La crisi cipriota fatale alla Giunta di Ennio Caretto

La crisi cipriota fatale alla Giunta La crisi cipriota fatale alla Giunta (Dal nostro inviato speciale) Atene, 23 luglio. L'ex premier Constantin Karamanlis, il leader della destra storica, è stato oggi incaricato, ed ha accettato di formare il nuovo governo greco, su invito del capo dello Stato, il generale Fedone Gizikis. Egli ha lasciato stasera Parigi, dove si trovava da tempo in esilio, annunciando un gabinetto di unità nazionale: le consultazioni con i principali esponenti della vita politica ateniese, soffocata dai colonnelli dopo il « golpe » del '67, incominceranno in nottata. Non si esclude neppure un ritorno in Grecia del re Costantino, che da Surrey, in Inghilterra, dove attualmente si trova, ha però rifiutato commenti. Per le strade di Atene e davanti al palazzo presidenziale la folla esulta, al grido di « Unità e democrazia », mentre si preparano imponenti manifestazioni. Nel cuore dei greci, e di tutti gli europei, si agitano questa sera interrogativi insieme di giubilo e di angoscia. E' questa la fine della giunta militare? Si sta creando un'alternativa alla « rivoluzione » di aprile? Il ritorno della destra nazionale alla guida della nazione è il preludio a quello dei diritti democratici? Durerà il potere civile? L'annuncio dei grandi mutamenti è venuto da Gizikis. Il pres'dente della Repubblica ha convocato stamane, presto, i leaders dei partiti politici, per la prima volta dalla caduta di Papadopoulos dello scorso novembre. C'erano il settantaduenne Canellopulos, dell'Unione radicale (conservatori), e il settantacinquenne Stefanopulos (centrista), entrambi ex premiers. C'erano gli ex ministri Mavros e Garoufalis, il primo rilasciato di recente dalla famigerata isolu-prigione di Iaros. C'erano Averof, il più insigne diplomatico del Paese, e altri, anche su posizioni di opposizione assai dura. I colloqui sono stati lunghi e intensi. Alla fine, la notizia: il governo-timbro di Androutsopulos, cosiddetto per l'indifferenza con cui ha sempre avallato le decisioni dei colonnelli, si è dimesso, si cerca di costruirne un altro nell'arco costituzionale. In un baleno, la voce si è sparsa per Atene e la folla ha invaso il centro. Allo scoramento dei giorni scorsi, alla paura della guerra con la Turchia, all'incubo del colpo di Stato è subentrata la speranza. Questa sera, dopo le venti, quello che fino a ieri pareva un sogno ha ricevuto la conferma ufficiale. In un comunicato, Gizikis ha reso pubblico il suo invito e il rientro in patria di Karamanlis. Contemporaneamente, da Nicosia s'è avuto sentore di un evento altrettanto impor-1 tante. Il proconsole della giunta, Nikos Sampson, l'exterrorista dell'Eoka che su istigazione di Atene aveva spodestato l'arcivescovo Makarios, s'è dimesso a sua volta. Al suo posto, è stato nominato presidente il leader del Parlamento Glafcos Clerides, uno dei più intimi collaboratori dell'etnarca, capo del maggiore partito dell'isola, negoziatore dei passati accordi con la comunità turca. Si sono cosi rafforzate le prospettive di pace nel Mediterraneo sud-orientale, e di successo delle trattative che stanno per incominciare a Ginevra. Né il cambio della guardia ad Atene, qualsiasi sia la sua portata, né quello a Nicosia giungono inattesi: me ne avevano già parlato la scorsa settimana, sia in Grecia sia a Cipro, gli uomini politici più preparati. E' anche chiaro che i due eventi sono collegati, e che dietro di essi si nasconde l'influenza di Kissinger. Proprio questi particolari fanno però pensare che si tratti di svolte decisive, e non soltanto di rimedi disperati per salvare situazioni, strategie e uomini compromessi. Mancano ancora i particolari su questa giornata della verità ad Atene e Nicosia. Essa è però in primo luogo il contraccolpo del « golps cipriota » di otto giorni fa e dell'invasione turca dello scorso week-end. In secondo luogo, è l'effetto di sette anni di immobilismo, cecità, violenza dei colonnelli, sempre più isolati dalla popolazione, sempre più impotenti a risolvere i problemi nazionali. Infine, è una conseguenza della resistenza interna e delle pressioni internazionali, le stesse che si sono fatte sentire in Portogallo e si stanno facendo sentire in Spagna. Fin dal principio s'era sospettato che Cipro potrebbe essere l'Angola della giunta: ferse le è stata og3i. Ieri, Atene veniva messa a rumore: si riteneva possibile una marcia del generale Davos, esponente degli interessi del Nord, comandante della terza armata, quella motocorazzata, da Salonicco, oppure il richiamo di Papadopou'os, il protodespota, rivelatosi capace, un anno fa, di qualche tentativo di liberalizzazione del regime. La vicenda odierna è molto più rassicurante. Nella sua conferenza stampa a Washington, Kissinger aveva predetto con un giorno di anticipo la consegna della bandiera. Segno della sua longa manus, ma anche della sua sensibilità politica. Il segretario di Stato americano Ennio Caretto (Continua a pagina 2 in quarta colonna) Beirut. Turisti americani evacuati da Cipro, sbarcano da una portaerei (telefoto Upi)

Persone citate: Constantin Karamanlis, Fedone Gizikis, Glafcos Clerides, Karamanlis, Kissinger, Nikos Sampson, Papadopoulos