L'iniziativa americana ed il consenso dei russi

L'iniziativa americana ed il consenso dei russi L'iniziativa americana ed il consenso dei russi (Dal nostro inviato speciale) Londra. 22 luglio. La guerra di Cipro è finita, almeno ufficialmente, e la guerra più grande tra Grecia e Turchia non è cominciata. La diplomazia, questa volta telefonica, di Henry Kissinger ha avuto ancora ragione, almeno a breve termine, mentre erano falliti gli 6forzi inglesi di richiamare Atene e Ankara allo spirito del trattato tripartito. Il negoziato a tre si aprirà domani o mercoledì, non a Londra, ma a Ginevra: perché così ha preferito la Grecia, che probabilmente teme l'ostilità dell'opinione pubblica britannica, e la Turchia non ha avuto nulla da obiettare; ma sembra che lo stesso Callaghan non abbia insistito per Londra, forse perché sia lui che Wilson vedono con sempre minor favore le responsabilità britanniche e i pericoli di coinvolgimento in crisi lontane. E i russi? Nell'insieme essi sono stati ai patti, ai patti con l'America. Non hanno contrastato, né all'Onu né altrove, gli sforzi di Kissinger di mettere pace o di impedire la guerra tra due alleati della Nato. La stessa discrezione esigeranno dagli Stati Uniti quando una crisi esploderà nell'«area sovietica», e del resto l'hanno già avuta in passato. Obiettivamente, essi avrebbero tratto vantaggio da un conflitto greco-turco, che avrebbe significato lo sfaldamento del fianco Sud della Nato e, potenzialmente, l'attrazione della Turchia, da essi «protetta», in un'area neutrale. Ora il loro margine di manovra sembra ridotto: i loro interessi e quelli turchi a questo punto potranno divergere, anche radicalmente, perché Ankara non esclude un rilancio della tesi delle due Cipro, una greca e una turca, e ciò vorrebbe dire la fine della neutralità dell'isola, il suo passaggio, attraverso la Grecia e attraverso la Turchia, nell'area della Nato. E' verosimile che i sovietici concentrino ora i propri sforzi nell'impedire questo particolare esito del negoziato; ma potranno farlo, paradossalmente, solo attraverso l'America. Formalmente, tuttavia, né Russia né America parteciperanno al negoziato. L'inglese Callaghan se il livello sarà come sembra quello dei ministri degli Esteri, avrà di fronte i colleghi greco e turco, insieme o forse, per cominciare, uno per volta. Ma dietro Callaghan ci sarà Kissinger, col quale, del resto, il capo del Foreign Office è stato costantemente in contatto durante tutta la crisi. Le posizioni di partenza, più che note, sono intuibili, mentre ancora si cerca che il «cessate il fuoco» diventi operante e complicazioni di qualche genere non rilancino una guerra diffusa. I turchi, per bocca di Ecevit, il primo ministro, si dicono convinti di avere ottenuto una grande vittoria. Da un punto di vista militare, ciò appare eccessivo: al momento del «cessate il fuoco» ufficiale, la città di Kyrenia sembrava ancora controllata, almeno in parte, dai greco-ciprioti, e così Nicosia, anzi in maggiore misura. La resistenza greca è stata tremenda, pari almeno alla rabbia dell'attacco. Ciò che i turchi sicuramente controllano è la strada da Nicosia a Kyrenia, cioè tra la capitale e il mare, e in più un'area adiacente. Ma è probabile che proprio questo fosse l'obiettivo essenziale dell'invasione. Forte di questo pegno, il governo di Ankara vorrebbe ora la partenza degli ufficiali greci che hanno rovesciato Makarios, nel nome, più o meno confessato, dell'Enosis, e la rimozione della giunta di Sampson, l'ex terrorista dell'Eoka: in prospettiva, se dovesse fallire il tentativo di un ritorno concordato alla normalità costituzionale, i turchi si servirebbero del loro pegno strategico, con relativo accesso al mare, per chiedere la spartizione dell'isola. Quanto ai greci, le loro posizioni di partenza sono persino misteriose. Che essi possano chiedere la conferma al potere di Sampson è del tutto da escludere, poiché il colpo di Stato dell'ex terrorista ha rappresentato la scintilla di tutto; né possono rifiutare, ora, la partenza degli ufficiali che hanno partecipato al «golpe». Possono al massimo puntare a un compromesso, che dia il potere di Nicosia a un terzo uomo, poiché per Maka¬ rios nessuno sembra disposto a battersi, non i turchi e neppure, nonostante le parole, gli inglesi, e ancora meno gli americani. Nell'insieme, la posizione greca è la più debole. L'ultimatum alla Turchia è stato un gesto di facciata, di cui Kissinger e Sisco si sono serviti tatticamente: nel tempo delle guerre non dichiarate, quando la strategia consuma i suoi effetti in ore o in minuti, un ultimatum di due giorni è quasi un'offerta di pace. Resta da vedere quali saranno le conseguenze di questa debolezza, che è il riflesso di una serie di errori: conseguenze a Cipro ma, quel che più conta, ad Atene. Aldo Rizzo . Nicosia. Un elicottero turco sorvola una delle zone occupate dai paracadutisti (telefoto Associated Press) I ' 1111111 11 f 1111 t i H ! IM M ! IMI i M111 i 111 ! 111M111 11 ] i 11 j 1111 i ! ì 11HIJ1111 ] 1111111 [ ì 11111:1111111! I ! 11 i M i 11111 i 11M111 ! M M ] 1: 11M11 ! LI II : 111 i 11111 M111 > 1111111111 [ E1 i 1