Tanto jazz per diecimila sulle piazze dell'Umbria

Tanto jazz per diecimila sulle piazze dell'Umbria La rassegna musicale stasera a Perugia Tanto jazz per diecimila sulle piazze dell'Umbria Con Gerry Mulligan e Charlie Mingus hanno suonato Gianni Basso, Renato Sellarti e la pianista inglese Marian McPartland - L'ingresso ai concerti è gratuito (Dal nostro inviato speciale) Perugia, 29 luglio. Ottima musica con Gerry Mulligan, eccellente con Charlie Mingus, le prime due serate di «Umbria Jazz», il festival internazionale iniziatosi ad Orvieto e trasferitosi ieri a Todi. Di buon livello anche il quartetto di Gianni Basso, cui si è affiancato il trombonista Dino Piana. Senza inventiva, invece, la grande orchestra Thad Jones-Mei Lewis, che si è esibita nel secondo tempo del concerto orvietese mentre parte del pubblico abbandonava il bel parco dell'Albornoz. Thad Jones, flicorno, e Mei Lewis, batteria «staccando» dalla loro big band quattro musicisti hanno poi suonato in sestetto in piazza del Popolo a Todi, riscattandosi in parte, ma offrendo musica pur sempre convenzionale e prevedibile. Gerry Mulligan è fuoriclasse. Alto, magrissimo, poeta del sassofono baritono, ad ogni concerto riesce a rinnovarsi pur presentando il suo jazz di sempre. C'è differenza tra musicista e artista. Il primo è legato a schemi prestabiliti, ha la fantasia dell'artigiano; il secondo è libero, dà al pubblico una parte di sé, e anche se «la calligrafia musicale» è immutata negli anni, nuovissimo e vivo è il contenuto che racchiude. Mulligan è artista. Come lo è Mingus, obeso, gli occhi perennemente semichiusi, ma pronto a sferzare gli spettatori con note ricche di emozioni, Mulligan, giunto solo dagli Stati Uniti, si è appoggiato al quartetto di Gianni Basso. Ed è stato un incontro felice. La preparazione di musicisti quali Dodo Goja, al contrabbasso, Tullio De Piscopo alla batteria e Renato Sellani al pianoforte, gli ha consentito di suonare senza problemi ritmici. I nostri solisti hanno anzi dimostrato una capacità non comune nel soddisfare le esigenze e la severa sensibilità del sassofonista americano. Goja, Sellani e De Piscopo avevano prima costruito una raffinata base ritmica per Gianni Basso, tenorsassofonista, e Dino Piana, trombonista tra i migliori che sia dato di ascoltare in Italia. Dirle renti lo stile e la cultura dei due, armonicamente precisa e piacevole la loro collaborazio ne. Piana riflette le concezioni più avanzate di quel jazzismo di stampo americano, ma italianizzato, dalla patina ironica (e a volte critica, e a volte grigia) specchio di un neoromanticismo nostrano, soprattutto milanese. Basso, invece, è più fedele agli insegnamenti del hard bop newyorkese, tende a un jazz «negro» e sul piano strumentale ottiene ottimi risultati. Non va trascurata l'esibizione di Dodo Goja, serissimo contrabbassista sanremese, prosente sempre nei maggiori festival, dotato della giusta modestia per suonare accanto ai migliori solisti del mondo. Meno convincente, durante i brani con Mulligan, il batterista Tullio De Piscopo, che, forse colto da una sorta di timor panico nei confronti del leggendario Gerry, s'è limitato a battere il tempo, però con rigore e onestà. Renato Sellani, noto a chi segue il jazz per televisione, come al solito ha creato buona musica, sia in assolo prestigiosi che in sintonia con Mulligan. Ha poi dato un saggio della propria tecnica ineccepibile, la pianista inglese Marian McPartland. Anche con lei ha voluto suonare Gerry Mulligan, buon padre per tutti in questa rassegna; e una volta di più s'è dimostrata la grande bravura dell'artista nel mascherare gli errori altrui. La McPartland aveva fornito una discreta prova al Festival di Pescara quando suonò in trio col batterista Gianni Manzecchi e il contrabbassista svizzero lisa Eckinger. Da sola non riesce a coprire tutto lo spazio musicale che ha a disposizione. Non è un difetto, poiché il suo stile ha bisogno di una sezione ritmica. Difetto è non accorgersene. L'accoglienza più calorosa è stata riservata a Charlie Min¬ gus, «leggenda vivente», primo contrabbassista del mondo. Si avverte sempre una certa diffidenza verso i «bravissimi» per eccellenza, applauditi per un gesto o mentre provano lo strumento. Mingus, però, continua a meritare la fama che ha. Oltre ad essere un meraviglioso musicista, si circonda di giovani solisti, sempre autentiche rivelazioni. Con lui ieri sera c'erano George Adams al sassofono tenore, Bunny Bluiett al sassofono baritono, Don Pullen al pianoforte e Dannie Richmond alla batteria. Uno meglio dell'altro. Questa sera il concerto è a Perugia. Nel palco eretto al centro di piazza IV Novembre si alterneranno il pianista Keith Jarret, l'orchestra di Gii Evans e di nuovo, la Big Band Thad Jones-Mei Lewis. La gratuità dei concerti permette a tutti di avvicinarsi al jazz: l'anno scorso a Perugia si diedero appuntamento diecimila persone, quest'anno è previsto un afflusso ancora maggiore. Va reso merito alla Regione Umbria per questa iniziativa che, in un Paese come il nostro dove la cultura costa cara, non ha precedenti Mario De Angelis