Dal dissenso al conflitto? di Aldo Rizzo

Dal dissenso al conflitto? Dal dissenso al conflitto? (Dal nostro inviato speciale) Ginevra, 26 luglio. A tarda sera, il negoziato tripartito su Cipro è in una impasse drammatica. « Siamo in piena crisi — ha dichiarato il ministro degli Esteri greco Mavros —, iio/i sono assolutamente ottimista sul futuro della conferenza ». Per tutta la giornata, le notizie da Nicosia sulle violazioni della tregua e il timore di una ripresa su larga scala dei combattimenti hanno fatto da sfondo a un blocco sempre più esplicito del confronto diplomatico. La seduta pomeridiana, prevista per le tre, è stata rinviata, nella speranza di trovare le basi di un accordo in una serie di incontri informali. Ma l'atmosfera della conferenza è andata deteriorandosi sempre di più. La trattativa, già diffìcile per le assai diverse posizioni di partenza, si è complicata quando i greci hanno accusato i turchi di approfittare del « cessate il fuoco » ufficiale per migliorare le loro posizioni. Le forze di Ankara avrebbero raddoppiato l'area di occupazione, da quando è scattata la tregua, mentre i loro effettivi si sarebbero quasi triplicati, passando dai cinque o seimila dell'invasione agli attuali quindicimila. Sempre secondo i greci, che hanno diffuso un documento, le truppe turche sarebbero responsabili di 53 violazioni del «cessate il fuoco», di cui 12 da quando è cominciata la conferenza di Ginevra, e di esecuzioni sommarie nei villaggi greco-ciprioti conquistati. Se tutto ciò non cesserà, ha detto la delegazione di Atene, abbandoneremo la conferenza. Ho potuto ascoltare il punto di vista turco direttamente dal ministro degli esteri Gunes. in una pausa dei lavori. Gunes (che si esprime correttamente in italiano, poi passa al francese per farsi capire da due colleghi stranieri sopraggiunti) nega che la Turchia voglia migliorare le sue posizioni mili tari a Cipro, ma ammette che il contingente turco continui ricevere rinforzi. « Questo — dice — è diverso, questo può essere considerato normale, perché l'accordo di tregua riguarda le posizioni sul terreno, non l'entità dei contingenti ». Quanto ai massacri e ai regolamenti di conti, il ministro turco contesta che i suoi connazionali abbiano responsabilità particolari: la situazione, a Cipro, è tale che « non si sa citi uccida ». Lo stesso vale per le violazioni della tregua, che definisce sporadiche (più tardi si diffonde però la notizia di scontri gravi). Gunes ha parole di simpatia per il nuovo go verno greco: « Ho molti amici nella delegazione di Atene, con l'avvento del governo Karamanlis l'atmosfera politica tra noi e i greci è cambiata ». Però ribadisce che, sull'essenziale, i punti di vista sono diversi. L'essenziale è questo, per ora. « I greci — dice Gunes — vorrebbero limitare le discussioni, in questa prima fase della conferenza, alle misure per rendere efficace il cessate il fuoco: secondo noi, bisogna affrontare il problema più ampio della sicurezza, in tutta l'isola ». Il ministro turco ammette che i problemi del futuro assetto costiluzionale di Cipro siano discussi in un secondo momento, in un'altra fase della conferenza, e che ora si resti, come vogliono i greci, nell'ambito della risoluzione dell'Onu sulla tregua; ma giudica fondamentale, in quest'ambito, che si parli anche della sicurezza « globale » di Cipro, pensando evidentemente alla sicurezza della comunità turca nell'area controllata dai greco-ciprioti. Quali possono essere le garanzie d'una tale sicurezza? Questo Gunes non lo dice, ma è chiaro che, per il governo di Ankara, esse sono nella presenza delle forze militari turche. E questo è il punto. I greci vogliono, in prima istanza, che le truppe turche non estendano la loro area di controllo, e poi che partano il più presto possibile; i turchi non intendono, nella maniera più assoluta, rinunciare al loro pegno politico e strategico, prima che Cipro abbia un assetto stabile, che garantisca senza più dubbi la sicurezza della loro comunità. Un tale assetto dovrebbe essere rappresentato, secondo Ankara, da uno Stato federale, nel quale i turchi, uscendo dalle enclaves in territorio greco, siano convogliati in un'unica area. I greci, al contrario, sono per la riaffermazione, in via di principio, dello Stato unitario. «Bisogna continuare a discutere di tutto questo », dice Gu¬ nes. In serata, il ministro greco, Mavros. dichiara che la situazione a Cipro è troppo grave perché si possa pensare di interrompere la conferenza. Ma poi, mentre i giornalisti aspettano di sapere se ci sarà una seduta notturna, il tono di Mavros cambia. Dice: « Bisogna dare priorità assoluta all'applicazione del cessale il fuoco. E' inaccettabile che i turchi continuino a conquistare terreno mentre a Ginevra si discute ». I contatti proseguono affannosi. L'inglese Callaghan accentua lo sforzo di mediazione, nel tentativo di « ricucire » il dissenso, prima che tomi a esplodere, non a Ginevra, ma a Cipro. Al lavorio diplomatico partecipano il rappresentante speciale di Waldheim, l'argentino Guyer, che è stato ammesso alla conferenza come osservatore, e l'americano Buffum, sottosegretario di Stato, emissario di Kissinger. E' quasi certo comunque che non ci sarà stanotte una sessione formale della conferenza. Aldo Rizzo

Persone citate: Callaghan, Gunes, Karamanlis, Kissinger, Waldheim