La stretta del credito non riguarda lo Stato di Mario Salvatorelli

La stretta del credito non riguarda lo Stato Perché un settore "privilegiato,,? La stretta del credito non riguarda lo Stato Nel 1975 le spese per il personale statale (aziende autonome comprese) supereranno i diecimila miliardi (Dai nostro inviato speciale) Roma, 6 agosto. Nel 1075 le spese per il personale dello Stato (aziende autonome comprese) supereranno per la prima volta — e non sarà certo l'ultima — la somma di 10 mila miliardi. Lo si ricava dal bilancio di previsione presentato il 31 luglio, con una puntualità dettata dalla legge e una genericità imposta dalle circostanze, ma non per questo esente da critiche. Il costo di quest'anno, con un aumento «eccezionale» sul 1973 — come riconosceva la stessa nota introduttiva al bilancio di previsione 1974 — è pari al 35,1 per cento delle spese correnti dello Stato e ad oltre il 51 per cento delle spese delle aziende autonome (ferrovie, poste e telefoni, monopoli, Anas). Anche se queste percentuali rimarranno inalterate — ma c'è da dubitarne — si arriverà nel 1975 a quasi 8000 miliardi per i dipendenti statali veri e propri e ad oltre 2200 per quelli delle aziende autonome, per un totale, appunto, assai superiore ai 10 mila miliardi di lire. Non ci si può stupire, quindi, se lo Stato è rimasto completamente fuori dalla stretta creditizia. Infatti, nella famosa «lettera d'intenzioni» ■— si spera che il titolo non sia profetico, e le intenzioni non restino tali — scritta al Fondo monetario per guadagnarcene la fiducia ed ottenerne un prestito, con un programma di severa austerità, erano previsti 9200 miliardi di crediti per il «fabbisogno del Tesoro e delle aziende autonome», contro gli 8260 miliardi (dato del .governatore Carli) assorbiti dal settore pubblico nel 1973. Lo Stato, quindi, non rischia il soffocamento, né i suoi dipendenti la perdita del posto. Tutti ne siamo lieti, ma rimane il rammarico che non si possa dire altrettanto per le imprese, private e a partecipazione statale, di produzione e di servizi, per i dipendenti delle quali le previsioni che si fanno (da parte di ministri ed ex ministri, non dalla cosiddetta «opposizione») oscillano tra il mezzo milione e il milione in più di disoccupati nel prossimo autunno. Quei 9200 miliardi, oltre a coincidere quasi con le spese per il personale, coprono largamente il disavanzo, previsto in 7373 miliardi. Forse quel «largamente» è un po' eccessivo, in quanto tra previsioni iniziali e successive previsioni «integrate», c'è sempre una certa differenza. Per il bilancio dell'anno in corso, ci fu una. differenza di spese in più di oltre 1100 miliardi, a causa delle cosiddette «interferenze». C'è da presumere che nel 1975 le «interferenze» non saranno certo minori, e le spese supereranno ampiamente i 30 mila miliardi. Per le entrate, attualmente previste in poco più di 22.100 miliardi, il futuro è tutto da scoprire, perché il gettito fiscale, normale e straordinario, è un oceano inesplorato, nel quale il «curioso» Ulisse avrebbe di che vivere un'altra odissea. Ma il disavanzo dello Stato, in un modo o nell'altro, si co¬ Fondi d'investimento Quotazioni 6-8 i Rise. Emiss. Fonditalla doll. 9,87 — Interfund » 9,58 — Italamerlca » 8,58 9,09 Capital Italia » 9,11 — Intertrust » 8,43 9,16 Int. S. Fund » 6,21 — Amltalla » 6,52 — Romlnvest » 10,03 10,83 Italunlon » 9,31 10,15 Medlol. Set. » 10,77 11,71 Equltalia » — — Intercontin. » 9,88 — Interitalla lire 7580 8285 Tre R » 5676,39 — Eur.'69 fr. sv. 132,36 — pre sempre. Non altrettanto privilegiato è quello delle imprese, tanto più quando gli viene a mancare l'ombrello del credito. Se da quel «tetto» di 22.400 miliardi fissato nella «lettera d'intenzioni» si tolgono i 9200 riservati allo Stato, ne restano 13.200 per le imprese, pubbliche e private, una cifra più o meno pari a quella del precedente «esercizio». C'è un buon motivo, dunque, se per ritrovare una percentuale così bassa di «ottimisti» e così alta di «pessimisti», tra gl'imprenditori interpellati in luglio dall'Istituto per lo studio della congiuntura, occorre risalire assai indietro nel tempo, in piena « stagflazione ». Mario Salvatorelli

Persone citate: Carli

Luoghi citati: Italia, Roma