Questa è la "Watergate Story"

Questa è la "Watergate Story" Lo scandalo che ha travolto il Presidente degli Stati Uniti Questa è la "Watergate Story" Tutto cominciò il 17 giugno del 1972 con un sordido affare in una stanza d'albergo, il tentativo di collocare "spie elettroniche" nella sede del partito democratico, a Washington - Erano i giorni in cui si iniziava la campagna per le elezioni - " Re Riccardo " era già sicuro di vincere, si disse che l'episodio era dovuto soltanto allo stupido zelo di alcuni sostenitori, la Casa Bianca affermava di essere all'oscuro di tutto - Ma la realtà era diversa, a poco a poco si scoprirono complicità insospettabili - Lo scandalo si allargò a macchia d'olio, vennero alla luce altri clamorosi "infortuni", fu messo in discussione l'intero modo di gestire il potere da parte del Presidente: favoritismi, brogli; liste nere, fondi segreti Soprattutto si diffuse in ogni ambiente un'aperta sfiducia nella "credibilità" del primo funzionario dello Stato - E' questa la colpa che la libera America non ha voluto perdonare Non fosse stato per la tragica notte del 17 giugno 1972, « Watergate » sarebbe rimasto il nome del palazz ~ più ricco e più moderno di Washington, un misterioso centro di potere e di fortune, e l'America non avrebbe conosciuto la più grave crisi costituzionale della sua storia. Ma quella notte ha cambiato gli eventi, e « Watergate » c-oggi sinonimo di imbroglio politico, o « erosione sistematica dei principi democratici », come dice Arthur Schlesinger; mentre l'America si trova ad una svolta cruciale, a conclusione di un decennio di sussulti e di disperazione, dalla rivolta negra alla guerra vietnamita, dalla perdita degli ideali tradizionali alla malattia del dollaro. Che cosa è « Watergate » e che accadde quella notte? « Watergate » è il palazzo, o meglio il complesso di palazzi, eretto dall'architetto italiano Moretti sulle rive del Potomac, accanto al centro artistico Kennedy, di fronte ad Arlington, il cimitero degli eroi. Ospita, od ospitava, un albergo con stanze da 50 dollari al giorno, il lussuoso appartamento del ministro John Connally, la direzione nazionale del partito democratico, uffici commerciali di ambasciate. Alla mattina corre sui suoi prati, in tuta sportiva, il senatore Proxmire, ed un tempo, sotto gli ombrelloni, spettegolava la formidabile signora Martha Mitchell, consorte dell'ex ministro della Giustizia. Quella notte, il guardiano di « Watergate », Frank Willis, scoprì nella sede del partito democratico cinque uomini «impegnati in attività illegali ». Erano James Mc~!ord, di 55 anni, ex agente della Cia e capo dei servizi di sicurezza del comitato per la rielezione del presidente Nixon, e certi Barker, Sturgis. Martinez e Gonzales, anticastristi di Miami, legati in qualche modo ai servizi segreti. Quando l'ignaro Willis li arrestò, pistola in pugno, stavano aggiustando un apparecchio per le intercettazioni telefoniche. «The Watergate Story» incominciò così, ma nessuno o quasi se ne accorse. Sembra-"j uno scandalo elettorale senza seguito, inevitabile nel costume americano, dove la mafia si mescola al sindacalismo, e non esiste cittadino al di sopra di ogni sospetto. Nixon, che era andato in Florida in vacanza, ordinò subito un'inchiesta. Cinque giorni dopo il fatto, il 22 giugno, era in grado di annunciare ad una conferenza stampa: « La Casa Bianca non ha assolutamente nulla a che vedere con questo incidente disgustoso e sordido ». « Re Riccardo », come allora lo chiamavano, era reduce dai trionfali viaggi della distensione a Pechino e Mosca, e i democratici presentavano alle urne un predicatore delle praterie troppo puro per destare fiducia, George McGovern. l'America dunque volle credergli. « Watergate », in realtà, costituiva soltanto la punta dell'iceberg. Era il culmine di un processo involutivo scaturito dall'ondata di assassini politici negli Anni Sessanta, dalla sclerosi progressiva delle istituzioni, dallo snaturamento del principio della separazione dei poteri. Era altresì il prodotto, conscio o inconscio, della strategia nixonìana di immobilizzazione degli altri centri decisionali, dell'ossessione della segretezza, del do ut des coi grandi interessi finanziari. Storicamente e psicologicamente, « Watergate» si inquadrava nelle terribili crisi che avevano spinto l'America verso il baratro, dal maccartismo all'ajulin dell'era di Eisenhower. L'inizio vero della « Watergate Story » va collocato infatti non al 17 giugno 1972, ma nell'estate dell'anno precedente, subito dopo la pubblicazione sul New York Times e sul Washington Post dei « Pentagon Papers », ì dossiers segreti dell'ex ministro "ella difesa McNamara sull'intervento statunitense nel Vietnam. Quell'estate, il presidente Nixon ordina una serie dì misure illecite: una indagine nascosta della Casa Bianca, parallela a quella ufficiale dell'Fbi, sulla fuga dei documenti e sul loro trafugatore, lo studioso di Harvard Daniel Ellsberg; intercettazioni telefoniche ai danni di alcuni giornalisti del New York Times e del Washington Post e di alcuni alti funzionari governativi; l'elaborazione di un programma di «sorveglianza nazionale» contro i dissidenti di ogni genere. Quest'ultimo piano cade per l'opposizione del capo dell'Fbi, il vecchio e potente Hoover. Detto « l'Imperatore » per la sua durabilità, Hoover ha servito il Paese sotto otto Presidenti, e nasconde negli archivi materiale sufficiente a ricattare l'intero governo. Ma l'indagine su Ellsberg e le intercettazioni telefoniche hanno luogo. Ne sono responsabili i tre consiglieri personali di Nixon, Bob Haldeman, John Ehrlichman, John Dean, e il ministro della Giustizia, John Mitchell. Ehrlichman, l'ebreo tedesco convertitosi alla « scienza cristiana », dirige la prima operazione. Sceglie due ex-agenti della Cia ed avvocati, Gordon Liddy e Hoiuard Hunt, che rubano nottetempo la cartella clinica dello studioso di Harvard dalla scrivania del suo psichiatra. La lunga catena d'intercettazioni e di accuse che lega Nixon ai personaggi del «Watergate», secondo Levine (Copyright N. Y. Rcvlcw of lìooks, Opera Mundi c per l'I (alia La Stntnpa)