Quando il presidente vuol fare il "c.t."

Quando il presidente vuol fare il "c.t." Pallavolo - Rinunce e scelte sbagliate per i mondiali Quando il presidente vuol fare il "c.t." Alla maniera dei più dannosi presidenti di club calcistici, quelli per intenderci che pretendono di fare la formazione della squadra, il professore Giannozzi, presidente federale della pallavolo, ha come hobby quello di fare il « et. » della Nazionale, scavalcando spesso e volentieri il parere dei responsabili tecnici (la fantomatica « troika » composta da Federzoni, Bellagambi ed Anderlini) e dei consiglieri federali addetti al settore (Ambrosini e Corti). Nel prossimo mese di ottobre sono in programma in Messico i campionati mondiali. Gli azzurri che giocheranno a Guadalajara sono capitati in un girone di ferro: contro Cuba e Germania Orientale non c'è da farsi illusioni. Ciononostante la federazione avrebbe dovuto studiare nei minimi dettagli la spedizione per i mondiali. Come è noto, a primavera era stato deciso di rinnovare tutta la inquadratura della nazionale maschile. Fuori tutti i « vecchi » ad eccezione di Mattioli, regista e capitano, e dentro tutti gli juniores che Anderlini aveva magistralmente guidato agli europei. Del debutto ad Ankara in Coppa Primavera con una trasferta alla « Fregoli » per dimostrare la dannosità del campionato a 14 squadre abbiamo già parlato a suo tempo. Dalla « linea verde » si passò al recupero di Barbieri e Salemme. Partite con la Francia e torneo in Olanda. Sempre tutti i giovani ma lasciando a casa alcuni degli schiacciatori presenti in Turchia per provarne altri. Risultati discutibili e contraddittori. Lanfranco, gioiello torinese, viene imputato di aver fatto perdere la partita con la Francia per carenze di » bagher - (il colpo con il quale si ricevono le battute avversarie) dimenticando che era stato in campo poco o nulla e soprattutto che in passato per svariati anni le battute avversarie in Nazionale in misura superiore al 50 per cento le prendeva tutte Nannini, il giocatore che doveva essere il primo della vecchia guardia da ripescare in caso di necessità. Lan¬ franco va In crisi. Non vuole più giocare in Nazionale A, vuole tornare con gli amici della juniores dove c'è clima di squadra e nessuna « querelle ». I clubs che hanno avuto giocatori convocati per le varie trasferte sollecitate dagli stessi chiedono lumi in federazione. « Devono allenarsi, devono tenersi a disposizione, possono andare liberamente in vacanza? ». La risposta è « attendere ». II verdetto arriva a metà luglio. Vengono convocati 13 giocatori più un quattordicesimo come riserva non viaggiante. Nessuna si è preoccupato di conoscere la disponibilità e lo stato di forma o le condizioni fisiche dei convocati. Così al raduno di ossigenazione di Predazzo, Federzoni, (che di nome è il « et. ») si trova con soli nove giocatori. Vannucci, visto a Palermo, è in condizioni fisiche precarie, con quasi dieci chili di troppo e poi vuole andare in Inghilterra a studiare; Panizzi si vuole laureare (e questo lo si sapeva già quando si è fatta la Coppa Primavera); Giuliani è militare e non si è ancora avuta la certezza del nullaosta, Alessandro è stato fuori dal • giro » azzurro da più di un anno ed ora, attirato dal Messico, è disposto ad accettare la convocazione ma solo dopo essersi liberato degli esami universitari; Marchese deve fare gli esami per entrare In banca. Qualcuno pensa addirittura di mandare una delegazione in pellegrinaggio a Pisa per ottenere il placet dell'allenatore Piazza per fare giocare in Nazionale Innocenti e Nassi sempre rifiutati dal club alla maglia azzurra. Così Federzoni è costretto a ripescare il secondo gioiello torinese, Gianni Forlani che dopo essersi comportato benissimo alle Universiadi, così cosi in Turchia, ed avere sempre obbedito a qualsiasi convocazione era stato sacrificato a Vannucci, il più lento dei giocatori italiani, perché — come spiega il professore Giannozzi — « poco adatto sia al gioco potente che a quello veloce ». Se ne deduce che la prima convocazione è stata fatta a tavolino, in modo puramente accademico, come se i giocatori fossero tutti professionisti puri e non solo dei semi-professionisti. La maggior parte delle scelte è avvenuta in base a criteri geopolitici mettendo — ci auguriamo — in minoranza il parere dei veri tecnici. Ma si sa che alla pallavolo l veri tecnici (vedi caso Kozak. l'unico che non permetteva intromissioni federali nel suo lavoro ed otteneva risultati) sono visti come il fumo negli occhi. Il ■ vero » tecnico è solo lui, il professore Giannozzi. Rino Cacioppo Il trainer Federzoni