo» dice la lettera firmata Ennio Di Sanza residente a Marene, Cuneo. «Seguo con un certo interesse i frequenti scritti in merito all'annoso problema del disservizio postale che, pur essendo spinoso, a volte, considerandolo obbiettivamente st rende inevitabile». Di Sanza dichiara di voler mettere il dito nella piaga e prosegue: «Fermo restando che l'Italia in questi ultimi tempi ha subito una notevole espansione demografica, nelle frequenti indagini sul caos postale in genere è sempre stato tralasciato il fatto che l'imputato è una grande azienda, sia pure sociale, e che il problema va risolto anche con l'aiuto del cittadino». Non è vero, secondo il sindacalista, che l'amministrazione postelegrafonica svolga — come crede la gente — esclusivamente il servizio delle corrispondenze e pacchi «e che per tale servizio, riguardante 7 miliardi di oggetti l'anno, si serva di circa 200 mila dipendenti. Se cosi fosse, queste persone farebbero davvero poco o nulla». Per ribattere a questa considerazione Di Sanza porta alcuni dati: i dipendenti sono in realtà 150 mila, oltre 1 25 mila telefonici 40-50 mila sono adibiti a compiti amministrativi e quindi le accuse di «disservizio» non li toccano; 15-20 mila lavorano in «uffici sue tllllllll9llllMlil>lllMElilllllltl llll1lllfllllj!llM cursall o che comunque non hanno nulla a che vedere con la corrispondenza»; 40-50 mila sono impiegati negli Ula (Uffici Locali ed Agenzie) e dedicano circa 2 ore al giorno pro-capite allo smistamento e all'avviamento della corrispondenza. Esclusi da ultimo i 30-35 mila addettti al recapito della corrispondenza « solo 10-12 mila sono gli addetti e ì responsabili dello smistamento e avviamento della corrispondenza, compresi quelli adibiti allo scambio dei dispacci ai treni». Il sindacalista osserva: «Se si considera che una lettera, spedita da un paese dì provincia, prima di giungere a destinazione viene smistata da almeno quattro impiegati si vedrà che il numero delle unità di corrispondenza passano in realtà da 7 a 28 miliardi e devono essere "lavorate" da circa 18-20 mila addetti». Accusando le Poste si dimentica spesso, aggiunge Di Sanza, il gran numero di operazioni postali che l'azienda deve svolgere: bollo di circolazione quadrimestrale o semestrale (circa 20 milioni di auto, moto e motocicli); bollette del telefono (7-8 milioni per quattro volte l'anno); 15 milioni di pensioni Inps al mese; 18-20 milioni d; abbonamenti alle radioaudizionì pagabili anche trimestralmente o semestralmente; 20 milioni di bollette della luce per sei volte nell'anno: «E quelle del gas, le fatture commerciali per il rifornimento di gasolio, il rinnovo delle licenze di caccia e pesca, il pagamento delle pensioni per gli enti locali e degli stipendi a 200 mila insegnanti, le vincite al lotto, i vaglia, i buoni postali fruttiferi. Per non parlare adesso dell'una tantum sulle auto che graverà sulle Poste con altri 15-20 milioni di conti correnti». sindacalista ha idee precise per combattere il fenomeno del- l'assenteismo di cui si fa colpa ai dipendenti postali: «Reclutamento del personale per compartimento !IIIMIIIIiM9lllll9llllllllllllllllltl(MlllllfllillIilIll e non su base nazionale (si eliminerebbero così gli pseudocertlficati medici, in quanto su questi lavoratori non graverebbe il problema economico oltre a quello psicologico e affettivo); miglioramento degli ambienti e dei modi di lavoro, così non ci si ammalerebbe e non si desidererebbe fruire di riposo per salvaguardare la salute; aumentare la retribuzione (147.500 lire mensili per impiegati anche diplomati o laureati); potenziare con la meccanizzazione (calcolatrici, bollatricl eccetera) i mezzi di lavoro ed eliminare la complessa e cavillosa applicazione dei regolamenti». La lettera del sindacalista UH così conclude: «Questi lavoratori, spesso oggetto di critica distruttiva, siano alfine visti nella loro giusta luce e vengano additati all'opinione pubblica, non in modo violento e negativo, ma come solerti e attivi contribuenti allo svolgimento di un delicato e importante servizio sociale per il bene del Paese».

Persone citate: Di Sanza, Ennio Di Sanza

Luoghi citati: Cuneo, Italia, Marene