Folle minaccia di Clemente Granata

Folle minaccia Folle minaccia (Segue dalla 1" pagina) poi particolarmente ricco perché, oltre che su quella ricevuta dal quotidiano bolognese, si è indagato anche su un'altra chiamata diretta a Cles nel Trentino, nel corso della quale si sarebbe parlato di esplosivo e di treni che dovevano saltare in aria. Tutto questo contribuisce da un lato ad aumentare incertezze e tensione, dall'altro a dimostrare che gli elementi in possesso degli investigatori sono, come dicevamo, scarsi. Cosi ci si appiglia a tutto, si cerca di esaminare e di valutare tutto. In base alle dichiarazioni rese in mattinata dai carabinieri del nucleo investigativo, emerge che un elemento è stato acquisito con certezza alle indagini. Riguarda la sveglia di fabbricazione tedesca, la cui parte posteriore è stata rinvenuta nel punto esatto dello scoppio, cento metri dentro il tragico tunnel che sbocca a pochi passi dalla stazione di San Benedetto. Secondo il capitano Monaco, è un ritrovamento importantissimo per¬ ché « al 99,99 per cento la sveglia è stata usata come "timer" per la bomba ». Come dire, quasi la certezza assoluta, il resto costituendo un semplice margine di dubbio più teorico che reale. II comandante del gruppo, colonnello Agrimi, è leggermente più prudente, ma sostanzialmente ottimista. Ha detto: «La presenza di due morsetti sidla culatta fa pensare che sia quello il congegno usato per la bomba ad orologeria ». Si tratta, come sostiene lo stesso colonnello, di un elemento « anomalo » in quanto non ravvisabile in altre sveglie dello stesso tipo. I due morsetti, uno mobile, l'altro fisso, sarebbero serviti per sostenere i fili di collegamento tra l'orologio e l'esplosivo. La carta di identità dalla sveglia, rinvenuta dal capitano Monaco, è stata stabilita con esattezza. E' della ditta Peper Urhem; città di fabbricazione: Rotwell nella Germania Occidentale: importatore per l'Italia il signor Grassi di Milano; numero di catalogo 20.103; prezzo 4.800 lire. E' un og- getto facilmente rinvenibile nei negozi. Un altro elemento concreto di cui dispone la polizia è il volantino di « Ordine nero » con cui l'organizzazione dell'ultradestra afferma di essere la responsabile del gesto criminale. Anche se suscita qualche perplessità il tenore formale e letterale del documento stesso, gli inquirenti lo ritengono valido, finché « 72071 è raggiunta la prova contraria ». Le valutazioni politiche sul comunicato dattiloscritto sono state fatte comunque solo ieri. Oggi il dott. Rossi della Criminalpol si è limitato a dire che « è all'esame del nucleo antiterrorismo ». Altre valutazioni sull'attentato non ce ne sono state. Il colonnello Agrimi ha affermato anzi che si astiene dal farne e che « si indaga in tutte le direzioni anche se, ovviamente, la presenza del manifestino costituisce un elemento molto rilevante ». Per il resto ipotesi, voci che creano subbuglio. Una di queste parlava di una telefonata fatta a Cles nel Trentino, non si sa esattamente da dove. Una telefonata all'apparenza ricca di implicazioni perché, stando ai « si dice », faceva riferimento a bombe e treni. La telefonata era stata udita da una barista. Essa è effettivamente avvenuta, ma è risultato di tutt'altro tenore, come hanno affermato agli inquirenti sia la barista, sia i due interlocutori che sono risultati insospettabili. Per quanto riguarda l'avanguardista nazionale Cristiano De Eccher, ventitreenne, il suo nome a quanto pare è saltato fuori così. Un certo Mario Eccher si sarebbe presentato all'obitorio cercando tra le vittime il fratello. Poi anche questa notizia è risultata inesatta. Gli inquirenti però hanno voluto ugualmente andare a fondo, anche perché il nome di De Eccher è significativo. A Trento è un estremista di destra molto conosciuto, negli uffici delle squadre politiche c'è un dossier sul suo conto e il giovane ha carichi penali per detenzione e il trasporto di « ordigni micidiali ». La polizia, secondo quanto è stato detto in questura, lo ha rintracciato ed interrogato; ed attualmente è « un personaggio che interessa le indagini », probabilmente più per i suoi precedenti che per una sua possibile partecipazione all'attentato. Polizia e carabinieri in queste ore stanno controllando tutti i trascorsi delle persone che risultano appartenere ad « Ordine nero » o ad organizzazioni collaterali. E dal momento che la strage di San Benedetto Val di Sambro può aver avuto un suo retroterra anche in Emilia, sul piano del favoreggiamento come di una possibile partecipazione diretta, si compie ogni tentativo per trovare un aggancio che permetta di far luce sul mistero. In questo quadro si devono intendere gli interrogatori avvenuti (notizia non confermata ma neppure smentita) nelle carceri di San Giovanni al Monte. Essi hanno riguardato gli « ordineristi » bolognesi finiti in carcere per l'attentato allo stabile di via Arnaud del 10 maggio scorso e precipuamente Umberto Balistrieri, Luigi Falica ex paracadudista di 32 anni, Alessandro Torri militare di leva, Aldo Gaibe e pare anche certi Gubini e Batani. Nelle carceri di Milano sarebbe stato sentito anche il prof. Claudio Mutti. Ovviamente non sono loro i diretti responsabili, ma possono sapere qualcosa e lasciar filtrare una traccia che consenta di proseguire le indagini. Clemente Granata I cinque pani di tritolo scoperti nei pressi di un viadotto sulla ferrovia Bologna-Pistoia