Il Festival di Sant'Arcangelo

Il Festival di Sant'Arcangelo Il Festival di Sant'Arcangelo Burattini e politica "Woyzeck" di Buchner in piazza con il "Gruppoteatro" (Dal nostro inviato speciale) Sant'Arcangelo, 25 luglio. Arroccato nelle sue piazzette e nei suoi cortili, il Festival Internazionale del teatro in piazza continua a macinare i suoi 38 spettacoli, mentre a 7 chilometri, sull'Adriatico, bar, cinema, sale da ballo ed altri luoghi di frivolo divertimento si riempiono di gente in vacanza anche con il cervello. E tuttavia, anche da Rimini e da altre spiagge molti salgono ogni sera quassù, affollano 10 sferisterio, si raccolgono intorno al cipresso di piazza Monache o sotto la torre di piazza Galassi o davanti ai tre alberelli che fanno da palcoscenico alla terrazza dei Signori. Sono 1500-2000 persone che per due settimane, dal 16 al 28 luglio, si arrampicano da un luogo all'altro per tortuose stradine e gradinate in cerca della rappresentazione che hanno scelto. Ieri sera, ad esempio, l'alternativa era fra tre di una quindicina di compagnie e complessi che prendono parte a questa i' edizione del Festival: la torinese «Armata Brancagalli» con Pugacev di Esenin, il «Teatroimmagine» di Milano con Homunculus-Faust e la cooperativa «Gruppoteatro» di Roma con Woyzeck di Buchner. Ma la scelta non era necessariamente esclusiva perché ogni spettacolo viene replicato per due ed anche per tre sere. Per conto nostro, poiché di Pugacev, che Franco Branciaroli e i suoi compagni recitano tra salti mortali e capriole sul tappeto elastico, il nostro giornale ha già avuto modo di occuparsi in occasione della rassegna di Chieri, abbiamo preferito Woyzeck, anche se non era proprio una novità, sia perché è uno dei tanti Woyzeck che da qualche anno si rovesciano sulle nostre scene di avanguardia, sia perché 11 «Gruppoteatro» lo aveva già presentato nel 1969. Ma la nuova edizione è abbastanza diversa dalla precedente, avendo la compagnia imboccato anch'essa nel frattempo la strada oggi battuta da gran parte della sperimentazione teatrale, del ricupero della tradizione popolare. E quale teatro è più popolare di quello dei burattini? Infatti Gianfranco Mazzoni, re¬ gista e protagonista dello spettacolo, trasforma il palcoscenico in una baracca dei burattini dove gli attori, visibili soltanto dalla vita in su, recitano con gesti e movimenti fantocceschi, come se fossero appesi a fili nascosti manovrati da quel burattinaio feroce che può essere il fato ma è anche, e con maggiore probabilità, la società degli oppressori e degli sfruttatori. E' la concezione di Woyzeck che il povero soldato esprime in una battuta ormai famosa: «Gente come noi è sempre disgraziata in questo e nell'altro mondo, e credo che se mai salissimo in cielo dovremmo dare una mano a fare i tuoni». Questa rassegnata filosofia è del testo, ma non dello spettacolo, che anzi reagisce ad essa con i modi del teatro epico sia introducendo la voce critica di un «matto» che stornella i suoi commenti sulla vicenda, sia con l'uso di cartelli per indicare i luoghi di essa, sia, alla fine, con un canto di ammonimento e di ribellione che tutti gli attori, togliendosi brechtianamente la maschera, intonano in coro. Certo, questo potrebbe sembrare un momento di facile retorica, ma l'impressione è smorzata e anche dispersa dal rigore e dalla bellezza di una rappresentazione che non cede mai all'effetto né sollecita in modo volgare i consensi degli spettatori. Se questo è teatro politico lo è nel senso migliore dell'espressione, come d'altronde quasi tutte le manifestazioni di un festival che, nato per la coraggiosa iniziativa del suo attuale direttore artistico, Piero Patino, in una città di settemila abitanti amministrata dalle sinistre, e sostenuto da quest'anno, con un bilancio di 40-50 milioni, da un consorzio di Comuni e di amministrazioni di sinistra, si è dato l'impostazione ideologica che si doveva dare, ma cerca e accetta spettacoli che, oltre a concordare con quella, siano anzitutto artisticamente validi. Per avere la conferma, basta un'occhiata al cartellone: con una compagnia sovietica di danze folcloristiche, l'orchestra del Comunale di Bologna e complessi di jazz e di musica classica, si sono fino¬ ra avvicendati, fra gli altri, il «Camion» di Quartucci, il Collettivo femminista della Maddalena, che ha ottenuto un grandissimo successo, e «Teatro-insieme » con II Negro mante ariostesco. Sono annunciati il Club Teatro di Roma, la compagnia dei Mutamenti di Milano, il gruppo napoletano degli Ipocriti con una pulcinellata di Petito ed altri ancora. Il festival si concluderà domenica con una serata in onore di Pablo Neruda e di omaggio alla lotta per la libertà del Cile. Alberto Blandi

Luoghi citati: Bologna, Chieri, Cile, Milano, Rimini, Roma, Sant'arcangelo