Peperoni a peso profitto per gli d'oro senza agricoltori

Peperoni a peso profitto per gli d'oro senza agricoltori La strada dal produttore al consumatore Peperoni a peso profitto per gli d'oro senza agricoltori A Carmagnola sono il solo prodotto ancora remunerativo, ma poco - I misteri del mercato: perché il prezzo sale da 270 lire all'ingrosso a 1000 lire al dettaglio? Carmagnola, grosso comune di pianura, con le belle strade del centro ornate di archi e di portici antichi, crede nell'agricoltura piuttosto che nell'industria. Ha fiducia, cioè, in una delle più vecchie attività umane, ma secondo una interpretazione moderna. « Soltanto così si può dare un valore pratico alla fatica di chi lavora a sostenere le basi dello sviluppo economico e sociale dell'intera comunità carmagnolese ». E' il pensiero del sindaco, Felice Gìraudo, che accanto agli altri impegni del suo ufficio in questi giorni sta pensando all'organizzazione della sagra dei peperoni e della mostra zootecnica (si terranno dal 30 agosto al primo settembre, chiamando gente, soprattutto operatori commerciali, da ogni parte del Piemonte). Perché peperoni e zootecnia? Sono i pilastri dell'economia locale. Sì, anche i peperoni. Sono la coltura più remunerativa di Carmagnola. « Anzi, l'unica che dia un reddito », afferma il dottor Orlando Soliani, tecnico agrario e amministratore di una azienda agricola. Un ettaro di terra coltivato a peperoni può dare un reddito di due o tre milioni di lire. « Comunque, non si può parlare di profitto. In agricoltura il profitto, oggi come oggi, è pressoché inesistente — sostiene il dott. Soliani —. Oltre il 90 per cento dell'incasso e assorbito preventivamente dalle spese che un agricoltore deve affrontare ». Cerchiamo di ricostruire la storia del peperone. Il consumatore se lo trova in negozio o al mercato rionale, ben disposto dentro cassette. Può essere il peperone braidese, robusto e lucido, con colori che vanno dal rosso al verde, dal marrone al giallo. Oppure si può scegliere tra il <c quadrato di Carmagnola », il « Saluzzo n e il « corno di bue », qualità che maturano tutte in questa stagione, a una 0 due settimane di distanza l'una dall'altra. La massaia sceglie secondo il proprio gusto o secondo le proprie abitudini. Naturalmente tiene conto anche dei prezzi. Ecco, i prezzi. Sono il punto dolente nella storia del peperone (e anche di ogni altro prodotto ortofrutticolo, in realtà). Al produttore sono pagati poco più di niente. Il consumatore sborsa cifre spesso esagerate. Scrivevamo appunto ieri che i « braidesi » venduti all'ingrosso a 270 lire il chilo costavano il 300 per cento in più a pochi metri di distanza. Cioè, mille lire. Di fronte a cifre simili e con 1 tempi che corrono, un piatto di peperonata diventa un lusso, rappresenta quasi un capriccio. Certi prezzi costituiscono un'ingiustizia nei confronti del produttore. Soprattutto, mettono sotto accusa il sistema commerciale attraverso il quale un prodotto ortofrutticolo parte dal campo e arriva sulla nostra tavola. Ci sono troppi passaggi, troppi intermediari. A ogni tappa, il prezzo sale. Perché? « Il trasporlo costa. Tutto rincara anche per noi », afferma un grossista, concludendo un affare in piazza Italia dove da quasi una settimana si è aperto ufficialmente il mercato del « braidese ». A che prezzo rivenderà i peperoni? « A 300 lire: non posso rimetterci ». Resta da spiegare come mai in negozio appariranno cartellini con altre quotazioni: 800-900 e anche 1050. Cosi ieri, in una bottega di primizie, a Torino. Agostino Genero è un produttore. Coltiva a « braidese » una giornata e mezzo (una giornata corrisponde a 3810 metri quadri). ( Riesco a fare un raccolto di 30-90 quintali, anche 100 quando tutto va bene ». Ma si contano sulle dita di una mano le annate in cui nulla abbia ostacolato la campagna del peperone. Basta una grandinata perché la fatica di tanti mesi resti senza frutto. La semina dei peperoni avviene a metà gennaio; il trapianto in serra avviene tra la line di marzo e i primi di aprile. Poi c'è il nuovo trapianto, nei campi, a maggio. Questi lavori comportano arature, concimazione e altre operazioni ancora. Tutte costano. Il loro prezzo, tradotto in lire, è salito vertiginosamente. « In pochi mesi — spiega Mario Alessiato, un altro produttore — la spesa per alcuni tipi di concime è raddoppiata, per altri addirittura triplicata. Là dove spendevo quasi 5 mila lire oggi ne spendo 14 mila. Poi, bisogna tener conto della manodopera, della nafta, dei macchinari ». E degli imprevisti. Una grandinata può annullare in pochi minuti il minimo profitto che un agricoltore riesce a garantirsi nonostante i costi di produzione. Quest'anno non è mai grandinato. Ma un'altra insidia minaccia le coltivazioni: la pellagra. Così la chiamano gli agricoltori. « Si tratta di virosi che danneggiano l'apparato vegetativo: foglie, rami e bacche — spiega il dott. Soliani — la pianta si raggrlnzisce e il peperone si deprezza ». C'è un male peggiore: il marciume radicale. Le piante muoiono alla radice senza causa apparente. Per evitare rischi, i produttori cercano di sfruttare le coltivazioni il più presto possibile. Il primo raccolto lo fanno mentre il prodotto è ancora verde. Caricano centinaia di vagoni e camion frigoriferi, inviando il « braidese » in Germania, in Svizzera e in altri Paesi dove sarà lavorato e inscatolato. « Ce lo pagano 100 lire il chilo, ma l'incasso è assicurato », commenta un agricoltore. I successivi raccolti vanno sul mercato oppure nelle fabbriche di Carmagnola e dell'Astigiano. Altri produttori si affidano a « grossisti di fiducia », che si riforniscono esclusivamente da loro per portare il prodotto in Riviera e in altre località. Il prezzo non è elevato, ma garantito. La vendita diventa antieconomica quando il prezzo all'ingrosso scende sotto le 100 lire. « Succederà fra due settimane », si commenta a Carmagnola. Le quotazioni d'apertura del mercato — 300 lire — sono già un ricordo. Sembrano sciogliersi al sole, come la neve. Immutati, comunque, sempre alti restano i prezzi in bottega. * Costo della vita. L'aumento è vertiginoso. A Torino, le cate- | gorie commerciali si sono im- : pegnate a mantenere i prezzi in | vigore al 31 luglio per le paste i c per le carni bovine. In un comunicato, il prefetto, presidente del comitato provinciale prezzi « prende atto » di questa disponibilità. Nel documento si legge: u Le associazioni di categoria garantiranno l'osservanza degli ini- i pegni assunti ». Sono i commer ciantl e i macellai. Anche i pa stirici Arrighi, Italpasta, Ferro e Cento Torri assicurano che non [torneranno le '.ariffe. Da qui il comunicato ufficiale. Esperienza insegna, però, che i prezzi sono materia fragilissima. Già da più parti sono segnalati forti rincari proprio in generi alimentari di prima necessità. re- ro> j I I j I La raccolta dei peperoni a Carmagnola: il 90 per cento dell'incasso se ne va per le spese

Persone citate: Agostino Genero, Arrighi, Cento Torri, Mario Alessiato, Orlando Soliani, Soliani