Lo scudetto in sala regìa

Lo scudetto in sala regìa Quando persino i ''cannonieri,, passano in secondo piano Lo scudetto in sala regìa Il campionato potrebbe essere deciso dal rendimento di giocatori come Rivera, Mazzola, Capello e Sala Per gli uomini-scudetto, non tanto i cannonieri quanto i registi delle squadre, è il momento di pensare al campionato. Accantonate per un attimo le polemiche scaturite dal breve viaggio azzurro ai mondiali, si è già tornati nel clima del calcio di casa nostra con le immancabili discussioni sugli uomini che potrebbero condizionare il rendimento delle maggiori formazioni. Rivera, innanzitutto, che dopo il suo famoso « sit-in » in Germania, sembra avvertire più degli altri la necessità di un pieno recupero sul piano atletico. Però, Glagnonl, pur tuonando, non si permetterebbe mal il lusso di toglierlo dalle file rossonere. Rlvera, come Mazzola, Mazzola come Capello, Capello come Sala: citiamo uomini delle quattro « grandi » di Milano e di Torino senza considerare che al sud Juliano, in piena maturità, vorrà portare polemicamente avanti il Napoli, mentre Lazio e Fiorentina con Frustalupi e Merlo punteranno ad un'altra stagione di rilievo. Per i tricolori di Roma c'è addirittura lo scudetto da difendere, ma non sarà facile perché al Nord le squadre si sono rinforzate e non si permetteranno più — almeno è nelle loro intenzioni — distrazioni come quella dell'ultimo campionato. Per Rlvera, dicevamo, è soltanto una questione di preparazione: è indubbio che lo scorso anno II ragazzo d'oro del Milan si sia concessa una vacanza giocando al rallentatore e lasciando spesso nei guai i compagni. Preso fra mille problemi extra calcistici — è presidente di una compagnia aerea, possiede una grossa agenzia d'assicurazioni, collabora con Padre Eligio nelle vicende di « Telefono amico » — difficilmente trova il tempo per concentrarsi come dovrebbe. Con la sua classe riesce a sopperire a molte deficienze atletiche, ma a 31 anni lo sforzo comincia a sentirsi, soprattutto se il conto in banca è notevole e quindi lo stimolo a giocare si attenua o diviene relativo. Se Gianni correrà e smisterà la palla come sa, il Milan avrà risolto l'ottanta per cento dei suoi problemi. Tornerà l'entusiasmo e la grinta anche In tipi come Benetti, un pochino logorati dal continuo movimento cui sono costretti dal passo ridotto del compagno. Attorno a lui, Blgon, Maldera, Cationi oppure Bui o Chiarugl potranno avere palloni d'oro. Sandro Mazzola ha rotto il silenzio soltanto per replicare alle feroci accuse lanciategli da Bologna dall'ex compagno di squadra Bellugi, che lo ha indicato come la « rovina » dell'Inter. Parole gravi, indubbiamente, alle quali peraltro il " padrino » nerazzurro ha fatto oramai Il callo: per lui Herrera rinunciò a Corso, ora è stata la volta del tandem difensivo Burgnich-Bellugi. Arrivato Suarez, si è detto che è finita nell'Inter l'era dei clan, ma è indubbio che Sandro continua ad influenzare l'ambiente, tanto è vero che alla sua decisione di passare nel ruolo di regista, il nuovo trainer ha saputo replicare soltanto con queste parole: • Non mi sembra il tipo adatto, ad ogni modo proveremo per accontentarlo ». Anche lo spagnolo, a quanto pare, deve fare i conti con l'ambiente e prima di atteggiarsi a sergente di ferro, come aveva lasciato Intuire, dovrà meditare a lungo. Mazzola regista, dunque, cioè uomo dal lunghi lanci per permettere al compagni, In particolare Boninsegna, di puntare verso il gol: Il tocco non gli manca anche se l'Inter, Indubbiamente, avrebbe bisogno del Mazzola prima maniera, quello che si proiettava verso rete e che con le sue serpentine seminava Il terrore fra gli avversari. Mazzola regista significherà una più stretta collaborazione con Boninsegna, ma fra i due, come si sa, non tira buon vento. Qualcuno già parla di un pronto ritorno di Sandro al vecchio gioco — dopo i prossimi esperimenti — e la piena valorizzazione del giovane Moro come regista: l'ultima parola, comunque, spetta a Mazzola, perché se riesce a convincere, allora Il suo clan continuerà a dettare legge. La Juventus si appresta ad impostare una squadra più portata ad attaccare con due terzini all'olandese, cioè Cuccureddu e Gentile mentre Furino, Damiani e Causio daranno maggiore assistenza all'indiscusso regista, che è Capello. Nell'ultimo campionato Fabio alternò a momenti di grande lucidità altri meno redditizi: colpa della nazionale, si diceva, colpa anche della Juventus dal p >sso più fiacco. Stavolta Capello tvrà la massima collaborazione e potrà dedicarsi con più precisione al lavoro di rifinltura in un? Juventus decisa a correre e a giostrare a tutto campo. Sull'altro fronte, quello granata, rivedremo Sala con la maglia numero 9 ma in posizione arretrata: Fabbri è convinto che sia il sistema migliore per ottenere dal fuoriclasse il massimo. Qualcuno vedrebbe meglio Claudio più a contatto delle punte, perché col suo tiro ed il suo dribbling potrebbe segnare almeno dieci gol per stagione. Con Pullci e Graziani ad impensierire le difese, invece, la posizione di Sala è alquanto logica anche perché all'occasione — se il fiato lo sorreggerà — troverà a sua volta frontalmente spazio su cui proiettarsi. Claudio continua a promettere grandi cose ma per ora si sono soltanto intuite- malanni di vario genere nell'ultima stagione hanno frenato il suo rendimento. Quest'anno, in un ambiente ricco di entusiasmo, in una squadra potenzialmente più forte, potrebbe diventare veramente l'atteso e sospirato uomo-scudetto. Giorgio Gandolfi Fabio Capello e Claudio Sala, registi delle due « torinesi »

Luoghi citati: Bologna, Germania, Lazio, Milano, Roma, Torino