Giolitti: non illudiamoci di aver superato la crisi

 Giolitti: non illudiamoci di aver superato la crisi Giolitti: non illudiamoci di aver superato la crisi Roma. 2 agosto. (Ag. Italia) // ministro del Bilancio Antonio Giolitti, interrogato sulle prospettive dell'economia italiana nei prossimi mesi, sostiene — in una intervista a Panorama — che l'opera di risanamento è appena agli inizi, e che fintanto che non se ne vedranno i primi risidtati è illusorio sperare di uscire dalla stretta. «Non condivido l'ottimismo di chi pensa che la prosperità sarebbe a portata di mano sol che ci si liberasse di questo governo e di questo Governatore della Banca d'Italia», «e neanche quello di chi crede che inghiottito il rospo dei 3 mila miliardi di prelievo si apra l'era dell'abbondanza del credito e dell'occupazione». E' ancora più deleterio però, secondo Giolitti, il pessimismo rassegnato di chi ripone ogni speranza di salvezza nella capacità di mendicare qualche prestito all'estero. «Dobbiamo avere — prosegue il ministro — la volontà di uscire dalla crisi. Ma la china da risalire è lunga. Con i provvedimenti fiscali cerchiamo di invertire la tendenza: dalla discesa alla salita. Ma la salita è dura. Prima di arrivare a un tratto pianeggiante dobbiamo faticare. Fuor di metafora, la stretta potrà essere un po' allei tata, ma continuerà. Dobbiamo domare l'inflazione. Ma con l'inflazione, per un certo tempo, si può anche sopravvivere; con un disavanzo di bilancia dei pagamenti che in pochi mesi ci mangia tutte le riserve, no. Condizione per soprav¬ vivere è la restrizione della domanda interna, per un periodo non breve. Ma insieme, e subito, dobbiamo aggredire le cause, e cioè: agricoltura, finanza pubblica, produttività e competitività (per le esportazioni), infrastrutture (trasporti, poste), servizi sociali». Circa un eventuale prestito da parte della Comunità Europea, Giolitti ha detto: «Lo considero estremamente interessante, perché così com'è stato prospettato, e come il governo italiano pure ha sostenuto, non è un prestito concepito secondo criteri "bancari", da concedere in rapporto a "garanzie reali" (oro, riserve), ma dovrà essere un intervento a sostegno di un programma di risanamento e sviluppo a medio termine». «L'espansione del nostro bilancio — prosegue Giolitti, a proposito dei bilancio statale — opera in senso contrario all'espansione degli investimenti: siamo di fronte a una dinamica patologica della spesa corrente, che rischia di diventare incontrollabile ed incontenibile. Aveva ragione La Malfa quando drammatizzava questo pericolo a proposito del bilancio 1974. Per il 1975 il pericolo tende ad aggravarsi. Noi lo abbiamo arginato, bloccando il volume del disavanzo. Ma arginare non basta. Anche qui bisogna invertire la tendenza». «Non si possono più deliberare — secondo il ministro del Bilancio — spese che intaccano il futuro senza badare a vincoli di compatibilità, non si possono più scatenare automatismi di aumenti, equiparazioni, scatti, progressioni di carriera, esodi, liquidazioni e via dicendo, né incoraggiare la proliferazione e il sovvenzionamento di enti inutili e anche di investimenti superflui (come certi trafori e certe autostrade). In questo senso il bilancio di previsione per il 1975 è rigoroso: nessun affidamento che comporti nuova spesa». Parlando delle entrate Giolitti afferma che non bisogna «consentire evasioni scandalose come quelle di certi professionisti profumatamente e notoriamente pagati da enti pubblici. Senza argini le spese improduttive inondano il campo dal quale potrebbero alimentarsi spese produttive, e l'area del parassitismo si allarga e devasta il Paese. E' a questo campo che deve applicarsi l'opera di risanamento, con i ferri chirurgici e non con i sedativi». «Se non troviamo questo coraggio, non faremo investimenti, non otterremo credito all'estero, brancoleremo tra le voragini della recessione cronica, della svalutazione selvaggia, dell'autarchia. Se il discorso sul "nuovo modo di governare" vuole avere un senso, a quel campo deve prima di tutto applicarsi. Inoltre bisogna che il denaro pubblico, e i centri di potere che lo gestiscono, non siano più usati come strumenti clientelari di potere politico». «Si può dire — conclude il ministro — che il peggio è passato o sta passando. L'indicatore del "peggio" non è la presenza di misure come il divieto della circolazione domenicale delle automobili, e neanche il tasso di inflazione o il saldo della bilancia dei pagamenti, è il grado di consapevolezza e di responsabilità delle forze politiche e sociali».

Persone citate: Antonio Giolitti, Giolitti, La Malfa

Luoghi citati: Italia, Roma