Nastri fantasma di Ennio Caretto

Nastri fantasma Nastri fantasma I i I ' La tragedia del Presidente matura tra il 25 giugno e il 26 luglio. Il 25 giugno, John Dean dà lettura, davanti alle telecamere e alla commissione d'inchiesta del Senato, di un memoriale di 245 pagine. I punti salienti: Nixon sapeva di « Watergate » già nel settembre 1972; in una serie di lunghi colloqui il 15 aprile del 1973 lo aveva elogiato per i suoi tentativi di insabbiare 10 scandalo. Haldeman, Herlichman e Mitchell, invitati a deporre dopo Dean, si assumono tutta la responsabilità degli eventi, tacciando di menzogna l'ex collega, e discolpando fermamente Nixon, non senza arroganza. Ma la tensione diviene insostenibile per il Presidente, che il 12 luglio è ricoverato in ospedale per polmonite virale. Il più sensazionale colpo di scena si ha durante la degenza di « re Riccardo ». Il 16 luglio, un ex funzionario di secondo piano della Casa Bianca, Alexander Butterfleld, svela al Senato che « dalla primavera del 1971 tutte le conversazioni telefoniche o a voce negli uffici della presidenza sono registrate su nastri magnetici e archiviate ». E' uno scandalo nello scandalo, con gravi implicazioni internazionali (significa che si è spiato an che su Breznev). Ma è innanzitutto la prova che la domanda « è Nixon innocente o no? » può ricevere una risposta pre.Hsa. Si sa che almeno in nove occasioni Nixon ha parlato di « Watergate » con Dean e gli altri consialieri. La macchina della giustizia americana entra in moto. Sia il senatore Ervin sia 11 « supermagistrato » Cox chiedono le registrazioni alla Casa Bianca. Quando essa rifiuta, emettono mandati di sequestro. La questione viene deferita al tribunale: e, di nuovo, l'ironia della sorte vuole che la sentenza spetti j al giudice Sirica. Nessuno | nutre dubbi sulla sua decisione, e il giudice ingiunge infatti alla Casa Bianca la consegna dei nove nastri. E' il 26 luglio, e da questo momento il presidente Nixon è in lotta oltre che col potere legislativo anche con quello giudiziario. La vicenda ha assunto sviluppi imprevedibili anche soltanto alla vigilia della visita di Breznev. Fino ai primi di agosto, Richard Nixon ha ancora avuto difensori e goduto di un certo rispetto. Adesso non più. A Ferragosto, nel¬ l'ennesimo discorso televisivo, egli ricorda ai suoi nemici che « 7500 pagine e 2 milioni di parole dì testimonianze » non hanno portato alla luce prove concrete a suo carico. Ma l'America presuppone ormai che egli sia stato complice dello scandalo «Watergate». Quando si apprende che Haldeman, sebbene privato cittadino, ha ottenuto due nastri, lo sdegno soffoca la nazione. Sam Ervin accusa il Presidente di aver « contraffatto » le registrazioni. Il giudice Sirica rinnova la sua ingiunzione, costringendo la Casa Bianca a rivolgersi alla corte d'appello, che rimanda tutto alla fine delle vacanze estive. Agnew Agosto vede così episodi sconcertanti. Il trono di « King Richard » vacilla. Sui giornali egli è ribattezzato, come un tempo, « Dick dei trucchi, un uomo da cui non si comprerebbe un'auto di seconda mano». Per non perdere il potere. Nixon sferra colpi all'impazzata. A Washington si dice che consideri Spiro Agnew un enorme pericolo, perché è l'unico che può scalzarlo, e i giornali scrivono che perciò agevola il processo per corruzione, estorsione ed evasione fiscale contro il vicepresidente. La « bomba » scoppia il giorno 7, Agnew ammonisce che « non si lascerà infilzare allo spiedo », ma il suo destino è segnato, la Casa Bianca gli ha voltato le spalle. Forse, il capitolo centrale della tragedia è quello di ottobre. Infuria il conflitto nel Medio Oriente, in tutto il mondo manca il petrolio, un frenetico impegno di pace tiene accese le luci degli uffici della presidenza anche di notte. Ma nella mente degli americani non si scaccia più lo scandalo «Watergate». Essi sospettano addirittura che Nixon abbia ordinato l'allarme atomico per sviare la loro attenzione. La popolarità di « re Riccardo » è la più bassa mai toccata da un capo di Stato. Qualsiasi '.osa facci", non va più bene. Non è facke per un europeo capire tanta ira, eppure l'America teme che siano in ballo ì suoi valori fondamentali. Nixon butta praticamente a mare Agnew. definendo « molto fondate e serie le accuse rivoltegli », il 3 ottobre mentre è in corso il pro- cesso davanti a un «Grand Giurì». Una settimana più tardi, avviene la morte politica del vicepresidente, che si dimette in lacrime: un fatto del genere non era mai stato registrato dalla storia Usa. Il giorno 12, Nixon sceglie come numero due il capo del gruppo repubblicano della Camera, Gerald Ford, ottimo ex boy-scout ed ex giocatore di rugby, ma statista di scarso peso: coglie tutti di sorpresa, compreso il Parlamento che esita. Due avvenimenti successivi polarizzano l'ostilità dell'elettorato contro «il Presidente che non sa perdere». La corte d'appello, per 5 voti a 2, in una sentenza di 79 pagine, sancisce il principio che egli « non è al di sopra della legge ». Piuttosto di consegnare i nastri al « supermagistrato » Cox, Nixon allora lo licenzia. Il ministro della Giustizia, Richardson, e il viceministro Ruckelhaus rassegnano immediatamente le dimissioni, in segno di protesta. Linea di difesa del Presidente è ancora la necessità di proteggere l'interesse pubblico, di non indebolire il potere esecutivo. Mentre la prova di forza con gli altri poteri continua, i cinque uomini del Watergate, gli « idraulici », vengono condannati; e con una condanna a quattro anni si concluderà poi anche il processo a John Dean, le cui rivelazioni restano uno dei capitoli fondamentali della «Watergate story ». Il 29 aprile del 1974, con un discorso in tv, pacato, tranquillo, Nixon annuncia agli americani la consegna della trascrizione dei nastri. Sono 1200 pagine, una montagna di carta che il Presidente fa vedere nel pìccolo schermo televisivo, affermando di fondarvi la prova della sua innocenza e del suo assoluto rispetto per la Costituzione degli Stati Uniti. La Corte Ma il nuovo procuratore speciale, Leon Jaworsky, non è soddisfatto del materiale che riceve dalla Casa Bianca: son troppi i vuoti, le omissioni, i silenzi. Chiede la consegna delle bobine, e il giudice Sirica emette una ingiunzione. Nixon oppone l'ultima difesa, tenta di respingere la richiesta, è in evidente difficoltà: i giornali hanno pubblicato ampi stralci della trascrizione delle bobine, la responsabilità del Presidente è ormai accertata; l'unico dubbio è sul grado di questa responsabilità. Siamo ai capitoli finali. Il 24 luglio, con una storica sentenza, la Corte Suprema nega che il « privilegio dell'esecutivo » consenta di rifiutare prove alla giustizia, e stabilisce che il Presidente deve consegnare i nastri del Watergate alla magistratura. Nixon è soggetto alla legge come qualunque cittadino. Quattro giorni dopo, la Commissione giustizia della Camera approva il primo capo d'accusa della proposta di incriminazione e destituzione: sono 27 voti contro 11, il processo del popolo degli Stati Uniti contro il presidente Richard M. Nixon è una realtà drammatica, che milioni di americani seguono dallo schermo tv. Il 5 agosto c'è la confessione. E' solo l'ultimo atto, ma « re Riccardo » tenta ancora di giocarlo con astuzia: fa delle ammissioni, parla di colpe, d'irregolarità, ma riafferma ancora di non aver avuto mai volontà di commettere atti illegali. Spera di salvarsi, forse. Fa ancora il calcolo di quanti senatori repubblicani potrebbero respìngere /'impeachment. Forse, si potrebbe salvare per due voti. Ma la direzione del partito repubblicano gli chiede le dimissioni, dopo un drammatico dibattito. E' la sera del 6 agosto. La « Watergate story » è alla fine. Ennio Caretto

Luoghi citati: America, Medio Oriente, Stati Uniti, Usa, Washington