La pista rossa era in realtà di Almirante pista nera di Fabrizio Carbone
La pista rossa era in realtà di Almirante pista nera La pista rossa era in realtà di Almirante pista nera Il leader dei missini si trova in forte difficoltà (Nostro servizio particolare) Roma, 8 agosto. La «pista rossa» sbandierata da Giorgio Almirante in Parlamento è diventata una «pista nera»: Il suo «superteste», un dipendente dell'Università di Roma e garagista notturno altrove per arrotondare lo stipendio, dopo una serie di contraddizioni e reticenze, ha dichiarato: «L'esplosivo nei sotterranei dell'istitu- to di Fisica c'era davvero, ma erano alcuni giovani di destra, e non di sinistra, che lo maneggiavano». Questo «superteste» ha finalmente un nome: Francesco Sgrò, 30 anni. Crollato nell'ultimo interrogatorio romano, è stato trasferito nella notte a Bologna. I carabinieri, che lo hanno accompagnato con una «Giulia Super», hanno portato al procuratore della Repubblica bolognese, Ottavio Locigno, anche un verbale; Sgrò non aveva voluto firmarlo, dicendo: «C'è di mezzo la mia pelle. Dopo l'attentato al treno, qualcuno ha cercato di uccidermi, venendomi addosso con una macchina». Ssrrò era stato interrogato nei giorni scorsi per molte ore. Gli atti erano stati poi mandati a Bologna e dai giudici di questa città era giunta a Roma una richiesta di chiarimenti: «Ascoltate ancora il teste». Il nuovo interrogatorio è cominciato nel pomeriggio di ieri. A tarda sera, la svolta improvvisa, preceduta da una serie di «Non so» e «Non ricordo». Sgrò ha ammesso che la «pista rossa» era tutta un'invenzione. Era falsa l'accusa contro un borsista di fisica e contro un altro ragazzo e una ragazza, che oltretutto aveva lasciato Roma da oltre un anno. A questo punto, la polizia ha pensato che fosse meglio chiamare un magistrato. «Mi hanno pregato di intervenire per un atto non urgente, ma urgentissimo», ha detto questa mattina ai giornalisti il giudice, sostituto procuratore della Repubblica Enrico De Nicola. Poi ha aggiunto soltanto: «Non posso dirvi di più, perché c'è il segreto istruttorio e perché l'inchiesta è molto delicata. Ora è tutto a Bologna, teste e verbali». L'interrogatorio è finito poco prima dell'alba, alle 4,30. E' stata fortunata l'attesa dei fotografi, che per la prima volta hanno potuto riprendere il « supersteste ». La foto è stata poi mostrata a molti dipendenti dell'Università, ma tutti hanno detto: « Mai visto ». Durante la giornata, qualche altra notizia è uscita. E la versione-Almirante ha finito con il crollare del tutto. Non è vero, e lo abbiamo visto, che la pista portasse a studenti di sinistra. Non è vero che l'esplosivo restò negli scantinati della facoltà di fisica fino al giorno 17 luglio, cioè fino al giorno in cui Almirante e il presidente della destra nazionale, Alfredo Covelli, si presentarono dal questore Emilio Santillo per «denunciare» l'episodio: «L'esplo¬ sivo era stato già portato via da quattro giorni», ha detto Sgrò. Si sono anche capiti meglio i rapporti fra l'avvocato Aldo Basile, ex capo della commissione di controllo del msi a Roma, e Sgrò: il professionista, che ha fatto da tramite con Almirante, mette la macchina nel garage in cui lavora il dipendente dell'università. «Adesso ci scapperà qualche accusa di calunnia?» è stato chiesto ai funzionari di polizia. «Non lo sappiamo: dipende anche dalla reazione che avrà lo studente che è stato pedinato e perquisito dopo le false accuse di Sgrò. E anche gli altri due studenti potrebbero giustamente risentirsi», hanno risposto. «E le indagini sui nuovi nomi fatti da Sgrò a che punto sono?». La risposta è stata necessariamente evasiva: «Sgrò non ha voluto far nomi. Continua a dire che già qualcuno ha attentato alla sua vita. Ora vorrebbe soltanto uscire da questa storia». Al msi c'è aria di burrasca, dopo le notizie del doppio interrogatorio (Roma e Bolo- Andrea Barberi Fabrizio Carbone (Continua a pagina 2 in settima colonna)
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