L'ex giudice regista tra indagini e delitti

L'ex giudice regista tra indagini e delitti PRIME SULLO SCHERMO L'ex giudice regista tra indagini e delitti Il gioco della verità di Michele Massa, con Carla Gravina, Bekim Fehmiu, Angela Luce. Italiano, drammatico. (Cinema Arlecchino). Basterebbe all'interesse di questo film il fatto di essere l'opera prima dell'ex giudice napoletano, e docente di diritto penale all'Università di Palermo, Michele Massa, il quale ha mutato le pandette con la macchina da presa non per un ticchio dilettantesco ma per portare il contributo della sua esperienza al cinema italiano inteso a denunciare i molti mali che travagliano la giustizia, primo dei quali l'offuscata percezione della verità. Siamo in un « basso » di Napoli. Un fattaccio — il cadavere d'un giovane trovato sfracellato nel cortile d'un caseggiato — è spiegato in modi diversi. Secondo Anna, una prostituta con cui la vittima s'era intrattenuto, egli era precipitato dal tetto nel tentativo di fuggire senza pagarle lo scotto; secondo i proprietari della compiacente pensione che li aveva ospitati, i quali temono i rigori della legge Merlin, la prostituta ha ucciso il cliente. A sua volta terrorizzata, costei cambia la prima versione e ammette quella del delitto, ma addossandolo agli stessi affittacamere, che per altro, al momento del fattaccio, non erano presenti. Nondimeno è questa la versione accettata dal giudice istruttore, solo perché un inserviente mezzo scemo la conferma colla sua deposizione, giungendo persino a farsi passare, indettato dagli inquirenti, come complice del delitto. Al processo l'avvocato difensore può bene spolmonarsi a sostenere che la prima versione di Anna era la vera, che « nessuno aveva ucciso nessuno ». Troppo semplice. Aggiunge ancora l'avvocato (e qui è il regista che parla per lui): «C'è chi non può permettersi il lusso di essere innocente». Sincerità, passione, competenza: ecco le doti di questa opera prima, civilmente assai ragguardevole, che certo difetta d'asciuttezza (specie nella seconda parte), ma non di persuasiva sia nell'amara esposizione della tesi circa una giustizia sofisticata e distorta, sia nella commossa pittura (le belle immagini sono di Armando Nannuzzi) di un sottoi-roletariato napoletano storicamente condizionato a patire soprusi. Avremmo per avventura anche noi il nostro Cayatte? Nulla di male a pensarlo. Bene gli interpreti, dalla Gravina ad Angela Luce, da Maria Fiore all'Alessio e allo stesso protagonista Fehmiu (l'avvocato difensore); e notevolmente raffinato, per un esordiente, l'uso del «flash back». 1. p. La cavalcata dei resuscitati ciechi di Armando de Ossorio, con Tony Rendali, Fernando Sancho, Esperanza Roy. Spagnolo, a colori. (Cinema Metropol).

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