Malti vanno a comprare la carne nelle cooperative di agricoltori
Malti vanno a comprare la carne nelle cooperative di agricoltori Una forma di collaborazione tra consumatori e produttori Malti vanno a comprare la carne nelle cooperative di agricoltori Vendite diminuite in città, ma in forte aumento nelle cooperative agricole, dove gli agricoltori macellano e vendono il loro bestiame - Vantaggi per tutti - Gli esempi in Piemonte Domenica scorsa, nella pagina dell'Agricoltura, abbiamo scritto che la gente mangia meno carne bovina, dopo l'aumento dell'Iva che ha portato il sanato anche a 5 mila lire il chilo. Ma abbiamo scoperto che ciò è vero solo in parte: infatti, le nostre informazioni si basavano sulle vendite di bistecche e altri tagli pregiati nelle grandi città, dove c'è stata una minor vendita media del 20-30 per cento. Ma non è detto che la gente abbia effettivamente diminuito il consumo di carne bovina in questa percentuale. Da qualche tempo, infatti, molte famiglie preferiscono rifornirsi presso le cooperative di allevatori, i quali vendono direttamente la carne al minuto, saltando l'intermediario, il grossista e il macello pubblico. Abbiamo dei casi concreti in Piemonte. Ad esempio, in tutte le cooperative agricole organizzate dal Ciacap (il « Consorzio interprovinciale | autonomo cooperative agrico- ] ìe Piemonte », che è affiliato all'Unci, cioè all'Unione eoo- perative italiane) la vendita della carne è salita in modo I inaspettato. A Ceresole d'Alba, vicino a Carmagnola, la « Cooperativa Roeri » ha aumentato in pochi giorni le vendite di un terzo. La gente ha confrontato i prezzi ed ha i concluso che vale la pena spendere qualche centinaio di lire in benzina per comperare la carne a questi prezzi (che non sono stati aumentati da mesi): filetto 3000 lire il chilo, sottofiletto 2700, coscia 2500, fegato 2500, arrosto 2100, polpa 1800, bollito con osso 1300, cervella 3000, testina 700, cuore e rognone 1000, lingua 1500. Il risparmio per il consumatore è di 1000-2000 lire il chilo, secondo i tagli. E non è che gli agricoltori ci rimettano, vendendo a questi prezzi: anzi, per ogni capo ottengono un ricavo di 80-100 mila lire. Adesso a Ceresole d'Alba smerciano sei capi la settimana (circa 24 quintali di carne), senza tuttavia riuscire a soddisfare tutte le richie ste. « C'è gente che si mette in coda alle cinque del mal tino, e la fila continua davan ti all'ingresso del nostro spac ciò di vendita fino all'una », dice il direttore del Ciacap, Giovanni Gara vello. Lo stesso avviene nelle cooperative di Strambino (aumento delle vendite del 40-50 per cento), Piobesi, Castagnole. «E' un fenomeno che ci ha sorpresi — dice ancora Garavello —. Temevamo che con l'aumento della benzina la gente venisse di meno nei paesi di campagna a comperare la carne (molti acquirenti infatti arrivano dalle cittadine vicine, alcuni persino da Torino), invece ci siamo sbagliati». Ma non tutto il male viene per nuocere. Questa errata previsione ha provocato un'iniziativa di grande interesse per le massaie torinesi e astigiane: temendo che la benzina troppo cara inducesse la gente a non affrontare un viaggio di qualche decina di chilometri, il Ciacap ha pensato di portare la carne dei propri associati nelle città e in settembre aprirà spacci di vendita a Torino e ad Asti. Le novità non si fermano qui. «L'entusiasmo dei consumatori — spiega Garavello — contagia gli agricoltori, i quali hanno compreso che l'unica via per ottenere un certo reddito in agricoltura è quella dell'associazionismo». «Ogni sera facciamo riunioni con gente che vuole associarsi, e creiamo continuamente nuove cooperative». Ne stanno sorgendo a Chivasso, Collegno, Alice Castello, Monteu Roero, Buronzo, Santhià, Cigliano, San Damiano d'Asti. « Le cooperative gemellano », dice Garavello, per indicare quel fenomeno di espansione a macchia d'olio, dovuto al successo di cui, chi ne è rimasto escluso, vuol godere. Parlando con questi agricoltori, si sente che c'è veramente una forte presa di coscienza. Sarà forse perché ormai le aziende sono passate, o stanno passando, in mano a generazioni più giovani: resta comunque il fatto che il problema di lavorare uniti è sentito come una necessità primaria. E spesso sono i più bravi, i più attivi, i più intelligenti, coloro che per primi aderiscono ad una cooperativa. Sono quelli che in gergo si chiamano i «leaders naturali», indispensabili nelle cooperative agricole, perché con la loro capacità, con il loro esempio (quasi sempre hanno aziende modello, dove la produttività e il reddito sono già elevati) trascinano gli altri, i più deboli, i meno decisi. «Il Piemonte sta diventando un vivaio di "leaders naturali"», afferma compiaciuto Garavello, «che agevolano molto il nostro lavoro, perché convincono i loro vicini, i loro amici a lavorare insieme». Per ora le cooperative del Ciacap si limitano a due fasi del ciclo aziendale, quella a monte e quella a valle, cioè l'approvvigionamente dei mezzi di produzione necessari all'azienda, e la vendita dei prodotti (quasi sempre carne dato che la maggior parte sono aziende zootecniche maidicole). Manca ancora la fase intermedia, cioè quella della gestione in comune delle imprese, ma forse ci si arriverà. La proliferazione dell'associazionismo in una regione come il Piemonte, dove l'agricoltore è sempre stato chiuso e isolato, è un fenomeno sorprendente solo in apparenza: infatti i giovani viaggiano, anche all'estero, e hanno modo di vedere come lavorano gli altri. Ma forse ciò che li convince maggiormente sono i vantaggi economici che trag¬ gono da questo lavoro comune. Abbiamo detto che il Ciacap pensa agli approvvigionamenti dei mezzi di produzione; ad esempio, dei fertilizzanti, che oggi sono una spina nel fianco per molti agricoltori, i quali stentano a trovare il prodotto e lo pagano caro. Gli associati al Consorzio ricevono, quasi sempre nelle quantità necessarie, i fertilizzanti, e li pagano da mille a 2500 lire in meno il quintale, il che vuol dire un risparmio del 30-40 per cento. «Questo ci è possibile — dice Garavello — perché ci rivolgiamo direttamente in fabbrica, saltando tutti gli intermediari, e acquistiamo interi autotreni, per ognuno dei quali risparmiamo 300 mila lire». Livio Burato
Persone citate: Castagnole, Garavello, Giovanni Gara, Livio Burato
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