Le autonomie del psi di Vittorio Gorresio

Le autonomie del psi TRAVAGLI E SPERANZE DEL PIÙ ANTICO PARTITO ITALIANO Le autonomie del psi Come tutti i concorrenti, è alla ricerca di se stesso - Per ora ha quattro punti fermi: dialogo con il pei, ma senza unità di azione; collaborazione paritaria con la de; intesa nell'indipendenza con i sindacati; coesistenza competitiva con gli imprenditori Roma, luglio. Dicono che i socialisti non sanno scegliere tra la conservazione del centro-sinistra e l'adesione al compromesso storico, ma che se anche tutti si lasciassero convertire da Berlinguer o tutti avessero a diventare ministeriali ad oltranza — collaborazionisti alla maniera dei socialdemocratici, per intenderci — non con questo essi avrebbero risolto il problema della loro identità, che ormai da tanti anni sta tanto a cuore dei politologi. Può darsi, tuttavia, che tutto questo affanno in te¬ ma di identità non sia che indebita intrusione esistenzialistica sul terreno della politica dove i partiti sogliono rivelarsi per quello che sono in base a quello che sono capaci di lare. D'altra parte è ben noto che non soltanto i socialisti oggi in Italia sono impegnati nella ricerca di se stessi: secondo quanto si legge in giro, anche i comunisti e i liberali, i democristiani e i socialdemocratici — e non esclusi i repubblicani — soffrono tutti della medesima crisi d'identità. Non è pertanto una ricerca di questo genere il dato che distingue il partito socialista dagli altri, né si può dire che essa sia tipica del momento d'oggi, se si ha presente la storia dello psi, ininterrotta vicenda di esplorazioni politico-sociali: «Certo, oggi pensiamo di più », dice De Martino con una punta di legittimo orgoglio. Ne deriva ai socialisti un senso di responsabilità maggiore di quella mostrata altre volte, e una visione chiarissima della situazione considerata sotto alcuni punti di vista essenziali. « Certo, ci vorrebbe un nuovo modo di governare, e un nuovo modo di gover- nare significa anzitutto modificare i rapporti fra noi e la de, nel senso di riconoscere la innegabile maggiore influenza politica che lo psi ha acquistato nel Paese ». Fin dall'inizio del centro-sinistra. De Martino ricorda, la collaborazione con la de avrebbe dovuto essere fondata su basi di parità: « E invece la de ha continuato ad affermare la sua funzione egemonica. Ora è venuta a manifestarsi una nuova realtà che condanna l'egemonia democristiana a farsi sempre più respingere dai giovani, dalle forze produttive, dalla classe media, vale a dire dalla parte viva del Paese ». Anche in occasione dell'ultimo Comitato centrale il tema dominante è stato quello del « nuovo rapporto » con la de. D'ora in avanti — secondo la formula accettata da tutte le correnti socialiste — quaranta vorrà dire quaranta anche per la de, e non settanta od ottanta come fino a ieri. In altri termini, essa dovrà contare d'ora in poi soltanto sulla propria forza elettorale (35 o 40 per cento che sia) e non su quel moltiplicatore di potere che è costituito dal possesso dell'egemonia sul sistei.ia. Dopo il 12 maggio, ma soprattutto in presenza della situazione che ci si prospetta avanti, il monopolio del potere da parte della de è diventato anche più illegittimo di quello detenuto dalla Rai-tv. De sul viale del tramonto? De Martino è sufficientemente magnanimo nel presagirne la sorte, anche perché non intende spaventare nessuno: « Tutto ciò non vuol dire che la de scomparirà dalla scena o che si ridurrà ad una forza trascurabile ». Fino ad ora, del resto, od almeno nella prima grande occasione che si è presentata (l'apertura e il rientro della crisi, con relativo vertice programmatico a Villa Madama) non si può dire che la giusta esigenza socialista di un nuovo tipo di rapporto sia stata accolta da una de che avrebbe dovuto mostrarsi meno arrogante del solito. I cugini del psdi Sui temi proposti dai socialisti a proposito della funzione dei sindacati o della consultazione delle opposizioni, per esempio, grandi soddisfazioni non sono state ottenute, ammette De Martino. E perché allora i socialisti hanno accettato di restare al governo, lasciandosi sfuggire una grande occasione contestatrice? Risponde Riccardo Lombardi con estremo realismo: « E' vero che la semplice presenza dei socialisti al governo non ha un valore taumaturgico per nessuno: al governo, bisogna vedere come ci si sta. Il fatto è che se in questa crisi politica fossimo al riparo dalla crisi economica, o almeno dall'attacco eversore fascista, ?a soluzione sarebbe ovvia: lo psi si arroccherebbe all'opposizione, per ricostruire pazientemente la credibilità di un'alternativa di sinistra ». Per ora, invece, alternative non esistono, anche se l'esito del referendum « deve indurre a molti ripensamenti su un certo modo di idoleggiare la necessità perenne di un'alleanza con la de ». Non è per oggi, insomma, come riconosce anche De Martino il quale si costringe a pazientare: « Che non esistano alternative democratiche serie al centrosinistra mi pare certo. Ma che si tratti di una politica che nel corso degli anni ha fatto cadere molte delle speranze che la favorirono agli inizi, del pari è certo. L'assenza di alternative è il vero dramma italiano, e a questo punto, per noi socialisti sarebbe facile ritirarci senza affrontare i nodi della società italiana, ma sarebbe dannoso ». Ma questo non significa che tutto debba continuare come prima, secondo il bon plaisir della de. E' stato per esempio posto al vertice il problema della consultazione con i comunisti che De Martino avrebbe voluto sancire come sistematica e che Fanfani ha accolto solo come occasionale e contingente, di volta in volta: « Comunque, le difficoltà maggiori su questo punto sono venute dai socialdemocratici ». Preti non concepiva nemmeno la possibilità di ricostituire il centro-sinistra: «Non mi pare facile — disse — aggiustare i cocci quando si sono rotti in una certa maniera ». Tanassi era più sfuma- t0> ma. Quasi inafferrabile: « Dobbiamo vedere la reazione degli altri partiti, in relazione alla possibilità di una politica efficiente ». In fondo, a De Martino è andata meglio con Fanfani e i de che non con i cugìniseparati dello psdi: « La consultazione con i comunisti non è stata ammessa come principio ma neppure esclusa, sempre in via dì principio. Quindi, per noi, soddisfazione a metà, visto che lo stesso Fanfani, glissando, ha riconosciuto che nei Paesi democratici consultazioni con le opposizioni si fanno sempre, senza che nessuno se ne scandalizzi. Per noi, appare sempre più chiaro che i motivi che hanno impedito al pei di divenire anche una forza di governo sono più storici che politici, a mio giudizio il pei sta svolgendo una funzione costruttiva. E' un partito che ha grandi responsabilità, e la politica che ha svolto negli ultimi anni lo pone in grado di farvi fronte ». La sola strategia Anche Riccardo Lombardi dichiara che la richiesta del pei di essere « consultato » dal governo è pienamente legittima: è un grande partito che ha tutto il diritto di essere presente e corresponsabilizzato: « In ogni caso — dice — lo psi potrebbe soddisfare per proprio conto la richiesta, tenendosi in costante collegamento col pei per una permanente consultazione almeno su problemi fondamentali come la crisi economica e la difesa delle istituzioni ». Siamo ad un nuovo patto di unità d'azione? « Per niente affatto — chiarisce Lombardi — lo psi continuerebbe a riservarsi piena autonomia di giudizio ». L'autonomia rimane il punto fermo della politica del partito socialista di oggi, contro la recente subordinazione alla de e l'asservimento al pei, nei tempi andati. E l'autonomia deve anche valere nei confronti dei sindacati: « Abbiamo detto più volte — dice De Martino — che giudichiamo fondamentale il rapporto governo-sindacati. Per conto nostro non ci lasceremo coinvolgere in guerre. Le nostre decisioni sono autonome da quelle dei sindacati, anche se siamo convinti che senza la loro collaborazione nessuna politica economica avrà possibilità di successo ». Giolitti aggiunge: « Gravissime sarebbero le responsabilità della de se non cercasse di concordare con i sindacati una linea di politica economica ». Lo psi infine rivendica una quarta autonomia (oltre che dalla de. dal pei e dai sindacati): dal mondo imprenditoriale, dove starebbero profilandosi alcune venature di filosocialismo: « Questo non implica — dice con forza De Martino — che ci sia una Confindustria ed il partito socialista. Noi siamo e restiamo una forza dei lavoratori, antagonista del sistema capitalistico. Ma una convergenza tra lavoratori e produttori sulla politica economica di un determinato periodo è possibile ». Alla domanda-se il partito socialista non avrebbe interesse a qualche apertura verso gli imprenditori ha risposto Lombardi. « Certo — egli ha detto — è nostro interesse che il mondo imprenditoriale faccia bene il suo mestiere spingendosi a confronti reali, ma in nessun caso lo psi può farsi portavoce del mondo imprenditoriale ». Se il sistema capitalistico è in crisi, non si può evidentemente pretendere che la sinistra marxista corra in suo aiuto: ciononostante né Lombardi né tanto meno gli altri leaders socialisti condividono le impostazioni strategiche gauchistes (non dar tregua al sistema, metterlo spalle al muro, costringerlo alla resa): « Sarebbe una strategia perdente, capace di aprire la strada ad una reazione tipo fascista », dice Lombardi. La sola strategia che a suo giudizio è praticabile, è consentire la sopravvivenza del sistema, mutando tuttavia radicalmente le regole del gioco in modo che esse non funzionino automaticamente a vantaggio del sistema, bensì nel senso di una sua trasformazione concreta. Alla domanda se lo psi abbia oggi strutture e capacità per un'azione di questo tipo, onestamente Lombardi ha risposto: « Sono il primo a metterlo in dubbio. Come tutti gli altri partiti, anche lo psi ha bisogno di rinnovarsi in profondità, senza aspettare che si riformino la de e i sindacati, il mondo imprenditoriale ed il pei ». Dice qualcuno che questo non è ancora la scoperta della propria identità, ma deve pure ammettersi che la ricerca in corso (« oggi pensiamo di più », come dice De Martino) è già servita a qualche cosa, a rivendicare difatti quattro autonomie. Vittorio Gorresio

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