Il malato inerme di Gigi Ghirotti

Il malato inerme L'ULTIMO ARTICOLO DI GIGI GHIROTTI Il malato inerme Nel mondo ospedaliero un amaro esempio del "Medio Evo prossimo venturo" Pubblichiamo l'ultimo articolo di Gigi Ghirotti. Incominciò a scriverlo alla fine di giugno: con dura fatica, ma con la ferma volontà di non tacere. Un aggravamento del male Io costrinse ad interromperlo, e tuttavia l'articolo può dirsi compiuto. Ancora una volta Ghirotti, pur giunto al termine del lungo viaggio nel tunnel della malattia, non pensa a se stesso, ma ai compagni di pena più soli, più inermi, anonimi. L'occasione autobiografica è lo spunto per continuare la campagna, co¬ struita sulla testimonianza diretta, contro il gelido meccanismo ospedaliero che sacrifica l'ammalato e ne moltiplica la sofferenza. Vicenza, giugno. Sono da tempo in attesa per un letto in ospedale, un rinomato ospedale d'una dotta città veneta, Padova per essere precisi. La cura che dovrei intraprendere presenta certi ca- ratteri d'urgenza non dilazionabili, ma il letto potrà essere disponibile soltanto per l'uno di luglio, non prima. Ogni mia insistenza e anche le mie «aderenze» si sono rivelate inefficaci. Ma il problema non è questo. Via via che si avvicina la data del mio nuovo appuntamento ospedaliero, cresce in me l'apprensione. Non temo tanto per il mio letto, quanto per l'ospedale, per gli ospedali tutti. Ci saranno ancora ospedali il primo di luglio? o saranno già trasformati in lazzaretti, anzi in campi di ostaggi inseriti in un complesso sistema di guerra fra tutte le categorie addette alla salute pubblica? Le notizie sono sconfortanti. Nei giorni scorsi i produttori di garze e di cotone per usi sanitari hanno fatto sapere che sospenderanno le forniture agli ospedali per castigarli della loro cronica insolvenza. Anche i fornitori di reagenti chimici e diagnostici, di protesi e di impianti di anestesia e rianimazione, di aghi e siringhe e degli altri quarantamila oggetti e materiali di soccorso hanno stabilito che non daranno più corso alle ordinazioni se prima gli ospedali non cominceranno a pagare i conti che da mesi giacciono in sospeso. Ma gli ospedali stanno naufragando fra i crediti (tremila miliardi in crescendo) che le Mutue da tempo non gli pagano più. E le banche chiudono la cassa davanti a chi non riesce a riscuotere i propri crediti. Poiché l'ipotesi di una schiarita su questo addensarsi di nubi è in concreto e per molti aspetti illusoria, il presidente della associazione italiana strumenti ed attrezzature scientifiche, Francesco Vicario, nel dar l'annuncio di cui sopra, ha tracciato con esemplare chiarezza il quadro del futuribile immediato per la parte che lo riguarda. « La situazione — ha detto — costerà parecchi morti tra gli ammalati più gravi specie delle classi più indigenti ». Il quadro è agghiacciante ma governato da una logica impeccabile che fa non degli ammalati, ma dei produttori di garze e di strumenti sanitari le vere vittime di una congiuntura nefasta di circostanze ad essi estranee. Forse che sono essi i responsabili della salute pubblica? Potrà forse essere eccepita una eccessiva durezza di linguaggio; ma nessuno può pretendere dal produttore di beni sanitari che sia lui ad immolarsi sull'ara del caos ospedaliero. Certe cose è meglio saperle subito per non farsi illusioni sul carattere filantropico dell'industria della salute; come ragionevolmente si può chiedere a un produttore di far credito agli ospedali se agli ospedali le banche non fan più credito? Prima e più che sugli enti inutili, sugli enti locali, sulle piccole e medie industrie la stretta creditizia preme e strozza il più debole. Non è una novità. Nella stenta e distorta morale del nostro tempo che si fregia dei blasoni del cristianesimo e del socialismo e non è riuscita a fare dell'ospedale un salvacondotto al di fuori di ogni competizione di lavoro ed economica, l'aspetto forse più nuovo è il senso della ineluttabilità delle cose, l'incorreggibilità delle tendenze e il loro aggravarsi. In qualche modo il mondo ospedaliero può fornire un esempio della rapida reversibilità dalle condizioni del benessere a quelle della civiltà curtense o medievale. Il Medio Evo tante volte minacciato e dato per imminente (« Il Medio Evo prossimo venturo») è in arrivo. Ma non dal binario ecologico in cui lo si aspettava. Non soltanto in quello, per lo meno. Nel crollo preconizzato dei grandi sistemi il primo mattone che frana è quello degli ospedali. Gigi Ghirotti

Persone citate: Francesco Vicario, Ghirotti, Gigi Ghirotti

Luoghi citati: Padova, Vicenza