Ginevra: s'inizia oggi la "fase 2" per Cipro di Ennio Caretto

Ginevra: s'inizia oggi la "fase 2" per Cipro Ginevra: s'inizia oggi la "fase 2" per Cipro (Dal nostro inviato speciale) Atene, 6 agosto. La Grecia tornerà probabilmente al tavolo delle trattative di Ginevra, domani, come stabilito dicci giorni fa. Nonostante le sue riserve, il governo di Atene sembra propenso a questo che definisce « un gesto di buona volontà » per sbloccare la crisi cipriota. Il ministro degli Esteri Mavros farà una dichiarazione in merito entro poche ore, dopo aver conferito con il rappresentante personale del segretario di Stato americano Kissinger, Arthur Hartman, qui atteso stasera proveniente da Nicosia. La Grecia non esclude tuttavia di abbandonare i negoziati, o di chiederne una sospensione, nel giro di pochi giorni, oc i turchi « non dimostreranno moderazione, come ha detto un portavoce ufficioso. Il governo di Atene, quindi, si aspetta da parte di Ankara l'ordine di ritiro delle truppe turche sulle posizioni del 30 luglio scorso, nonché altre misure atte a ristabilire la pace nell'isola. Le notizie provenienti da Nicosia sono tali da far dubitare di sviluppi positivi, e pertanto un grosso interrogativo continua a gravare sulle trattative ginevrine. A sole ventiquattro ore dalla ripresa negoziale, la Grecia ha forse mutato atteggiamento in seguito alle pressioni del governo britannico, che si è adoprato dietro le quinte per il superamento della vertenza con la Turchia, e del governo americano, presente con un'intensa attività diplomatica in questa parte del Mediterraneo sud-orientale. La schiarita, di cui si attende per ora la conferma, non ha impedito al governo di Atene di intensificare i preparativi militari alle frontiere. Stamattina i giornali riferiscono che particolare preoccupazione desta la comparsa di aerei turchi nei cieli greci intorno alle isole vicino all'Anatolia. Il capo di stato maggiore Bonannos, dopo consultazioni con il ministro della Difesa Averoff, ha ordinato l'intensificazione della sorveglianza in questa zona. Parlando a Le Monde, il presidente del Consiglio Karamanlis ha sottolineato che, comunque, tutti gli spostamenti delle forze militari in corso sono sottoposti al suo esame, e non possono essere compiuti senza la sua approvazione Karamanlis ha detto: «Sono stato io, in sostanza, a ordinare che i carri armati si schierassero dove ve n'era bisogno» La tensione ad Atene, dopo queste notizie rassicuranti, è diminuita e pare che, nella nascosta prova di forza, anco ra in corso tra i resti della giunta e il governo, quest'ultimo continui ad avere il sopravvento. Altri quotidiani ateniesi hanno pubblicato sta mane le prime interviste con i leadeis deposti. Interessante è stata in particolare quella dell'ex braccio destro di Papadopulos, il generale Pattakos. Ha dichiarato Pattakos che il colpo di Stato del 1967 fu dettato dalla necessità «di impedire ad Andreas Papandreu di assumere il potere». Altre fazioni delle forze armate, sempre secondo Pattakos, si preparavano «alla rivoluzione»; vennero semplicemente battute sul tempo. Papandreu aveva ereditato dal padre il comando del partito centrista, e si presumeva che alle elezioni potesse ottenere il 60 per cento dei voti. Pattakos, nell'intervista, ha difeso Papadopulos, sostenendo che egli non intendeva «creare una dittatura permanente». Papadopulos avrebbe ignorato nel novembre del 1973 tutte le informazioni ricevute sull'imminente golpe dell'« uomo forte » Ioannides, disattenzione che pagò poi duramente. Un altro tra gli ex esponenti della .giunta avvicinato dai giornali è l'ex vice premier Makarezos. A differenza di Pattakos, questi ha attaccato duramente Papadopoulos, definendolo «il presidente della bancarotta», e accusandolo di non aver saputo in sei anni né rafforzare il sistema politico greco né risanare l'economia del Paese. Makarezos ha criticato in particolare la decisione di Ioannides di rovesciare l'arcivescovo Makarios a Nicosia: «Makarios era l'unico in grado di controllare la situazione dell'isola — ha affermato — era il presidente eletto, aveva solidi rapporti internazionali, e con lui i turchi non sarebbero arrivati dove sono arrivati ora». La stampa greca, che parla sempre più liberamente degli eventi delle ultime settimane, è stata stamane molto dura nei confronti degli Stati Uniti. Il quotidiano Acropolis ha incominciato una serie di quattro articoli dal titolo «In che modo gli americani hanno ingannato la Grecia». Ta Nea ha dato enorme rilievo alle dichiarazioni dell'ex ministro Zighdis, ritornato da Washington domenica scorsa. Zighdis, che al suo arrivo all'aeroporto aveva sostenuto che ienl«cnddrnpWnpscqnmsnt il Paese supererà la crisi, ed I entrerà nella Comunità eco-1 nomica europea, ha definito j le vicende della dittatura i «quelle di una colonia ameri-1 cana». L'ex ministro ha denunciato «l'appoggio fornito da Kissinger alla giunta», addossando agli Stati Uniti la responsabilità «della tragedia nazionale». A suo parere «Cipro è stata per Washington una specie di Watergate estera. Le macchinazioni di Kissinger saranno punite». Tra i giornali che si sono soffermati sulle esplosive dichiarazioni di Zighdis ci sono quelli in lingua inglese di Atene. E VAthens News cita stamane queste sue parole: «La stampa americana metterà a nudo tutte le frodi della politica di distensione del segretario di Stato, e in special modo il suo tentativo di ottenere la divisione di Cipro, non in modo onesto e schiet to ma servendosi di uomini come Ioannides e Sampso?i». Zighdis ha continuato, come riferisce il giornale: «Se in Grecia si leggessero il New York Times e {"Herald Tribune si vedrebbe come il Paese \ sia governato dalla Cia. Il ve- ' ro ambasciatore di Washing ton non è Tasca ma Pappas» (è questi un miliardario lega to ai servizi segreti Usa). «Sì capirebbe anche che le forze armate sono governate dalla missione militare americana, che non segue gli interessi della Nato, ma quelli strategici propri». Questa presa di posizione della stampa, va notato, risponde agli umori popolari, ma non è condivisa dal governo Karamanlis. Gli uomini politici greci intendono infatti perseguire una politica di alleanza con gli Stati Uniti, e ottenere, se possibile, ingenti aiuti economici da essi. E' chiaro tuttavia che ci saranno dei mutamenti sia per quanto riguarda l'ambasciatore Tasca sia per quanto riguarda la sede della Cia ad Atene. Di questi problemi si starebbe discutendo con Washington, in relazione anche alla crisi cipriota. L'impegno di Kissinger è considerato determinante. Il segretario di Stato americano, a quanto si dice, s'è reso conto dell'errore commesso e intende porvi riparo. II vero «motore» dei negoziati di Ginevra sarebbe quindi lui. Ennio Caretto