Nel Medio Oriente si riparla di guerra

Nel Medio Oriente si riparla di guerra Vivo allarme sulla stampa araba Nel Medio Oriente si riparla di guerra Beirut, 12 agosto. Mentre la stampa araba continua a parlare di una possibile, nuova guerra in Medio Oriente, a Damasco è stato annunciato un cambio al vertice delle forze armate con la nomina a capo di stato maggiore del generale Hikmat Shehabi, lo stesso che la scorsa primavera aveva negoziato con Henry Kissinger l'accordo sullo sganciamento militare nel Golan. Shehabi dirigeva il servizio segreto militare prima che Assad lo promuovesse alla massima responsabilità nell'esercito. Youssef Shakkour, il generale che aveva capeggiato lo stato maggiore durante la guerra di ottobre, lascia il suo posto a Shehabi diventando vice ministro della difesa insieme al generale Naji Jamil, comandante dell'aeronautica siriana. Il ministro della Difesa ha così tre vice, il terzo essendo il generale di artiglieria Awad Bagh. Il rimpasto, operato per decreto presidenziale, è il primo nella gerarchia militare siriana dopo la guerra di ottobre. Agli osservatori, il provvedimento appare significativo soprattutto alla luce della nuova tensione instauratasi negli ultimi giorni sui fronti del Medio Oriente con le accuse arabe a Israele di preparare una quinta guerra. Shehabi è da tempo intimo confidente di Assad. Il successo della sua missione a Washington per negoziare i termini del disimpegno sul Golan aprì la strada alla visita dell'ex presidente americano Nixon in Siria, visita che culminò nella ripresa delle relazioni diplomatiche tra Washington e Damasco. Ufficialmente, i motivi del rimpasto non sono stati spiegati, mentre la stampa siriana, tutta controllata dal governo, continua anche oggi la sua campagna di accuse di guerra ad Israele. «I richiami di riservisti e i concentramenti di truppe lungo il fronte del Sinai e quello del Golan sono segni inequivocabili che una guerra israeliana contro la Siria in particolare è imminente», ammonisce Al Baath, organo del partito socialista di Assad, «il nemico vuole ostacolare la ripresa dei colloqui arabo-israeliani a Gine vra per una soluzione globale onde evitare ulteriori ritiri dai territori arabi occupati in guerra». Di guerra riparlano anche i giornali libanesi, affermando fra l'altro che l'Unione Sovietica avrebbe avvertito i guerriglieri palestinesi che Israele si accingerebbe «a sferrare un grosso colpo militare su uno o più fronti arabi». L'indipendente An Nahar scrive che l'avvertimento è stato passato ieri al leader della guerriglia Yassir Arafat dall'ambasciatore sovietico in Libano, Servar Azimov. In seguito a ciò dice il giornale, Arafat ha fatto un giro sul confine meridionale del Libano per giudicare di persona l'entità dei concentramenti israeliani. La stampa di Beirut sostiene che Israele sta preparando un'offensiva in due direzioni: contro il confine siriano e contro quello libanese, avendo per obiettivo: «la distruzione della potenza militare siriana e la eliminazione della presenza dei guerriglieri palestinesi in Libano». Nonostante ciò, continuano i contatti diplomatici aventi chiaramente di mira la ripresa della conferenza di Ginevra. Ieri, il ministro degli Esteri israeliano Allon ha detto di prevedere la ripresa dei negoziati entro l'anno. La settimana scorsa, Allon si era incontrato a Washington con Henry Kissinger nel quadro di una nuova tornata di contatti col segretario di Stato americano con esponenti israeliani e arabi. Secondo Allon, le conversazioni di Washington non hanno portato tuttavia a nessuna decisione circa la prossima fase dei negoziati. A Washington, da ieri sera, si trova il ministro degli Esteri egiziano Ismail Fahmy per colloqui con Kissinger, mentre è già in corso una visita di re Hussein di Giordania. Fahmy preparerà la visita del presidente Sadat in programma per novembre, visita che era stata concordata con l'ex presidente Nixon e che, si dà per certo, non subirà variazioni di programma con l'avvento di Gerald Ford.alla Casa Bianca. In un messaggio a Sadat, Ford ha assicurato che il governo americano continuerà «la ricerca di una giusta e durevole pace nel Medio Oriente con la stessa forza che ha caratterizzato le iniziative diplomatiche americane negli ultimi nove mesi». Il nuovo presidente si dice inoltre pienamente impegnato a «onorare tutti gli impegni assunti dagli Stati Uniti circa le relazioni con l'Egitto», e tutti gli accordi precedentemente conclusi da Sadat, Nixon e Kissinger. (Api