Depositi bancari cresciuti del 25% a fine maggio '74 di Giulio Mazzocchi

Depositi bancari cresciuti del 25% a fine maggio '74 Secondo i dati stimati dalla Banca d'Italia Depositi bancari cresciuti del 25% a fine maggio '74 Hanno raggiunto 72.756 miliardi di lire contro 58.726 di un anno prima - Nel solo mese di maggio sono aumentati del 2% -1 dati definitivi di marzo della bilancia valutaria: disavanzo di 166,4 miliardi (1342,7 miliardi nel primo trimestre) (Nostro servizio particolare) Roma. 25 luglio. La Banca d'Italia, obbedendo a un'esigenza diffusa, ha oggi deciso che « per evitare che i gravi ritardi con cui pervengono i dati di alcune aziende di credito privino il pubblico della necessaria informazione, si inizia da oggi la pubblicazione dei dati provvisori, stimati applicando al sistema la variazione osservata, per il mese, sul campione delle aziende di credito la cui segnalazione è pervenuta in tempo utile ». Si ha così una prima deludente notizia sull'efficienza del nostro sistema bancario: esso ancora non è in grado di fornire (salvo numerose aziende che sono in regola) il quadro della propria attività mensile, rappresentata con un nuovo e più utile sistema (.«riforma delle statistiche bancarie»), entrato in vigore in gennaio. Ora è luglio: 7 mesi non sono bastati a numerose banche per adempiere all'obbligo. I dati stimati dalla Banca d'Italia giungono a maggio, e coprono il precedente vuoto d'informazione, che partiva da dicembre. I depositi presso le banche risultano accresciuti del 25 per cento in più di quanto crebbero nell'eguale periodo del '73. Nel solo maggio di quest'anno sono cresciuti del 2 per cento contro 1,9 nello stesso mese dell'anno avanti. A fine maggio sommano a 72.756,5 miliardi contro 58.726,4 d'un anno avanti ( + 25 per cento contro +17 per cento nei precedenti 12 mesi). Tenuto conto dei due diversi tassi d'inflazione, se ne ricava che l'aumento reale dei depositi è stato di pari importo percentuale. Se famiglie ed imprese (che effettuano i risparmi) almeno sino a maggio sono riuscite a mantenere inalterata la loro « propensione » reale al risparmio, hanno tuttavia modificato il modo d'effettuarlo: salgono assai i depositi a risparmio, salgono meno quelli in conto corrente. I maggiori tassi offerti dalle banche sul denaro vincolato a 3, 6, 12 mesi hanno avuto successo. A marzo il tasso medio prestato dalle banche ai depositanti era salito a 5,73 per cento con 1,5 punti d'aumento circa rispetto a un anno prima. Il tasso medio preteso dalle banche sugli impieghi sale in marzo a 10,09 pari a quasi tre punti in più d'un anno avanti. Lo scarto attivo a favore delle banche che prima era di 3 punti, ora diventa di 4. Le banche guadagnano quindi di più? L'esame degli impieghi dice che per le banche i maggiori rendimenti degli impieghi del denaro liberamente prestato vanno a compensare gli assai maggiori impieghi obbligati del denaro prestato sottoscrivendo obbligazioni e titoli. Nel maggio '73 l'aumento annuale dei titoli in possesso delle banche era d'un dieci per cento circa, a maggio di quest'anno l'aumento annuale sfiora il 70 per cento (17,4 miliardi di titoli in possesso delle banche): è l'effetto dell'obbligo imposto loro dal Comitato del credito nel giugno '73, di recente ulteriormente ampliato. Sale l'obbligo delle banche a investire in titoli; è anche salito l'investimento libero a favore dei clienti: la liquidità bancaria nel maggio di quest'anno era pari infatti a soli 1200 miliardi contro 1440 un anno avanti. Tenuto conto della svalutazione, la liquidità bancaria risulta ristretta d'un cinquanta per cento. Il sistema bancario mostra quindi d'aver « lavorato », tuttavia in modo diverso. Nel maggio '73 i suoi impieghi a medio e lungo termine (cioè sicuramente per investimenti) erano accresciuti di 1300 miliardi raggiungendone 6422 mentre nel maggio di quest'anno tale cifra è addirittura scesa a 6362 miliardi. Al contrario gli impieghi interni a breve termine (praticamente gli scoperti di conto corrente) che nel maggio '73 rappresentavano 31.382 miliardi (25.675 un anno prima), nel maggio di quest'anno si sono dilatati sino a 40.748 miliardi. La diversità degli impieghi non denota tuttavia, di per sé, un calo degli investimenti o una strepitosa fame di denaro contante (almeno sino a maggio). Tutto ciò è, invece, conseguenza dell'inflazione che innalza il costo del denaro prestato a medio e lungo periodo in una tal misura che si preferisce ricorrere ai prestiti a breve (anche se ancora più cari), in attesa di contrarre l'altro tipo di prestiti quando i tassi siano ridiscesi. Ha soccorso e soccorre gli investitori, in tali frangenti, l'obbligo imposto alle banche d'acquistare titoli di Stato industriali, che hanno minor costo del « libero » denaro bancario. Naturalmente il sistema favorisce le imprese che emettono titoli, rispetto a quelle che possono solo ricorrere al partito ordinario. Dovrebbe essere un incentivo, ora che la riforma delle società per azioni è stata approvata dal Parlamento, perché le imprese modifichino, finalmente anche in Italia, il sistema della ricerca di capitale. Specie se si tien conto del fatto che continua l'obbligo per le banche di acquistare titoli. Sempre la Banca d'Italia ha pubblicato oggi i dati definitivi della bilancia valutaria in marzo, chiusa con un disavanzo di 166 miliardi 400 milioni di lire; nel primo trimestre dell'anno il deficit complessivo della bilancia valutaria è stato di 1342 miliardi 700 milioni di lire contro un saldo negativo di soli 507 miliardi 400 milioni di lire nello stesso periodo del 1973. Il completamento dei calcoli ha quindi messo in rilievo un risultato un po' meno pesante rispetto alle valutazioni provvisorie compiute qualche mese fa dall'istituto di emissione in base alle quali era stato previsto un deficit per mar zo di 714 miliardi di lire. Giulio Mazzocchi

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