Da tempo s'allenava a sparare il "commando" in Val di Suso

Da tempo s'allenava a sparare il "commando" in Val di Suso Il campo paramilitare scoperto sui monti Da tempo s'allenava a sparare il "commando" in Val di Suso Si parla di esplosioni e colpi d'arma da fuoco, di viavai notturni d'auto sospette - Vaghi indizi; l'unica certezza restano gli obiettivi dei dinamitardi: la ferrovia Torino-Modane e l'elettrodotto del Venaus (Dal nostro inviato speciale) Bussoleno, 7 agosto. Un « commando » di fantasmi. Le uniche tracce lasciate sui monti di Bruzolo dal gruppo di terroristi che preparava attentati dinamitardi sono quelle ritrovate nella baita di frazione Seinera: esplosivo, micce, detonatore e sacchi a pelo. Del loro passaggio non resta altro, nessuno li ha visti in volto. Gli scarsi indizi raccolti nei giorni scorsi sembrano svanire nel nulla e si lavora su testimonianze imprecise: esplosioni o colpi d'arma da fuoco uditi a Pavaglione, viavai notturni di auto sospette. L'unica inquietante certezza rimangono i probabili obiettivi dei dinamitardi (elettrodotto del Venaus, ferrovia Torino-Modane), e quegli ottanta sacchetti di esplosivo. «Ammanite in polvere e Nilrogel, specificano gli esperti dei carabinieri. Miscelati formano un composto plastico che ha la potenza del tritolo, con possibilità di innesco elettrico o a miccia. Due quintali sarebbero sufficienti a far saltare mezza Susa, sistemandone due o tre chili ai piedi di un pilone si interrompe l'elettrodotto gettando nel buio parte del Piemonte e della Liguria». Lo stesso progetto, in pratica, che era stato ventilato per Milano ai tempi della morte di Feltrinelli. Quale gruppo poteva preparare una azione del genere? E' una domanda che almeno per ora gl'inquirenti preferiscono eludere. «In vai di Susa ci sono stati " campi " neofascisti, commenta il maresciallo Trevisonno, ma sulla borraccia trovata nella baita era incisa una stella a cinque punte con falce e martello. Per noi restano dei criminali, non ci interessa etichettarli ma prenderli». Le indagini dei carabinieri di Susa e Bussoleno sono per ora indirizzate verso elementi della zona, in seguito alla testimonianza di una donna, Maria Pognant, che gestisce la cantina di Pavaglione: « La notte di sabato, ha dichiarato, si sentivano esplosioni o colpi d'arma da fuoco vicino alla baita, sopra borgata Chiotetti. Ma forse era solo una festa rumorosa ». Il maresciallo Trevisonno non è dello stesso avviso: « Stiamo identificando gli autori dei "botti", vedremo come si giustificano ». Si seguono contemporaneamente altre piste, senza tralasciare particolari anche insignificanti. C'è la borsa ritrovata nella baita, bianca e blu con la scritta « Cus Torino Rugby ». « Se appartiene a qualche giovane del posto, verrà senz'altro identificato » affermano i carabinieri. Ci sono le auto segnalate da alcuni testimoni a Pavaglione: svanita la traccia della «600» blu, che appartiene ad un abitante di frazione Moriondo, Emilio Vair, rimangono le fantomatiche vetture con targa Milano e Torino notate nella zona. Un anziano del paese, Battista Borgis, racconta: « Diverse notti sul piazzale vicino alle ultime case si è sentita arrivare un'auto: sostava dieci, venti minuti e poi ripartiva. Forse serviva per trasportare agli uomini della baita esplosivo e materiale ». In un clima di paura, segnalazioni e allarmi si intrecciano. Ieri a Torino, dopo che tutti i passeggeri erano scesi, agenti e uomini della polizia ferroviaria hanno ispezionato il treno appena giunto da Modane, su cui veniva segnalata una bomba. A Monoalieri un benzinaio sosteneva di aver notato su una « 1750 » rossa targata Milano armi ed esplosivi. Si tratta, forse, solo di timori dettati dalla tensione che fa seguito all'ultimo sanguinoso attentato sull'Italicus; ma bastano gli episodi avvenuti dal '69 a oggi in Val di Susa per suggerire l'ipotesi che proprio qui si chiuda un immaginario semicerchio di trame terroristiche nel Nord Italia. Nell'estate di cinque anni fa la gendarmeria francese scopre sulla piana del Piccolo Moncenisio un campo paramilitare neofascista, identificando ottanta persone (si parla anche di bombe ed esplosivo). Un altro campo paramilitare viene scoperto nel '70 in località Bramafam, sui monti di Bardonecchia, da agenti del servizio segreto francese. Seguono, nell'estate ed ottobre del '71, due attentati dinamitardi: a Bussoleno vengono divelte e infrante lapidi in ricordo di partigiani, in un edificio comunale di Susa esplode una carica di dinamite. L'anno seguente, dopo nuovi episodi di violenza, un gruppo di neofascisti guidati da Salvatore Francia viene scoperto in alta valle nel campo paramilitare allestito al forte Pramand. Col gruppo c'è anche il romano Giancarlo Cartocci, già implicato in vari attentati. Alcuni mesi dopo giungono a sindacalisti e pacifisti della Valle lettere minatorie siglate dalla fantomatica organizzazione fascista «I Giustizieri d'Italia». Il 21 aprile del '73 si registra uno degli episodi più significativi: a Sant'Antonino di Susa i carabinieri arrestano lo studente veronese Luigi Ballazzi, dirigente del Fronte nazionale della gioventù, ricercato per duplice tentato omicidio nei confronti di due agenti di polizia. Molti testimoni affermano in quell'occasione che, nelle settimane precedenti, si erano sentiti spari sulle montagne. Si trattava forse di un altro campo, ma più importante risulta, alla luce delle ultime inchieste sul terrorismo, una dichiarazione del giovane ai carabinieri. Luigi Ballazzi afferma infatti d'essere giunto a Sant'Antonino dopo aver trovato rifugio in Valtellina. La stessa valle che i gruppi del Mar di Fumagalli contavano di bloccare e tenere a lungo con azioni di guerriglia: quali collegamenti, è lecito domandarsi ora, esistono tra quei gruppi e i dinamitardi della Val di Susa? Con il sabotaggio della centrale elettrica Moncenisio di Condove, nel maggio di quest'anno, l'arresto a giugno in una baita di Chiomonte di tre giovani con tute militari, e il ritrovamento avvenuto nello stesso mese a Vaie di un candelotto di dinamite lungo la ferrovia Torino-Modane, si giunge alla scoperta dell'ultimo covo dei terroristi. Una catena che in Val di Susa segue passo passo, anche se per ora senza morti, le trame eversive tessute nel Paese. Roberto Reale

Persone citate: Battista Borgis, Emilio Vair, Fumagalli, Giancarlo Cartocci, Maria Pognant, Moriondo, Salvatore Francia, Seinera