LA CRONACA DELLA TELEVISIONE

LA CRONACA DELLA TELEVISIONE LA CRONACA DELLA TELEVISIONE Omero con la farsa Siamo agli sgoccioli con l'Odissea, ieri c'era già Ulisse in Itaca pronto a far giustizia dei Proci che sgavazzano e gli insidiano la non più giovanissima ma sempre appetitosa consorte Penelope (in tv con le fattezze di quella ottima attrice che è Irene Papas). Siamo un po', detto con ogni rispetto, all'« Arrivano ì nostri »: l'eroe è arrivato a casa e s'appresta a far piazza pulita dei felloni che l'infestano. Il nostro non vuole essere un discorso irriguardoso; ma è una eco del modo in cui molti, moltissimi telespettatori vedono il sublime poema attraverso la tv: come un racconto d'avventure, il che poi non è completamente sbagliato. Ma sull'argomento torneremo, a replica finita. Indi Seguirà una brillantissima farsa con un testo pugliese, « Il matrimonio di Rosa Palanca ». Confessiamo di non avere mai conosciuto un teatro dia¬ lettale pugliese. Chiediamo scusa ma quello di ieri sera è stato il primo incontro. Quindi non sappiamo quale consistenza abbia il canovaccio di M. Scialpi, da cui il regista Piero Panza ha tratto la commedia inscenata alla tv; e non sappiamo — questo è il punto — quanto di originale sia rimasto nel copione recitato con brio da un gruppo di coloriti interpreti, tra cui Miranda Martino, Giustino Durano (chi si rivede: ben tornato, finalmente). Silvano Spadaccino, Giusi Raspani Dandolo e altri. C'è gente che davanti a queste farse ha forti perplessità. C'è chi dice: « Per quanto mi metta a guardarle e ad ascoltarle con la migliore disposizione d'animo, per quanto mi sforzi a trovare motivi di ilarità, non riesco a ridere. Queste farse non mi divertono molto. Perché?». A mio avviso, è abbastanza logico che non facciano sganasciare. Sono — rielabora- zionì e rimanipolazioni a parte — cose che risalgono al principio del secolo e al secolo scorso; hanno in genere un'età che varia fra i settanta e ì centovent'anni. Perciò è impossibile pretendere che giungano a noi fresche e pimpanti (anche se, ripetiamo, c'è chi ci mette le mani per ringiovanirle e non sempre fa un buon lavoro). Tuttavia, al di là delle rughe del tempo e dei tentativi di « ringiovanimento », sono spettacoli, secondo noi, non privi di interesse e di alcune piacevolezze; soprattutto perchè è facile scorgervi le radici di una comicità popolare che non si è mai spenta e che attraverso attori famosi di origine dialettale si è trasferita sui nostri palcoscenici di rivista e in certo nostro cinema. Sid « secondo », Giochi senza frontiere. E' una bella storia anche questa. Per motivi di ora legale la nostra tv non ha mai dato i « Giochi » in ripresa diretta, ma sempre registrati con ventiquattr'ore di ritardo. Risultato: chi può li vede alla tv svizzera. Così ieri, per il pubblico dell'Italia del Nord, la trasmissione dei « Giochi » era una replica. Qui si sapeva già tutto: la partenza incerta di Acqui Terme, la sua rimonta tenace, la sua vittoria finale a pari merito con gli inglesi, il tutto sotto una pioggia torrenziale, con il discreto e arguto commentatore elvetico che diceva: « Peccato... quando ì "Giochi" si fanno in Svizzera, piove sempre..., anche l'anno scorso, a Bellinzona, un diluvio... ». Sulla trasmissione c'è poco da dire. Gran cagnara, prove inverosimili (eppure, regolarmente, sui venerabili modelli della corsa nei sacchi o dell'albero della cuccagna...), qualche pausa dovuta alla complessità dell'organizzazione: è un sollazzo che piace (ha un indice di gradimento alle stelle) e che annovera tra gli spettatori più assidui torme di bambini. Nel telegiornale rilevante intervista, a Roma, ad Alessandro Panagulis che ha parlato del presente e del futuro della Grecia e della propria personale situazione. Alla radio citiamo (« secondo » ore 15) per Le interviste impossibili un gustoso « incontro » di Italo Calvino con l'uomo di Neanderthal. u. bz.

Luoghi citati: Acqui Terme, Grecia, Italia, Roma, Svizzera