Ha perso sicurezza il leader della maggioranza silenziosa

Ha perso sicurezza il leader della maggioranza silenziosa Dopo il primo interrogatorio di ieri a Brescia Ha perso sicurezza il leader della maggioranza silenziosa Pare che il legale milanese sia scoppiato in lacrime durante il colloquio con gli inquirenti - Continua a smentire qualsiasi rapporto con i neofascisti di Fumagalli S'incontrò con i 4 fascisti che andavano al campo paramilitare? (Dal nostro inviato speciale) Brescia, 22 luglio. Quando lo arrestarono, venerdì scorso. Adamo Degli Occhi levò due dita in un gesto che lasciò sbigottiti persino .gli agenti di custodia del carcere di Canton Mombello. Forse voleva significare quel «Vinceremo» che la retorica nera ha consegnato alla storia, con tutte le tragedie che ne sono derivate. Ma ieri mattina, durante il primo interrogatorio davanti ai magistrati bresciani, l'esponente della «maggioranza silenziosa» appariva un altro uomo, a quanto raccontano: pare che il legale milanese sia scoppiato in lacrime al cospetto degli inquirenti. Sull'esito del drammatico colloquio, naturalmente, il riserbo è rigoroso. Secondo alcune indiscrezioni, Adamo Degli Occhi nega tutto, si mostra vittima di una serie di equivoci, di sospetti infondati. Per la prima volta, dopo la notifica del mandato di cattura, l'avvocato della «maggioranza silenziosa» si è trovato di fronte alla fila pesantissima di contestazioni: attentato alla Costituzione, devastazione e saccheggio, guerra civile, tentata strage, cospirazione politica mediante associazione. Accuse che portano con sé la prospettiva dell'ergastolo. Che cosa ha risposto, Adamo Degli Occhi, alla serie di domande cui l'hanno sottoposto il giudice istruttore Giovanni Arcai e il pubblico ministero Francesco Trovato? Difficile sapere qualcosa di preciso. Ma attraverso le indiscrezioni si può raccogliere qualche brano del lungo, concitato discorso. Tra l'altro, si sarebbe trattato di rievocare una visita al legale milanese da parte dei componenti quel drappello fascista che fu protagonista della tragica sparatoria al campo militare di Piano del Raschio, nei pressi di Rieti: erano Giancarlo Esposti, Alessandro D'Intmo, Salvatore Vivirito e Alessandro Danieletti, accompagnati da quel Gianni Colombo che ora fa parte della lunga lista degli arrestati. Pare che Adamo Degli Occhi non abbia smentito quel¬ l'incontro, ma avrebbe sostenuto di non aver aderito a certe perentorie richieste dei quattro squadristi. Che cosa volevano Esposti, D'Intino, Vivirito e Danieletti? Consigli e denaro, secondo quanto si racconta. E uno di loro avrebbe gettato là una domanda secca: «Dove sono i soldi di Fumagalli?». A questo punto il rappresentante della «maggioranza silenziosa» afferma di essere addirittura caduto dalle nuvole. «Io non ne so niente. Di che soldi andate parlando?». E sarebbe rimasto inflessibile anche di fronte alle repliche minacciose del gruppetto di neofascisti, che pretendeva comunque dal legale milanese un consistente esborso di denaro. Insomma, secondo le dichiarazioni di Adamo Degli Occhi, i componenti il «commando nero» se ne sarebbero andati senza alcun consiglio a tasche vuote. Evidentemente, Degli Occhi cerca disperatamente di scrollarsi di dosso l'accusa di essere stato uno dei finanziatori delle trame sovversive tessute da Carlo Fumagalli e dalla schiera dei suoi camerati, di aver aperto il cassetto per distribuire fondi ai D'Intino e ai Vivirito. Fondi che, ormai, si sa bene a che cosa sarebbero serviti. Durante l'interrogatorio di ieri, si sarebbe parlato anche di un assegno che sarebbe stato firmato da Adamo Degli Occhi a favore di Gianni Colombo e poi girato a Giancarlo Esposti. Ma il legale milanese nega recisamente anche questo addebito. Adamo Degli Ochhi, dunque, respinge qualsiasi contestazione: niente denaro ai fascisti, nessun assegno. In ogni caso, gli resterebbe da spiegare come mai andò a far visita proprio a lui quel manipolo di fascisti che, dopo l'arresto di Carlo Fumagalli, sarebbe partito per allestire un campo militare al Piano del Rascino. Si sa che Alessandro D'Intino fu cliente, in senso legale, dell'avvocato milanese: Degli Occhi difese questo avanguardista al processo che si tenne qui a Brescia per la bomba che aveva devastato la sede della federazione sociali¬ sta. Lo definì «una vittima delle circostame», «un ragazzo da sottrarre al carcere». Il legale milanese e il giovane neofascista si conoscevano dunque da parecchio tempo. Ma gli altri, per quale motivo andarono difilati ad esporre in modo sbrigativo le loro richieste al notissimo esponente della «maggioranza silenziosa»? Parecchie domande, su questa sconvolgente vicenda, restano ancora senza risposta. Gli inquirenti, evidentemente, stanno cercando di ricomporre la trama dei finanziamenti che avrebbero dovuto consentire alle «Squadre di Azione Mussolini» di Carlo Fumagalli di preparare quella catena di assalti terroristici che era nei piani per l'avvento di una nera «repubblica presidenziale». I magistrati e gli uomini del nucleo investigativo dei carabinieri tentano di scoprire chi sta sui gradini più alti della gerarchia dei terroristi fascisti. Probabilmente, Adamo Degli Occhi dovrà affrontare altri lunghi interrogatori nel carcere di Canton Mombello. Ripete che lui ha sempre fatto l'avvocato e basta. Fra l'altro, era il legale del generale della riserva Francesco Nardella, tuttora ricercato per l'inchiesta sull'organizzazione sovversiva «Rosa dei venti». Adamo Degli Occhi aveva, però, anche altri impegni: quelli della «maggioranza silanziosa». Camminava in testa al corteo avviluppato nella bandiera tricolore. Che cosa c'era dietro questo inquietante personaggio? Giuliano Marchesini colazione rifugiandosi in Svizzera. Secondo gli inquirenti, comunque, questa attività di trafficante di armi del Bertoli può essere definita «artigianale» e al momento non esistono prove che il terrorista di via Fatebenefratelli fosse in contatto con l'organizzazione internazionale di trafficanti d'armi sulle tracce delle quali era il commissario Calabresi quando venne ucciso. E' possibile comunque che il dottor Calabresi, cercando di ricostruire il grosso traffico di armi, abbia trovato tracce del Bertoli e abbia cercato di mettersi in contatto con lui per avere ragguagli sui canali attraverso i quali le armi entravano in Italia.

Luoghi citati: Brescia, Canton Mombello, Italia, Rieti, Svizzera